Festa della Liberazione, l’assessore Giovanni Castagnetti: “Passaggio di testimone tra le generazioni”. L'intrevento dell'assessore sulla giornata del 25 aprile
E’ stata una festa piena, vissuta intensamente, con il cuore gonfio di orgoglio e commozione. Soprattutto una giornata di speranza, che nasce da molti piccoli frammenti ed episodi che, nell’insieme, mostrano non solo che la ricorrenza del 25 aprile è al centro della nostra vita civile, ma confermano anche che sul significato e sul valore della Liberazione è giusto continuare ad investire risorse ed energie.
I volti delle persone - adulti, giovani, anziani, ragazzi – ne sono lo specchio. Tanti, tra i presenti, li ho osservati con cura, per cercare di carpire nei loro occhi quale fosse il loro stato d’animo, le emozioni che lasciavano trasparire. Sono tornato a casa ricco di rinnovata speranza e fiducia nei piacentini, perché molti hanno voluto partecipare alle celebrazioni ufficiali e alle iniziative collaterali, portando la propria esperienza e la volontà di ascoltare quella degli altri.
La nostra storia è stata ripercorsa qualche giorno fa da un vecchio partigiano, attorno al quale sedevano alcuni ragazzi intenti ad ascoltare il suo racconto. E’ una scena di altri tempi, quando la narrazione era l’unico mezzo per trasmettere fatti avvenuti; si è riproposta con semplicità, ed è stata frutto del naturale desiderio di voler prendere il testimone. Come hanno detto gli studenti Lidia e Filippo dal palco della cerimonia, “il ricordo diviene per noi un dovere civile, il dovere di continuare a credere nella realizzazione di una società migliore, nella quale loro hanno creduto”. La presenza di questi due giovani studenti è forse ciò che più mi ha colpito, un’immagine che tengo stretta nella memoria.
L’intensità delle parole, ma soprattutto la voglia di comunicare un sentimento vero, forte, appassionato, è la base da cui partire per rinsaldare le radici della nostra libertà e della nostra Costituzione.
Molti ragazzi, sotto la guida dell’Istituto Storico per la Resistenza, hanno approfondito a scuola i temi della Resistenza producendo elaborati che non sarebbero altrettanto belli e interessanti, se questi argomenti non fossero sentiti e partecipati. Per lo stesso motivo, altri giovani non avrebbero aderito con così grande entusiasmo e spontaneità alla realizzazione della festa.
A tutti questi ragazzi va dato credito e fiducia e in loro, penso, si può orgogliosamente riflettere lo sguardo di due signore che sono state testimoni e hanno partecipato ai fatti della Resistenza. Due “ragazze” di allora, una in prima fila durante la cerimonia della mattina che, togliendosi gli occhiali, si asciuga le lacrime, l’altra che commossa si avvicina alle interpreti dello spettacolo del pomeriggio e dice: “Grazie, io c’ero, avevo 18 anni, ho visto le persone e ho vissuto i fatti”.
Non mi stancherò mai di sostenere che abbiamo tanti giovani tesori per le mani. Alcuni di questi vanno aiutati, a molti altri va dato spazio e possibilità di esprimersi, poiché hanno dimostrato di avere grande maturità e autorevolezza.