Seconda puntata del diario semi serio di una prof precaria: Irene Costa, docente di lettere in una scuola media della nostra provincia
Ci sono mattine che entri in classe e capisci subito che non è aria. Che non vogliono lavorare perché fuori c’è il sole e loro hanno 12 anni e tu li annoi a morte, a priori. Se poi c’è l’ora di grammatica e hanno già avuto algebra, e la collega non li fa uscire nemmeno morta, allora devi subito essere decisa altrimenti non li recuperi più. Almeno così credi.
Prendete il quaderno, vi detto delle frasi, non siamo mica al Luna Park, non mi interessa se vi annoiate. Non ho mica fatto la scuola da clown, io, anche se a volte mi sembra che con voi ci voglia l’esorcista piuttosto. Sorridono. Meglio non fare altre battute, questi pensano subito che abbia voglia di scherzare. Dai, forza, lavorate in silenzio e poi vi chiamo alla lavagna.
Cammino per la classe, qualcuno gioca sotto al banco con le forbici, un altro tenta di leggere il diario del compagno, un mattone pesantissimo pieno di ritagli e adesivi del Milan.
ALLORA!!! BASTA!!!! Il solito urlo minaccioso e si mettono a lavorare, finalmente.
Anch’io mi annoio però, a lavorare così, come una vecchia maestra degli anni ’40. Ordine, lavoro, premio, punizione…che palle! Ma oggi va bene così, loro hanno bisogno di regole, e anch’io forse.
Tomas sta frugando sotto al banco, vedo uno strano movimento. A un certo punto si china e poi riemerge tutto rosso. L’ho visto benissimo, e anche lui.
Tomas, allora, cosa stai facendo? Se hai già finito l’analisi vieni fuori alla lavagna. Lì sotto cos’hai, si può sapere?
- La merenda, prof. Stavo solo annusando la merenda
- Che cos’è?
- Una brioche del bar, prof
- Una brioche vuota?
- Al cioccolato
- Bene, adesso porti qui la merenda così la smetti di distrarti.
Tomas si trascina fino alla cattedra, si vede che vorrebbe mandarmi a quel paese ma non può. Lo pensa così chiaro che lo sento anch’io mentre appoggia il sacchetto bianco sulla cattedra. Torna al posto e riprende le sue frasi, senza voglia però. I compagni guardano per un po’ Tomas e la merenda, poi riprendono anche loro l’esercizio.
Non appena c’è silenzio, apro il sacchetto di carta mi mangio la brioche al cioccolato di Tomas. Solo un pezzo però. Sono la prof, in fondo.
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