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Latte importato, Coldiretti: "Fare subito chiarezza"

Torna alla ribalta l'allarme “mozzarelle blu” che aveva riguardato latticini venduti in Italia ma prodotti in Germania dalla società bavarese Milchwerk  Jaeger; purtroppo stavolta la novità è che c’è la firma dell’azienda italiana Granarolo. Due prodotti acquistati in un supermercato torinese hanno assunto la colorazione blu.

"Occorre fare immediatamente chiarezza su quanto latte e derivati sono importati, di quale provenienza, con quali marchi e prodotti vengano immessi sul mercato e su quali relazioni con la società tedesca, responsabile della vicenda delle mozzarelle blu, abbia la Granarolo, società di proprietà della più grande cooperativa del settore lattiero caseario che dovrebbe avere come primo obiettivo la valorizzazione del latte prodotto nelle stalle italiane." Così il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi commenta la notizia riguardante la scoperta di prodotti blu realizzati dall’azienda bolognese.

"Dalle frontiere italiane e lo abbiamo visto recentemente, ricorda il direttore Massimo Albano, passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. In Italia sono arrivati nel 2009 ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 120 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina. Il 68 per cento del latte importato viene da Germania, Francia e Austria, ma è rilevante anche la quota da paesi dell’est come la Polonia (5 per cento), la Lituania (3 per cento), la Slovenia (3 per cento) e l’Ungheria (3 per cento). Si utilizza anche moltissima cagliata congelata (un semilavorato industriale) proveniente da paesi lontani come la Lituania che nel 2009 ha aumentato le importazioni verso il nostro paese del 20 per cento rispetto anno 2008. In Emilia Romagna, continua Albano, vengono importati 10,5 milioni di quintali di latte su una produzione regionale di quasi 18 milioni di quintali; per quanto riguarda la nostra provincia la situazione non è migliore: su un totale di circa duemilioni di quintali di latte, oltre il 20% è importato.

Recentemente la nostra Organizzazione è stata accusata indirettamente attraverso un manifesto pubblicato sui principali quotidiani nazionali di sporcare e rovinare l’immagine del  made in Italy lattiero caseario perché parliamo di latte importato dalle industrie italiane. Penso che i tragici fatti della mozzarella blu Granarolo rispondano in modo esauriente. Sicuramente è più conveniente per i nostri industriali acquistare latte all’estero piuttosto che riconoscere una giusta remunerazione al latte italiano, minando così il futuro del settore lattiero caseario nazionale e del vero Made in Italy agroalimentare." 

E infatti nei giorni scorsi si è rotto il tavolo delle trattative con Assolatte riguardante il rinnovo del prezzo del latte. "Un atteggiamento di chiusura, conclude Bisi, che danneggia sia gli allevatori italiani sia i cittadini consumatori. Il vero Made in Italy è quello che deriva dai prodotti italiani, nati, lavorati e confezionati nel nostro Paese. Non basta mettere una bandiera o un nome italiano per far diventare Made in Italy un prodotto straniero.

Non possiamo più aspettare: è necessario accelerare sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte utilizzato per difendere consumatori e produttori italiani ed evitare effetti generalizzati provocati da specifici allarmi sanitari provenienti dall’estero."

 

 
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