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Ruggine la causa del crollo? I primi esami della Procura di Lodi
  

Ruggine la causa del crollo per i periti di Lodi

La ruggine formatasi negli ultimi decenni anni potrebbe aver favorito, se non aver direttamente causato, il crollo del ponte sul Po. Sarebbe questa la prima ipotesi emersa dagli esami compiuti dai periti nominati dalla Procura di Lodi, che si sta occupando di capire le cause del disastro. La ruggine avrebbe interessato in modo completo la struttura portante del viadotto.

L'intervento di Reggi dopo l'audizione dell'Anas a Roma: "Ponte di barche subito, quindi ricostruzione totale della struttura"

“Anzichè polemizzare con il sottoscritto, il presidente Pietro Ciucci dovrebbe spiegare, ai cittadini e agli amministratori locali dei territori coinvolti, perchè Anas ha impiegato quasi otto anni, subito dopo la piena straordinaria del 2000,  a far partire i lavori di manutenzione straordinaria al ponte della Ss. 9 sul fiume Po, nonostante le ripetute segnalazioni – basate sulle relazioni tecniche di ingegneri specializzati – riguardanti la necessità di intervenire sulla struttura”: il sindaco di Piacenza Roberto Reggi commenta così, con amarezza, le dichiarazioni rilasciate oggi dal presidente di Anas, in seguito all’audizione presso la Commissione “Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici” della Camera dei Deputati.
“La documentazione che ho presentato nei giorni scorsi ai Carabinieri – prosegue Reggi – è basata non su una mia opinione personale, bensì sull’analisi di esperti del settore, e altro non fa che confermare le inadempienze e l’indifferenza del gestore della rete stradale, che già dopo le piene del 1994 e del 2000, responsabili in buona misura dell’ammaloramento del ponte, avrebbe dovuto avviare con sollecitudine i lavori. Ancora una volta, voglio chiedere al presidente Ciucci perchè questo non sia stato fatto, così come vorrei sapere, a nome dei tanti cittadini che vivono oggi sulla loro pelle i disagi conseguenti al crollo, che fine ha fatto la convenzione per la realizzazione del secondo ponte sul Po, firmata da Anas nel 2003 insieme agli enti locali e alle due Regioni, Emilia Romagna e Lombardia. Perchè, anzichè soffermarsi sui rapporti con il sindaco di Piacenza, il presidente di Anas non risponde a queste domande?”.
In merito alle due ipotesi prospettate di fronte all’ottava Commissione della Camera, ovvero la ricostruzione della campata crollata e la riedificazione completa del vecchio ponte, il sindaco Reggi ritiene auspicabile la seconda, soluzione, purchè, sottolinea, “non sia un mero alibi per evitare di affrontare la questione definitiva, vale a dire la realizzazione di un secondo, nuovo ponte sul fiume Po. Questa, oltre al ripristino del ponte storico, è la vera risposta alle esigenze del nostro territorio, perchè non possiamo più accettare che il traffico pesante attraversi la città ogni volta che si verifica (e accade purtroppo molto spesso) la chiusura dell’autostrada; il ponte storico della via Emilia, lo ribadisco, deve essere riservato al traffico leggero”.
Il primo cittadino sottolinea inoltre la priorità di un intervento mirato a contenere, concretamente, i disagi per la collettività in seguito al crollo: “Un ponte di barche – spiega Reggi – sarebbe lo strumento più idoneo, al momento, per favorire il trasporto pubblico locale e il transito di pendolari e servizi commerciali, ma dev’essere Anas, in virtù delle responsabilità che le competono, a farsene carico. Non occorre certo aspettare l’esito delle indagini in corso – conclude il sindaco – per avvalorare la percezione di incuria, degrado e abbandono che da anni i cittadini, gli amministratori locali e i tecnici del settore denunciano, e che ha portato al crollo della struttura. Al presidente Ciucci chiedo, oggi, la serietà di una replica su questi temi, e non una mera, insufficiente risposta in termini polemici o personali”.

Il presidente dell'Anas Pietro Ciucci: due possibilità per il ponte

Il Presidente dell’Anas Pietro Ciucci oggi è stato ricevuto dall’VIII Commissione della Camera dei Deputati “Ambiente, territorio e lavori pubblici”. Per ripristinare il ponte sul Po che collega l'Emilia alla Lombardia crollato il 30 aprile scorso, l'Anas ha pronto un progetto che consentirebbe di ricostruire un nuovo ponte, che sarebbe pronto nel luglio del prossimo anno. Lo ha annunciato il presidente dell'Anas, Pietro Ciucci, che è intervenuto sulla questione in un'audizione alla commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera.

