Giusto il tempo per elaborare il lutto per la separazione dall’allenatore Pioli e per il Piace è giunto il momento di lasciarsi anche con il capitano Gigi Riccio.
Citiamo dal sito del Piacenza Calcio: “Dopo sette anni di militanza biancorossa Gigi Riccio lascia Piacenza. Il saluto del capitano a società, tifosi e città. "Spero sia solo un arrivederci". "Sono stati anni indimenticabili con compagni straordinari, allenatori competenti e tifosi splendidi. Ringrazio il Presidente Fabrizio Garilli, la signora Fernanda e l'AD Riccardi. Con loro un rapporto di grande cordialità e di estrema sincerità. Grazie a tutti".
Due addii largamente previsti e che rientrano, anzi ne diventano il simbolo, del programma di ridimensionamento deciso dalla società.
Se per l’allenatore l’accordo si è reso impossibile per la differenza di vedute sul progetto futuro, dal momento che Pioli aspirava a guidare una squadra leggermente più ambiziosa, per il capitano si è trattato di un problema di durata del contratto: annuale l’offerta della società, biennale la richiesta del giocatore.
Ci uniamo al rammarico generale dell’ambiente per la perdita di due grandi sportivi e professionisti seri, ai ringraziamenti per il lavoro svolto e per la dedizione sempre dimostrata, e ai saluti, unendoci all’augurio di Riccio che si tratti solo di un arrivederci. Ai due dovrebbe aggiungersi a breve Passoni, il cui costo è troppo elevato perché possa rimanere nonostante l’ottima stagione.
Come ribadito più volte, il programma di ridimensionamento intrapreso dalla società è del tutto legittimo dal punto imprenditoriale, se si considera appunto il Piace una società come le altre, e nemmeno la più strategica, all’interno di una holding: Garilli ha deciso di non investire più sul marchio Piace, e di utlizzare pertanto per la gestione ordinaria della società solamente quanto incassato da Lega, Tv e mutualità, in una logica di pareggio tra costi e ricavi.
Dal punto di vista imprenditoriale, quindi, nulla da eccepire. Considerato il momento difficile per il calcio italiano, soprattutto per quello cadetto dopo la scissione dalla serie A maturata pochi mesi fa, per permettersi programmi più ambiziosi è necessario o un presidente tifoso, che a fine anno chiuda i buchi di bilancio mettendoci soldi di sua proprietà (è il caso del Mantova, in B), oppure una proprietà che investa denaro credendo in un ritorno futuro, come un qualsiasi investimento, o in un ritorno di immagine (è il caso del Sassuolo, per esempio).
Come scritto più volte, però, il rammarico è davvero grande per almeno tre ragioni:
- Erano sufficienti pochi ritocchi per rendere la squadra, molto positiva e a tratti brillante nel girone di ritorno, competitiva per la prossima stagione e il grado di lottare per la serie A. Un difensore centrale, un ricambio a centrocampo e un centravanti di categoria.
- Il Piace aveva ritrovato l’affetto del suo pubblico e si era ricreato un certo feeling tra i tifosi e la squadra, dopo un lungo periodo di indifferenza.
- Come sostenuto anche da Riccardi, per una volta non perfettamente allineato con la società, era l’anno giusto per provare un investimento sul Piace. Gli effetti della scissione tra Lega A e Lega B si faranno sentire infatti solo tra un paio di anni. Sarebbe stato importante farsi trovare dalla parte giusta nel momento in cui verrà tirata la riga.
Paolo Menzani