"Per sottomettere una donna, non basta metterle un velo in testa. Ci sono donne non musulmane che subiscono violenze assurde. E questo succede anche in Italia". Un punto di vista forte e orginale di una giovane donna musulmana che racconta l'Islam "dal di dentro", sfatando luoghi comuni e facili pregiudizi. E' quello della scrittrice Sumaya Abdel Qader, che nel salone di palazzo Gotico ha parlato davanti a centinaia di studenti piacentini nell'ambito delle iniziative per l'otto marzo.
Sumaya Abdel Qader nasce a Perugia il 16/06/1978 è figlia di immigrati giordano-palestinesi. E' laureata in biologia e sta conseguendo una seconda laurea in lingue e culture straniere. Ha pubblicato per Sonzogno Editore nel settembre 2008: "Porto il velo, adoro i Queen"-nuove italiane crescono. Il suo blog è http://sumaya-blog.blogspot.com
E il suo velo intorno al viso non è in contraddizione con le parole di libertà e di emancipazione che è riuscita a raccontare con passione e cognizione di causa. "Il movimento femminile nel mondo musulmano - ha spiegato - sta cercando di emergere, tracciando un cammino da compiere insieme agli uomini, perchè l'emancipazione non si può ragguingere senza la giusta considerazione da parte della società maschile. Ho conosciuto uomini, anche non musulmani, che reputavano le donne pari a zero, solo oggetti, mosche da schiacciare". "Le donne che hanno il coraggio di sfidare questa situazione sono le più esposte, chi sfonda le porte si prende le botte più forti: ce ne sono tante, in Iran e negli altri paesi islamici. E' un percorso non facile. Guardiamo all'Afghanistan, dove si è intentata una guerra per liberare le donne dal burqa e ora dominano ancora i talebani e le donne girano di nuovo velate. Occorre essere consci che l'importazione della legge dall'esterno non serve a nulla, la democrazia e la libertà possono attecchire solo dall'interno. Non dimentichiamo mai che c'è stato un periodo storico in cui i musulmani dettavano legge e cultura: esiste la possibilità intrinseca che l'Islam si rinnovi e riesca ad affermare valori nuovi. Oggi fra i paesi arabi non ci sono democrazie, ma fra i leader al potere, tutti sono stati appoggiati in passato dalle potenze occidentali, domandiamoci allora quanto noi siamo responsabili di ciò che accade in quella parte del mondo? Tanti dittatori sono nati e cresciuti da dinamice politiche esogene, e la religione è stata soltanto usata come strumento di governo a loro uso e comsumo".
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