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Scissione nel Prc, escono i vendoliani. Montanari: "Sono in dieci"

E' stata ufficializzata questa mattina l'uscita dal Prc della corrente che a livello nazionale fa riferimento a Nichi Vendola. Il capogruppo di Rifondazione in consiglio provinciale Stefano Rattotti, l'ex consigliere comunale Luigi Baggi, personalità del mondo sindacale come Mario Cabrini, Walter Tacchinardi e Bruno Carrà e del mondo culturale, come Carla Antonini, direttrice dell'Istituto storico della Resistenza di Piacenza hanno annunciato che non rinnoveranno l'iscrizione a Rifondazione. "Vogliamo attivarci per creare un nuovo soggetto politico. Rifondazione comunista è ormai diventata autoreferenziale, incapace di dare risposte alle nuove esigenze".

Ma è soprattutto in Provincia dove la separazione rischia di avere contraccolpi più pesanti: non più tardi di due settimane fa il consigliere Raimondo Magnani (indipendente del Prc) aveva deciso di abbandonare il consiglio, sostituito da Domenico Gerardini. Toccherebbe quindi a Rattotti in questo caso, indossare la maglia dell'indipendente in consiglio provinciale. Certo è che il partito, già alle prese con la difficile partita delle alleanze in vista delle elezioni provinciali, potrebbe uscire indebolito da questa situazione. "Non mi dimetterò dall'incarico - conferma Rattotti - poiché confermo la mia fiducia alla giunta Boiardi". Stessa posizione per Carla Antonini, membro del Cda di Tempi agenzia, nominata dal sindaco di Piacenza Roberto Reggi. "Esco per motivi legati alla politica nazionale: spetta al primo cittadino decidere se ciò ha fatto venir meno la fiducia nei miei confronti".

Non si è fatta attendere la risposta di Roberto Montanari, segretario di Rifondazione.

Così come sta avvenendo a livello nazionale, anche a Piacenza la fuoriuscita dal PRC dei componenti dell’area Vendola avviene in dimensioni molto limitate rispetto il peso ottenuto in fase congressuale.
Nella nostra federazione, dove pure il consenso al progetto del governatore pugliese si era arrestato al 9,8%, se ne vanno ora meno di 10 (dieci) persone su oltre 500 iscritti.
L’esiguità dei numeri non è comunque proporzionale al dispiacere che proviamo per la separazione da compagni coi quali abbiamo attraversato le lotte per la rifondazione di una proposta di società comunista fondata sulle liberazioni, dal lavoro, dalla guerra, dal degrado ambientale, dal patriarcato.
Al compagno Stefano Rattotti, che è stato capogruppo del nostro partito in consiglio provinciale, chiediamo un atto di lealtà e coerenza nei confronti dell’elettorato che ha scelto Rifondazione e non altro rassegnando le dimissioni da consigliere.
Fallisce la scissione vendoliana perché è chiaro a tutto il corpo del PRC la contraddittorietà di un progetto che afferma di operare per l’unificazione della sinistra compiendo come primo atto la rottura del soggetto politico in essa più strutturato e radicato.
Fallisce la scissione vendoliana perché risulta altrettanto chiara la loro deriva moderata e subalterna al PD con la ossessiva proposizione al centro dell’agenda politica nazionale della necessità strategica della “ricostruzione di un nuovo centro-sinistra”.
Rifondazione viene tacciata di chiusura identitaria solo perché con questo PD centrista e senza anima, propenso ad accordi contro natura col PDL (vedi il federalismo fiscale, la legge elettorale truffa per le europee, l’abbandono della CGIL, le ambiguità sul testamento biologico) ritiene improponibile oggi un percorso – non diciamo rivoluzionario - ma almeno decentemente riformista.
E anche sul terreno degli Enti Locali, dove sistema elettorale e condizioni territoriali le rendono possibili, non accettiamo a priori il taboo delle alleanze col PD indipendentemente dai programmi.
Il PRC rivendica con forza il bisogno di unità della sinistra, un’unità da costruire nel movimento di opposizione al governo, facendo rete tra soggetti politici, associazioni movimenti e sindacati su obiettivi concreti e senza chiedere a nessuno: partiti, associazioni, movimenti, sindacati di sciogliersi e di rinunciare ai propri valori.
E’ così che si ridarà all’Italia una speranza di cambiamento e liberazione, Rifondazione c’è e ci sarà perché per questo fine c’è bisogno di più sinistra e più comunismo.
 

 
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