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Diario semiserio di una prof precaria: udienze generali

Diario semiserio di Irene Costa, prof di lettere ovviamente precaria. Oggi si parla si udienze generali

Alla fine è arrivato anche il fatidico giorno delle udienze generali. Un panino al bar coi colleghi, i salti mortali per deviare la conversazione dai temi scolastici…anche solo per poco. Inutilmente. Troppo diversi per trovare un argomento comune, poco il tempo e la voglia per andare oltre le chiacchiere alla macchinetta del caffè. Ma eccoci pronti, ognuno al suo posto dietro i banchi come alunni per l’esame finale. Sì, come alunni, perché stavolta sono i genitori a esaminarci, soprattutto se sei giovane e appena arrivata, precaria per giunta.
Eccoli, a vedere chi è la prof che legge Ammaniti con tutte quelle parolacce, per vedere se davvero il mio Corrado è tanto maleducato…o se è lei che magari, sotto sotto, ce l’ha con lui, il mio bambino, come può essere che abbia detto frocio al suo compagno Alberto? Vabbe’, in fondo frocio non è tanto grave…mica come portare a scuola i preservativi, come quello di III D l’anno scorso…Manca un quarto d’ora ma fuori ci sono le prime mamme, le sorelle che fanno da interpreti a padri duri che pensano alle botte che prendevano loro in Marocco, in India, a Caltanissetta, non importa, il tipo di padre con la cinghia è sempre quello.  Sono pronta, sono già alle seconde udienze generali dell’anno. Questa volta so come devo fare: capire chi ho davanti in pochissimo tempo, e usare tutta la mia diplomazia. Un lavoro estenuante che non sempre funziona. Come nel caso di Marco, in I C.
Sua madre entra di corsa dicendo che non ha tempo, deve andare in pizzeria. Loro lavorano sempre, non hanno tempo. Nemmeno per Marco, che non ha mai un compito, non riesce a stare seduto più di 10 minuti, aggressivo e polemico con tutti, anche con me ovviamente. Insisto perché lo controllino, gli guardino il diario. Già, il diario. La madre mi dice che sì, lo farà, anzi lo chiederà al marito. Lei ha fatto solo la seconda elementare, a Napoli. Non sa leggere. Le chiedo di ritirare almeno la scheda del I quadrimestre, nessuno l’ha ancora presa, ma lei scivola via. Non ha tempo, e poi l’ha già presa il marito, dice. Bevo un sorso d’acqua, guardo la mia collega che apre il registro per un padre che non vuol sedersi, ed ecco che già un altro genitore mi parla, mi chiede, si sfoga, mi suggerisce una linea più dura, forse le punizioni che lui non ha il coraggio di dare.
A volte parlo del prossimo anno, di quello che faremo, ma poi mi ricordo che la mia cattedra è saltata, e che ricominceremo da capo. A conoscerci, a sopportarci, io e gli alunni, io e i genitori che vengono come in processione. Uno dopo l’altro, per tutto il pomeriggio. Elmir è l’ultimo. Entra con il padre e si siede di fianco a lui. Per tradurre in arabo. Il bambino non studia e spesso è polemico, non lavora nel gruppo. Ci sono molte insufficienze in storia e geografia….Il padre mi guarda serio e si volta verso di lui, rigido. Elmir traduce e diventa sempre più piccolo, abbassa lo sguardo e si morde le unghie. Il padre è furioso, sento la sua paura asciugargli la saliva, non deglutisce più. E allora ritratto. Cerco di recuperare, faccio capire a Elmir che ce la dobbiamo giocare tra noi, in classe.  Quando se ne vanno sono esausta. Raccolgo il registro, le verifiche, la bottiglietta dell’acqua, e metto tutto nel cassetto. Insieme alla pagella di Marco, che nessuno ha voluto guardare.
 

 
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    Commenti:



    purtroppo mi pare più serio che semi, cioè la condizione della scuola italiana è questa
    tommaso
    12/05/2009  11.27


    cara irene, ha tutta la mia comprensione! Per questo non bisogna dimenticare che anche i prof pecari possono... "andare a udienze". nel senso di avere un genitore che si preoccupi per loro lavorando con loro (come pd e figli) per migliorare la situazione.
    paolo
    12/05/2009  11.21


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