Due sono le soluzioni possibili, secondo l'Anas: un intervento tampone, per ricostruire la sola campata crollata, che richiederebbe 10 mesi di lavori e meno di 5 milioni di euro; e un intervento di integrale rifacimento del ponte, con tempi stimati in 14 mesi e un costo ''significativamente maggiore, di 30-40 milioni di euro'', ha spiegato Ciucci, precisando che l'Anas propende per questa seconda soluzione.

Il prossimo 18 maggio presso la Prefettura di Piacenza è stata indetta una riunione, alla quale prenderà parte lo stesso Ciucci, e le motivazioni saranno sottoposte alle valutazioni del Ministero delle Infrastrutture nonché alle autorità competenti sul territorio per le necessarie condivisioni.

“Circa le variegate ipotesi avanzate da più parti sulle possibili cause del crollo – ha affermato Pietro Ciucci -, si ritiene doveroso attendere le risultanze delle indagini già avviate dalla Magistratura per accertare la verità dei fatti, riconoscendone l’esclusiva competenza di giudizio sulla vicenda; ciò nella convinzione della professionalità e della correttezza dei comportamenti dei dipendenti Anas, ai quali si esprime la piena solidarietà”.

L'intervento di Tommaso Foti (Pdl) :

"Non si tratta di un nuovo ponte, ma di un ponte nuovo. Si procederà alla sostituzione della struttura portante in alluminio, e al riattamento delle pile nel tratto che conduce a Piacenza. Il costo dell'intervento - spiega il parlamentare Pdl Tommaso Foti - sarà sostenuto interamente da Anas. Sia io che l'onorevole Massimo Polledri (Lega) riteniamo che questa sia la soluzione migliore per il breve periodo. Sul lungo periodo invece è necessario procedere alla realizzazione del nuovo ponte parallelo lungo l'autostrada: chiederemo che nel nuovo contratto di servizio con Anas sia inserita quest'opera".

Ecco le dichiarazioni del presidente Anas Pietro Ciucci riprese dall'Ansa

PONTE PO CROLLATO:CIUCCI (ANAS),NESSUN NESSO CON MANUTENZIONE
ROMA, 14 MAG - Non c'e' ''nessun collegamento'' tra 
il crollo del ponte sul Po avvenuto il 30 aprile scorso e i
lavori di manutenzione straordinaria che l'Anas stava conducendo 
sulla struttura. Lo ha detto il presidente dell'Anas, Pietro
Ciucci, durante un'audizione alla commissione Ambiente e lavori 
pubblici della Camera, sottolineando che ''non c'era nessun
segnale preventivo che potesse consentire di dire che il ponte 
stava per crollare''. ''Non c'e' nessun collegamento tra i lavori che noi stavamo 
facendo e quello che e' accaduto'', ha detto Ciucci, aggiungendo
che ci sono alcuni ''fatti oggettivi'': il punto in cui la 
campata ha ceduto, in coincidenza con il punto 'geber'; il fatto
che era in corso ''un fenomeno straordinario di piena del Po''; 
e il fatto che l'argine golenale ha ceduto in piu' punti. ''Come
questi tre elementi sono tra loro correlati e hanno interagito, 
aspettiamo ancora un attimo a vedere e aspettiamo anche cosa la
magistratura accerta'', ha detto il presidente dell'Anas.   
 
