“Come musulmana mi sento sempre messa alla prova, e non è una bella sensazione. La diversità è una ricchezza, ma purtroppo in giro c’è ancora molta chiusura intellettuale”. Soraya Fahri è nata a Rabat, in Marocco, è rimasta nel suo paese fino al ’97, poi ha deciso di seguire la madre, giunta a Piacenza dal Nord Africa qualche anno prima per risposarsi. Oggi Soraya ha la doppia cittadinanza, italiana e marocchina, parla un italiano perfetto, vive a Podenzano e lavora in una ditta piacentina. Nel settembre scorso si è laureata all’Università Cattolica in Economia Applicata, con una tesi sulla Banca Islamica. Il suo lavoro ha vinto un riconoscimento importante, il premio “Arcelli”, consistente nella pubblicazione, da parte del Cespem “Mario Arcelli” della migliore tesi di laurea specialistica. Le è stato consegnato oggi in Cattolica prima dell’inizio della “lezione Arcelli”. Non può passare inosservato che l’ateneo piacentino abbia deciso di riconoscere l’eccellenza di una ricerca tutta incentrata sui principi dell’Islam, declinati nel mondo finanziario. “L’integrazione passa – spiega Soraya – certamente anche per la finanza, la Banca Islamica ne è la dimostrazione, visto che ha conquistato una piazza fondamentale come quella londinese. E’ un modo di fare business molto profittevole e soprattutto al riparo dalla tempesta della crisi”. “La Banca Islamica non ha certo sofferto del terremoto dei mutui subprime perché – spiega Soraya – la pratica dei tassi di interesse è espressamente vietata dal Corano, così come i cosiddetti strumenti derivati, fonti di tanti disastri. Oggi la Banca Islamica potrebbe essere assunta a modello di una finanza molto vicina all’economia reale e per questo meno soggetta al rischio e alle speculazioni negative. Quando uno decide di diventare correntista della banca, di fatto partecipa al rischio d’impresa e diviene azionista dell’istituto”.
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