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JazzFest: Afreecanos di Omar Sosa al "President"

Stasera, venerdì 6 marzo 2009, alle ore 21.15, nell’ambito della sesta edizione del Piacenza Jazz Fest, lo straordinario pianista cubano Omar Sosa porterà in scena “Afreecanos” al Teatro “President” di Piacenza, in Via Manfredi 30 (biglietto intero 13 euro, ridotto 10 euro; possono usufruire della riduzione i soci del “Piacenza Jazz Club”, gli allievi del Conservatorio “G. Nicolini”, gli over 65 e gli under 20; biglietteria serale del teatro “President” dalle ore 20.00).

“Afreecanos”, radicato in Africa, è un progetto in cui Omar Sosa unisce musicisti provenienti da Africa, Cuba, Brasile e Francia, per celebrare la ricca eredità della musica africana nei confronti del jazz e della musica latina. Sul palco, oltre allo stesso Sosa (pianoforte, Fender Rhodes ed electronics), Childo Tomas (basso elettrico, voce, m’bira), Julio Barreto (batteria) e Leandro Saint Hill (flauto e sax alto). In questa tournée italiana, gli arrangiamenti di Sosa combinano folklore e contemporaneità, ancestrale e urbano. Le voci degli spiriti e le percussioni da Africa e Sudamerica si fondono con lo stile lirico e audace del pianoforte di Sosa. Pur essendo un musicista di jazz dotato di grande virtuosismo, Sosa è soprattutto un ricercatore instancabile dell’essenza spirituale della musica improvvisata. Il progetto “Afreecanos” si richiama al suo nuovo CD (Otà Records), prodotto dal parigino Steve Arguelles (lo stesso che lavorò all’album “Mulatos”,  nominato al Grammy nel 2004) e rappresenta ad oggi il capitolo più completo di Omar, che qui ha scelto di collaborare con un’estesa formazione di musicisti, tutti provenienti da paesi che, direttamente o indirettamente, hanno un legame con il continente africano (Cuba, Mozambico, Francia, Senegal, Mali, Brasile, Usa, Guinea, Marocco). Il senso di pace e di universalità dell’Africa sono il punto di forza dell’intero progetto.

Dichiara lo stesso Sosa: «In “Afreecanos” ho voluto continuare il mio lavoro di ritorno alle origini, di ricerca di punti in comune fra le varie tradizioni, come quella cubana, brasiliana, senegalese, guineana, maliana e mozambicana. Il mio lavoro vuole dimostrare che siamo figli della stessa Madre e anche se siamo geograficamente separati, siamo vicini nell’essenza, nei concetti e nelle radici. Ho cercato di esprimere una piccola parte della faccia melodica dell’Africa e credo che attraverso il jazz sono stato in grado di combinare molteplici tradizioni attraverso un sound senza frontiere».

Nato nel 1965 a Camagüey, nell’isola di Cuba, Sosa studia percussioni e in particolare la marimba al Conservatorio Municipale. Prosegue poi gli studi alla Scuola Nazionale di Musica dell’Avana e successivamente all’Istituto Superiore d’Arte perseguendo una formazione accademica di composizione, armonia e strumentazione. In seguito studia il pianoforte, di cui lo affascina il carattere orchestrale e percussivo e che diventa presto il suo strumento preferito. La pratica del pianoforte, che Omar suona da autodidatta, sarà sempre influenzata da quella delle percussioni: il suo stile strumentale si distingue, infatti, per una grande maestria ritmica. Nel 1993 una svolta: emigra in Ecuador, a Quito e in un paesino sulla costa occidentale trova un’espressione musicale folklorica originale con profonde radici africane. Dal quel momento la sua musica concilierà tutte le diversità delle espressioni generate dalla diaspora africana: ritmi latini e afro-americani di tutto il Nuovo Mondo, ma anche quelli dell’Africa del Nord, tradizioni orali gnawa e yoruba, funk e rap, fino ad esperienze high-tech ed elettroniche, in una riuscita sintesi artistica senza precedenti. Come lui stesso sostiene, «un’immagine fedele della diversità della musica attuale non è la fusione superficiale di elementi eterogenei, ma l’intuito che tutte queste tradizioni hanno qualcosa a che fare le une con le altre, e che è tempo di farle riconciliare, di farle cantare all’unisono».

Al termine del concerto di Omar Sosa, alle ore 23.15 circa, appuntamento con il dopofestival  al “Milestone” di Via Emilia Parmense 27, sede del Piacenza Jazz Club, animato da Gendrickson Mena Quintet, che presenterà il cd “All I Missed” (un primo set sarà in contemporanea al concerto di Sosa; seguirà un lungo set di “dopofestival”). Ingresso libero con tessera Piacenza Jazz Club o Anspi.

Gendrickson Mena Quintet è formato da professionisti che ormai da parecchi anni si dedicano alla musica jazz: il musicista cubano Gendrickson Mena alla tromba e flicorno, Mauro Capitale ai saxofoni, Mario Zara al pianoforte, Ezio Salfa al basso elettrico e Giorgio Di Tullio alla batteria. Fondato da Gendrickson Mena, che ha all’attivo collaborazioni con Gonzalo Rubalcaba, Vinicio Capossela, David Murray e Tony Martinez e che si occupa anche della composizione e dell'arrangiamento dei brani, il progetto è un’approfondita ricerca di nuovi orizzonti musicali, una fusione di due mondi diversi. Gendrickson Mena oscilla tra il tentativo di rimanere legato alle proprie origini e la continua ricerca di una nuova energia, attinta anche dai musicisti che lo circondano. Il suo primo lavoro discografico "Asì son mis sentimientos" (Ultra Sound Records),  risale all’agosto del 2003. Il nuovo album, “All I Missed” è il naturale sviluppo e risultato di anni di continue collaborazioni, esperienze e ricerche.

Il prossimo appuntamento nell’ambito del Piacenza Jazz Fest è un Reading in programma sabato 7 marzo alle ore 18.00 alla Galleria della Borsa di Piacenza: lo scrittore torinese Luca Ragagnin leggerà alcuni brani del suo libro “Un amore supremo” (Instar Libri), intervallati da Jazz in Jam.

 

 
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