PONTE PO CROLLATO: ANAS, NESSUNA SEGNALAZIONE PERICOLO CROLLO
ROMA, 14 MAG - L'Anas non ha ricevuto ''nessuna 
segnalazione di pericolo di crollo'' relativamente al ponte sul
Po che collega l'Emilia Romagna alla Lombardia poi invece 
crollato il 30 aprile scorso. Lo ha detto il presidente
dell'Anas, Pietro Ciucci, a margine di un'audizione alla 
commissione Ambiente e lavori pubblici della Camera, commentando
le affermazioni del sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, che ieri 
ha denunciato alla stampa che il Comune si e' rivolto per 18
volte all'Anas segnalando che il ponte era malandato.
   ''Noi abbiamo agli atti una corrispondenza di 18 o piu'
lettere di indicazioni che nulla avevano a che vedere con la 
sicurezza del ponte, ma riguardavano la viabilita' e i limiti al
traffico per i lavori che stavamo facendo'', ha detto Ciucci, 
aggiungendo che peraltro ''sarebbe una strana autoaccusa del
sindaco'': perche' ''se avesse avuto il ragionevole dubbio di un 
pericolo avrebbe direttamente preso dei provvedimenti di
sicurezza'', ha aggiunto Ciucci, secondo il quale il sindaco, 
con un'ordinanza, avrebbe infatti potuto chiudere la
transitabilita' sul ponte. Il presidente dell'Anas ha comunque sottolineato di aver
sentito questa mattina il sindaco di Piacenza e che tra di loro 
''non c'e' nessuna polemica''. ''Noi - ha aggiunto - vogliamo
collaborare con le istituzioni sul territorio per ridurre 
ulteriormente i problemi per i cittadini e arrivare rapidamente
alla riapertura del ponte''.
 

La relazione tecnica presentata da Ciucci in commissione IL TESTO

Strada statale 9 “Via Emilia”
Crollo del Ponte sul fiume Po occorso in data 30 aprile 2009


Audizione del Presidente dell’Anas Pietro Ciucci
1. Descrizione dell’opera – Cenni storici
Il ponte sul Po lungo la strada statale 9 fu realizzato tra il 1946 ed il 1948 dalla Società Nazionale Officine di Savigliano, per conto dell’ANAS, sulle rovine del vecchio manufatto bombardato nel 1944 durante gli eventi bellici.
Il ponte, ubicato alla periferia nord di Piacenza, sovrappassa il fiume Po  al km 262+387 della statale n. 9 “Via Emilia”, attraversando il confine regionale tra l’Emilia e la Lombardia. L’opera è costituita da tre parti principali che si differenziano per tipologia ed ubicazione:
ƒ{ viadotto di accesso (riva lombarda): si sviluppa completamente in golena ed è costituito da 13 campate continue, con luce di circa 15 metri, per una lunghezza complessiva di poco superiore ai 200 metri. L’impalcato della larghezza di 11,40 metri, compresi i marciapiedi, è costituito da 4 travi e soletta superiore  in cemento armato ordinario, poggiante su pile e spalle in muratura e/o cemento armato.
ƒ{ ponte sul fiume Po: si sviluppa parte in golena e parte in alveo per una lunghezza complessiva di 607 metri ed è costituito da 7 pile, di cui due in alveo, in muratura su cui poggia un impalcato a travi reticolari in acciaio con soletta nervata in cemento armato ordinario. Lo schema della travata è reso isostatico da selle Gerber poste nella II, IV, VI e VIII campata, ad una distanza di 15 metri dall’asse delle pile. La luce, tra asse pila, è di 75 metri.
ƒ{ viadotto di accesso (riva emiliana): si sviluppa parte in golena e parte oltre l’argine per una lunghezza complessiva di 281 metri ed è costituito da 21 campate ad arco in muratura con luce di circa 10,80 metri, più una campata di luce 29 metri, costituita da travi in cemento armato precompresso con sezione a “I” che sovrappassa la ferrovia.

