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Francesconi (Pdl): "Legge agriturismi, mancato confronto tra categorie"

“Gli agriturismi costituiscono un’importante risorsa per il turismo emiliano-romagnolo e la difesa della ruralità, ma non si è fatto abbastanza per valorizzarli”, così Luigi Francesconi, consigliere regionale PdL, sul progetto di legge in discussione in Regione sulla “Disciplina degli agriturismi”.
“L’integrazione tra promozione della ruralità, esaltazione delle colture e dei prodotti tipici e del modo di fare agricoltura sono elementi importanti per una forma di turismo nuova che si integra benissimo con la natura economica e storica dell’Emilia-Romagna” spiega Francesconi che sottolinea quali dovrebbero essere, a suo avviso, i punti salienti di una legge ben congeniata: “valorizzazione degli agriturismi esistenti, rafforzamento del legame prodotti-territorio d’origine, sostegno alle aree svantaggiate o interessate da turismo enogastronomico. A tutto ciò deve però corrispondere un più adeguato livello di controlli che eviti alcuni fatti negativi avutisi in passato, a tutela degli utenti e degli agricoltori stessi”.
“A fronti di questi nobili obiettivi – constata l’azzurro – ciò che è emerso con questo progetto di legge è una guerra tra le categorie agricole e commerciali che non giova agli agriturismi. Per evitare tutto ciò dovevano essere trattati con maggiore chiarezza alcuni punti: limitazione dei posti letto e dei pasti nell’ottica che, per sua natura, un agriturismo non è ne un albergo ne un ristorante, ma qualcosa di più ristretto e specifico; adeguamento delle norme sanitarie e dei controlli agli altri esercizi pubblici di somministrazione di alimenti e bevande; rafforzamento dell’integrazione tra la produzione aziendale e quella venduta. Circa quest’ultimo punto nella legge si dice che solo il 35% di ciò che viene venduto deve essere prodotto nell’azienda, mentre un restante 45% deve essere costituito da prodotti tipici regionali: se è vero che è impossibile che l’azienda produca tutto ciò che serve per andare avanti, è anche vero che una parte più consistente dei cibi venduti dovrebbero essere autoprodotti, mentre i restanti dovrebbero essere di origine non regionale ma assolutamente locale.”
“Chiarezza su questi aspetti ed una capacità di mediare che è mancata – chiosa il consigliere regionale – avrebbero potuto far sì che nascesse davvero una legge utile per l’agricoltura ed il turismo emiliano-romagnoli”.
 

 
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