Questa mattina si è svolto nella sala del consiglio provinciale si è tenuto il confronto tra i candidati alla presidenza della Provincia e il personale dell'ente. All'incontro hanno partecipato Gianluigi Boiardi, Alberto Squeri e Pietro Tansini. Assenti Massimo Trespidi e Loris Magnani. Ecco le risposte del Presidente Boiardi. (fonte ufficio stampa Boiardi)
Premessa
Dall’anno 2004, anno nel quale sono stato eletto Presidente di questa Provincia, si sono progressivamente irrigidite tutte le regole di funzionamento delle pubbliche amministrazioni: pensiamo ai meccanismi via via più stringenti del patto di stabilità, all’obbligo di riduzione progressiva delle spese di personale, ai vincoli, sempre più rigorosi, riguardanti la possibilità di conferire incarichi esterni, alle norme e ai controlli vieppiù penetranti sulla gestione della contrattazione decentrata.
In questo quadro, la Provincia ha operato in modo coerente e consapevole, razionalizzando le strutture, valorizzando le competenze interne e assicurando un significativo contenimento dei costi di funzionamento.
Ciò è stato possibile grazie alla qualità personale e professionale di coloro che operano, a tutti i livelli, all’interno dell’Ente; senza di loro non si sarebbe riusciti a realizzare l’ambizioso programma di questa Amministrazione, contenendo, contestualmente, i costi di gestione.
Certamente, come in tutte le realtà, ci sono ancora margini di miglioramento, ma mi sento di affermare che in questa Provincia non ci sono le sacche di cronica inefficienza o i fenomeni di fannullonismo che qualcuno, generalizzando, afferma esistano inevitabilmente nelle pubbliche amministrazioni.
Debbo, invece, riconoscere che in questo Ente c’è qualità e disponibilità operativa, che mi hanno consentito, in questi cinque anni, di trovare soluzioni tecniche e dare risposte concrete ai problemi che i cittadini giustamente rappresentano e nei confronti dei quali ho sempre percepito una forte attenzione, pur in un contesto di rigore che ci ha permesso di evitare sprechi di risorse ed energie.
Debbo aggiungere che tali obiettivi sono stati perseguiti anche grazie al costruttivo confronto che si è sviluppato con le rappresentanze sindacali sui vari temi. Ovviamente, non sempre è stato facile arrivare a degli accordi, ma posso affermare serenamente che la discussione è sempre stata seria e propositiva e ha sempre riguardato il merito delle questioni, senza pregiudizi o dietrologie: per questa ragione, ritengo, che il confronto sia stato, per entrambe le parti, utile e proficuo.
1. Quale deve essere, secondo lei, il ruolo delle province e qual è il suo pensiero rispetto alla proposta della loro abolizione?
Sul ruolo delle Province, ho già avuto modo di esprimere più volte il mio pensiero. Ritengo ora, ma ritenevo anche prima, da Sindaco, che esse siano fondamentali per assicurare un riequilibrio di risorse e opportunità, finalizzato ad uno sviluppo armonico delle diverse realtà di un territorio, garantendo una perequazione tra gli ambiti con maggiori possibilità e quelli che, di contro, richiedono maggiore aiuto (per ragioni geomorfologiche, per la composizione demografica, per le disomogenee opportunità di sviluppo sociale ed economico che inevitabilmente caratterizzano le diverse aree di un unico territorio provinciale).
Con questo obiettivo ho operato negli anni del mio mandato e per questo credo al ruolo imprescindibile di un Ente come la Provincia.
2. Cosa ne pensa dell'esternalizzazione dei servizi della PA in generale e in particolare con riguardo alla Provincia?
Per le ragioni che dicevo prima, sulla qualità delle persone che operano all’interno dell’Ente, non ho mai ritenuto che l’esternalizzazione di servizi potesse garantire minori costi e migliori prestazioni per i cittadini (come qualcuno ancora ritiene). In questo senso mi sono mosso in questi cinque anni: cercando di razionalizzare e valorizzare al meglio le competenze e le risorse interne, affinché fosse possibile rispondere direttamente alle esigenze dei cittadini, con costi accettabili e sicuramente in linea con quelli del privato, ma, soprattutto, facendo sì che ciascuno di questi cittadini potesse avere un interlocutore pubblico, con nome, cognome e un livello certo di responsabilità sulla materia di interesse (e non un interlocutore privato, inevitabilmente portato a scaricare le responsabilità di eventuali inefficienze, in modo generico e indifferenziato, sulla pubblica amministrazione).
Questa necessità di assicurare la chiara individuazione delle responsabilità, ci ha condotto ad acquisire, in taluni casi, servizi da parte di soggetti esterni, ma solo quando si è ritenuto che ciò potesse essere conveniente o inevitabile (per la particolare specializzazione dell’attività richiesta, per la temporaneità o specificità dell’esigenza…) e sempre mantenendo la diretta competenza gestionale di dette funzioni, per le quali qualunque decisione rivolta ai cittadini è sempre rimasta in capo alla Provincia.