2. Precedenti indagini ed interventi

Dopo la ricostruzione del 1948, il ponte è stato oggetto di un consistente intervento di consolidamento e ripristino delle strutture metalliche e in cemento armato nel 1992.
L’intervento ha riguardato il risanamento e l’adeguamento dell’impalcato del ponte in acciaio per renderlo compatibile con la normativa allora vigente relativa ai ponti di 1a categoria.
      I lavori di consolidamento e ripristino hanno riguardato essenzialmente il rinforzo  degli elementi metallici delle travature reticolari, oltre che il risanamento e l’impermeabilizzazione della soletta superiore in cemento armato.
A seguito dell’eccezionale ondata di piena del fiume Po in occasione dell’alluvione del novembre del 1994, l’Anas aveva disposto l’esecuzione di indagini geognostiche, finalizzate ad accertare lo stato delle fondazioni. 
Le indagini evidenziarono fenomeni di scalzamento attorno alle pile in alveo n. 1 e n. 2.
Si procedette quindi, oltre alla limitazione di transito ai mezzi con portata superiore alle 3,5 tonnellate, all’esecuzione dei “Lavori di somma urgenza per il consolidamento ed il ripristino statico delle pile 1 e 2 del ponte sul Po a Piacenza”.
Ulteriori lavori di consolidamento furono progettati, per un importo di circa 2 milioni di euro, e riguardavano anche i viadotti di accesso al ponte.
A seguito di licitazione privata, i lavori furono aggiudicati in data 10 ottobre 2000 all’Impresa Construction Company S.r.l., con sede a Roma.
In concomitanza con l’affidamento dei lavori, l’intera regione Lombardia, come peraltro tutto il Nord Italia, è stata interessata da ulteriori fenomeni meteorici persistenti e di elevata intensità.
I torrenti e gli impluvi montani hanno esondato in più punti, determinando allagamenti di vaste aree abitate.
È stata registrata anche un’altra piena del fiume Po e dei suoi affluenti. L’Anas ha predisposto quindi un’ulteriore campagna di rilievi e indagini volte a meglio definire le condizioni statiche delle pile e delle fondazioni del ponte.
Tali indagini hanno costituito la base per la redazione di un progetto di ripristino, messa in sicurezza e sistemazione del ponte, portato a termine con la collaborazione del prof. Pier Giorgio Malerba, docente di Teoria e Progetto dei Ponti presso la facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano, confluito in una perizia di variante tecnica senza aumento di spesa nell’ambito dei lavori già appaltati.
I lavori di primo intervento non hanno avuto immediato avvio a seguito di un atto di risoluzione del contratto in danno dell’impresa affidataria. Con successiva licitazione privata tali lavori sono stati aggiudicati a diverso appaltatore e risultano attualmente in corso.

3. Lavori già appaltati
L’intervento consiste, sostanzialmente,  in opere di consolidamento:
- Per le pile n. 1 e n. 2 attraverso una nuova schiera di micropali distribuiti lungo il perimetro delle pile, collaborante con quella originale per il tramite di un cordolo perimetrale superiore in cemento armato, ancorato alla struttura preesistente mediante chiodi, barre  e tiranti in trefoli;
- Per le pile n. 3 e 6 mediante 34 micropali all’interno del fusto della pile medesime;
- Per le due spalle, lato Lodi e lato Piacenza, rispettivamente con 20 e 22 micropali, all’interno delle spalle medesime.

4. Andamento dei lavori
Ad oggi, sono stati eseguiti i seguenti interventi:
ƒ{ incremento della capacità portante della spalla lato Piacenza;
ƒ{ incremento della capacità portante della pila n. 3;
ƒ{ incremento della capacità portante della pila n. 6;
ƒ{ incremento della capacità portante della spalla lato Lodi;
ƒ{ incremento della capacità portante delle pile n. 1 e n. 2 (intervento eseguito parzialmente).
I lavori sono stati sospesi in data 3 novembre 2008, in occasione dell’innalzamento del livello del fiume Po che ha reso impossibile il prosieguo delle attività lavorative nell’ambito dell’alveo.
L’avanzamento dei lavori è pari a circa il 60% dell’importo netto contrattuale.

5. Piena del Po in data 30/04/2009
In data 30 aprile 2009, alle ore 12,30 circa, si è verificato il crollo della campata del ponte compresa tra la spalla lato Lodi e la prima pila dell’impalcato metallico (pila n. 7), posta in ambito golenale.
La campata si è “spezzata” in corrispondenza del giunto “gerber” che è posto a 15 metri dall’asse della pila.
All’atto dell’evento il fiume Po risultava in piena e la zona golenale, solitamente asciutta, risultava invasa dalle acque, con battente sulla pila n. 7 di oltre 2 metri misurato dal piano campagna.
Nei pressi dell’area in questione, si è contemporaneamente verificato lo sfondamento dell’argine golenale in sponda sinistra, con la tracimazione delle acque, contenute tra lo stesso argine golenale e l’argine maestro, e la formazione di correnti e di vortici che hanno interessato con violenza la campata crollata.
Tale concomitanza di fenomeni consentirebbe di escludere qualsiasi nesso causale tra i lavori in corso sulle pile e l’evento registrato a carico del ponte stradale; considerazione quest’ultima confermata dall’esito dei primi rilievi e confortata dal parere del Prof. Malerba, secondo il quale i lavori effettuati hanno, al contrario, contribuito ad evitare la propagazione del danno all’intera struttura.
Il ponte è stato posto sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Lodi.
Nei giorni 6, 7 e 8 maggio 2009 si è dato corso, previa autorizzazione della Procura, ad attività di ispezioni visive, rilievi e misure topografiche relative alle strutture del ponte.
Contemporaneamente l’Anas ha predisposto una Commissione tecnico-legale conoscitiva delle cause determinanti il crollo, in sinergia con l’attività giudiziaria.
Circa le variegate ipotesi avanzate da più parti sulle possibili cause del crollo, si ritiene doveroso attendere le risultanze delle indagini già avviate dalla Magistratura per accertare la verità dei fatti, riconoscendone l’esclusiva competenza di giudizio sulla vicenda; ciò nella convinzione della professionalità e della correttezza dei comportamenti dei dipendenti Anas, ai quali si esprime la piena solidarietà.


6. Soluzioni per il ripristino della circolazione
In data 12 maggio 2009 si è tenuta una riunione presso il Compartimento Anas della Lombardia inerente le prossime attività di progettazione per il ripristino del ponte.
Alla riunione hanno partecipato il Prof. Michele Mele, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni all’Università “La Sapienza” di Roma e autore degli Eurocodici relativi alla progettazione dei ponti in acciaio ed in acciaio-calcestruzzo, progettista esterno incaricato dall’Anas, l’ing. Soccodato e l’ing. Devitofranceschi della Direzione Centrale Progettazione Anas, l’ing. Paolo Galli dello studio Malerba e l’ing. Bergonzini consulente esterno.
Dopo l’esame della documentazione, illustrata dal rappresentante dello studio Malerba in qualità di progettista dei lavori e delle attività fino ad oggi svolte sul ponte, sono state valutate le soluzioni possibili per procedere alla ricostruzione e al conseguente ripristino della viabilità.
Tali soluzioni potranno essere confermate e avvalorate sulla base delle informazioni e delle misure ricavate nel corso dei sopralluoghi già effettuati e che attualmente sono in corso di elaborazione, in particolare modo quelle inerenti i rilievi topografici.
L’intervento di ripristino della viabilità mediante materiale provvisionale (ponti Bailey o Johnson) è risultato da subito non opportuno, per le seguenti considerazioni:
ƒ{ l’elevata luce della campata crollata, pari a 75,00 metri., comporterebbe la costruzione di pile provvisorie intermedie, oltre a sicure difficoltà operative connesse alle fasi di  montaggio;
ƒ{ il materiale Bailey o Johnson andrebbe attestato sopra la spalla lato Lodi e sopra le strutture afferenti la pila n. 7, con evidenti difficoltà di adeguamento dell’intero impalcato metallico in conseguenza della variata configurazione vincolare e tensionale a seguito del crollo;
ƒ{ una volta varato, il manufatto provvisionale impedirebbe qualsiasi attività di ricostruzione della campata crollata.
Le soluzioni possibili, invece, si possono ricondurre essenzialmente alle seguenti:
1) adozione di un intervento ‘tampone’, finalizzato alla ricostruzione della sola campata crollata, attuando in parallelo eventuali interventi di rafforzamento dell’impalcato metallico dell’intero ponte e delle relative fondazioni, nonché del viadotto di adduzione lato Lodi.
I tempi stimati per i lavori del tipo “cuci e scuci” si aggirano nell’ordine di 10 mesi; tali lavori non apportano un significativo valore aggiunto statico all’attuale struttura, in considerazione della sua vetustà.
Si precisa che è d’obbligo, a seguito del trauma indotto sulla struttura dal contraccolpo dinamico dovuto al crollo, una rivisitazione puntuale delle parti che hanno resistito all’onda d’urto per una verifica dei singoli elementi ai fini di valutarne la capacità portante e definire gli eventuali provvedimenti da adottare. Appare superfluo sottolineare che si tratta della disamina in successione di migliaia di parti da affrontare una per una. Da qui i tempi segnalati di circa 10 mesi.
2) adozione di un intervento di integrale rifacimento del viadotto lato Lodi e dell’impalcato metallico con mantenimento delle attuali 7 pile del ponte in ferro. Con tale intervento rimarrebbero invariate le attuali giaciture del ponte di scavalco del fiume Po, nonché dei viadotti di accesso al medesimo, fatti salvi gli interventi di consolidamento necessari. I tempi stimati si aggirano sui 14 mesi in quanto:
si prevede nell’immediato
ƒ{ un intervento di demolizione totale delle strutture metalliche e della soletta del ponte sul Po nonché delle strutture in cemento armato del viadotto lato Lodi, mediante impresa specializzata;
ƒ{ il consolidamento delle fondazioni delle pile, con il ricorso all’impresa già operante;
nel frattempo che tali lavorazioni abbiano corso e compimento (circa 5 mesi), il progetto di ricostruzione del nuovo ponte in acciaio, secondo le tecniche più avanzate comprese quelle antisismiche, potrà essere appaltato con procedura di urgenza.
La ripetitività delle attività costruttive che prevedono in loco soltanto l’assemblaggio della carpenteria già realizzata in stabilimento, consentirà di eseguire le lavorazioni nei tempi indicati.
Quest’ultima opzione è quella più auspicabile, anche in considerazione della possibilità di intervenire sulla struttura in funzione della mutata classificazione sismica in termini peggiorativi (raddoppio delle azioni) intervenuta recentemente per l’area  di insediamento del ponte.
Ovviamente dovranno essere acquisite le autorizzazioni di rito. A tale proposito si informa che il prossimo 18 maggio presso la Prefettura di Piacenza è stata indetta una riunione fra i partecipanti alla successiva Conferenza dei Servizi, al fine di sensibilizzare gli intervenuti ad una forte sinergia per una rapida acquisizione dei pareri.
Le motivazioni suesposte saranno sottoposte alle valutazioni del Ministero delle Infrastrutture nonché alle autorità competenti sul territorio per le necessarie condivisioni.