3. Cosa si propone di fare per risolvere il problema dei precari della Provincia di Piacenza?
Grazie al corretto operato di questi anni, la Provincia di Piacenza (unica in Regione), ai sensi della vigente normativa, non ha alle proprie dipendenze precari con i requisiti per la stabilizzazione. In particolare, questa Provincia ha un limitatissimo numero di contratti a tempo determinato (8 attualmente, la grande parte in scadenza con il mio mandato) e nessun contratto di co.co.co. (già dalla fine del 2006, in ossequio alle disposizioni di legge allora emanate). Con i diversi piani occupazionali, infatti, pur con il rigore dettato dall'obbligo di riduzione della spesa di personale – sempre rispettato in questi anni – si è conseguito un buon livello di copertura dei reali e stabili bisogni professionali dell'Ente e ciò, mediante assunzioni con contratto a tempo indeterminato, a seguito di concorsi pubblici.
Ovviamente, anche per il futuro sarà necessario valutare, con rigore e oculatezza, i fabbisogni di personale, tenendo conto delle cessazioni/pensionamenti e delle eventuali esigenze per nuovi servizi, attività o funzioni, che dovranno essere coerenti con i programmi e le strategie dell'Amministrazione. In quella sede, anche attraverso il confronto con le rappresentanze sindacali, si potranno prefigurare le opportunità assunzionali per questo Ente, senza però creare illusioni o aspettative, ma cercando di ponderare i reali, concreti e stabili bisogni dell'organizzazione con l'esigenza di conseguire sempre migliori livelli di efficienza.
4. Come intende organizzare (o riorganizzare) la macrostruttura dell'Ente?
Nel 2005, poco dopo il mio insediamento come Presidente, ho deciso un intervento di ridefinizione della struttura organizzativa dell'Ente, senza stravolgimenti rispetto al passato, ma cercando di renderla il più possibile funzionale alla realizzazione del programma di governo. Ad ogni inizio legislatura, non per rispettare un rito, ma per una esigenza di concreta funzionalità, è giusto fare una verifica approfondita sull'adeguatezza dell'organizzazione in riferimento alla realizzazione del programma. Sono, peraltro, fermamente convinto che si debba profittare delle esperienze precedenti – soprattutto nei casi in cui, come il nostro, le cose hanno ben funzionato – per effettuare quegli adeguamenti che consentano il continuo miglioramento dell'attività e della sua efficacia.
5. quali settori/servizi della Provincia di Piacenza ritiene strategici in relazione al suo programma elettorale?
Tutti i settori di attività dell'Ente devono essere efficienti, perché tutte le funzioni sono strategiche per la realizzazione del mio programma.
Potrà accadere che, in un determinato periodo sia preponderante l'attività di alcuni settori rispetto ad altri, ma nel complesso tutti saranno chiamati ad operare in modo significativo e determinante.
6. La mobilità interna del personale dell'Amministrazione Provinciale: è favorevole ad accoglierla? Il suo parere su quali presupposti si fonda?
La mobilità interna deve essere finalizzata al buon funzionamento dell'Ente, per garantire la flessibilità necessaria e far fronte a sopravvenute esigenze o a modifiche organizzative, utili agli obiettivi dell'Amministrazione.
Mi interessa sottolineare che essa va gestita tenendo conto, per quanto possibile, delle caratteristiche professionali e della disponibilità delle persone.
Contemperando questi due aspetti è, a mio parere, possibile garantire quella rotazione di ruoli e funzioni utili sia per l'organizzazione che per lo sviluppo delle competenze individuali.
7. Aumento del valore dei buoni pasto: qual è il suo impegno?
Sull'adeguamento del valore dei buoni pasto, la mia Giunta ha già assunto un chiaro indirizzo, sulla base della proposta scaturita durante gli incontri sindacali, ma consegnando, per ragioni di correttezza istituzionale, la decisione finale all'Amministrazione che si costituirà a seguito delle elezioni. Come indicato nel relativo verbale n. 1/2009, ritengo corretto e adeguato un aumento di 1 €, che si giustifica sia con il tasso programmato di inflazione sul quale saranno rinnovati i contratti di lavoro, sia perché il valore attuale (10 €) è al di sotto della media delle altre province della regione e molto al di sotto del valore del buono pasto dei dipendenti regionali, ma anche e soprattutto per compensare il maggior impegno dei dipendenti chiamati a sostituire, nei pomeriggi, i loro colleghi con contratto part time, tenuto conto che i risparmi derivanti da detti part time non sono più utilizzabili per incrementare i fondi di produttività. Per questa ultima ragione, ritengo corretto che l'incremento riguardi tutti i dipendenti, con esclusione dei dirigenti e delle posizioni organizzative, chiamati, per la natura del loro contratto, ad assicurare comunque la propria presenza per ogni esigenza dell'Amministrazione.