7. Pedaggi
In data 6 maggio 2009 è stata disposta l’esenzione del pagamento dei pedaggi, nel tratto di competenza di Autostrade per l’Italia tra i caselli di Piacenza Sud e Piacenza Nord, per tutti i comuni rientranti nella fascia di 20 km misurata dal capoluogo piacentino.
In data 8 maggio 2009, è stata disposta anche l’esenzione del pedaggio nel tratto di competenza della SATAP tra i caselli di Piacenza Ovest e Piacenza Sud ed è stata ampliata l’area di esenzione, estendendola anche ai comuni compresi in una fascia di 30 km, sempre misurata dal capoluogo piacentino.
Di conseguenza i comuni interessati da tale provvedimento sono aumentati da 38 a 70.
La fascia di esenzione è stata valutata considerando un percorso massimo di 30 km per raggiungere Piacenza,  a partire da ogni comune interessato.
Ad oggi sono pervenute 2.440 richieste di esenzione tutte evase dal personale Anas, di cui 987 giunte direttamente alla Sala Operativa del Compartimento di Milano e  1.453 al Punto Blu del casello Autostradale della A1 di Piacenza Sud.
Dal giorno 7 maggio 2009, presso il Punto Blu di Piacenza Sud e con turnazione giornaliera di 2 unità per turno, sono impegnati 10 dipendenti del Compartimento Ana di Milano, dal lunedì al sabato, dalle ore 8,00 alle ore 19,30, e la domenica dalle ore 9,00 alle ore 13,00, al fine di rilasciare le esenzioni.

 

 

 

 

 

 

 

 
Voci correlate:
  • Anas
  • ponte sul Po
  • Commenti:


    Un bel ritorno alle origini
    Come dicevano i nostri nonni: "si stava meglio quando si stava peggio".
    Sergio
    15/05/2009  18.08


    devono risparmiare i soldi per fare il ponte sullo Stretto
    amilcare stoppini
    15/05/2009  15.12

    per luca
    leggendo le dich. di Ciucci sembra che vogliano rifare solo la campata crollata e la parte di ponte nell'area golenale lodigiana, E LASCIANO IL RESTO DEL PONTE, sono pazzi la Procura ha detto che è caduto per fatica e ruggine anche il resto è a rischio
    Alberto
    15/05/2009  12.55


    mi spiace per i lavoratori che devono migrare in sponda lombarda, ma io del ponte che ci collega alla magozia non ne sento proprio il bisogno
    amilcare stoppini
    15/05/2009  10.34

    che cosa??????????????
    ANCORA anas NON è POSSIBILE...!!!!!! IL PONTE Sè FATTO DA anas SARA PRONTO NEL 2014... CHI SI HASARDA A SCOMETTERE ???
    hassan
    14/05/2009  18.52

    c'è qualcosa che non quadra
    10 mesi per fare una campata e 14 per fare un ponte?!? mi sa che c'è qualcosa che "strusa"!!! Io dubito del nel 2010 si potra andare in sponda lombarda senza passare in autostrada!
    Luca
    14/05/2009  17.22


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