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Reggi: "Il piano strategico sede naturale per affrontare la crisi"

Il sindaco Roberto Reggi ha portato il suo saluto al tavolo dell'advisory board (il comitato di saggi, manager, economisti, imprenditori piacentini impegnati sulla scena nazionale e internazionale) che si è riunito per la seconda volta a Piacenza, a Palazzo Rota Pisaroni, ha ringraziato gli esperti giunti un po' da tutto il mondo, per il loro conributo di idee finalizzato a conferire un respiro strategico alla crescita della città; e si è pure soffermato sulla necessità di coordinare gli interventi per far fronte alla crisi economica in atto. "Credo che la sede naturale - ha affermato - per predisporre le misure più adeguate e coordinare tutti gli interventi già avviati da più parti, sia il tavolo del piano strategico. Abbiamo attivato questa importante sede di pianificazione territoriale ed è il momento di riunirla per confrontarsi e agire. Entro pochi giorni la convocheremo in accordo con la Provincia". Quanto al comitato di saggi riuniti (Ettore Gotti Tedeschi, Giuseppe Orsi, Alessandro Bernini, Paolo Braghieri, Franco Anelli, Giampio Bracchi, Beniamino Anselmi, Claudio Palladi, Carlo Marini, Carlo Prevedini, Marialisa Motta, Pietro Galizzi e Renzo Capra) dall'assessore Anna Maria Fellegara, Reggi li ha ringraziati e ha spiegato il loro compito. "Abbiamo bisogno del loro contributo perchè ci offrono la visione di chi, da piacentino, vive al di fuori della nostra realtà. Sono in grado di portarci un punto di vista più ampio e di indicarci le eventuali opportunità che per il nostro territorio si possono profilare sugli scenari internazionali. Naturalmente i loro suggerimenti vanno mediati sulla base delle esigenze locali e per questo definiremo insieme le modalità per aprire un confronto anche con le altre istituzioni piacentine. Intanto li ringrazio per la loro disponibilità disinteressata".Riunito oggi a Bologna il "tavolo di crisi" regionale. Bertelli: l'impegno di tutti per rafforzare la competitivita' dell' Emilia-Romagna e promuovere nuove occasione di sviluppo.

A Bologna si è riunito il tavolo regionale anticrisi

Affrontare la crisi lavorando tutti insieme, su più fronti: ammortizzatori sociali, dunque, ma anche sostegno agli investimenti e formazione.  E’ questa l’indicazione che è arrivata oggi a Bologna dalla prima riunione del “tavolo di crisi” regionale, l’organismo, che riunisce istituzioni, mondo economico, sindacati, sistema bancario ,  e che è stato voluto dal presidente della regione Vasco Errani come luogo di confronto per seguire l’evoluzione della crisi in Emilia-Romagna e giocare d’attacco promuovendo nuove occasioni di sviluppo.
“Abbiamo rivolto un appello, condiviso da tutti i presenti - ha detto il sottosegretario alla presidenza Alfredo Bertelli illustrando l’iniziativa ai giornalisti – a impegnarci per rafforzare la nostra competitività e uscire più forti dalla crisi”. Da qui l’importanza di affiancare alle misure di sostegno ai lavoratori, anche interventi per lo sviluppo specialmente nei settori della ricerca e dell’innovazione. Con un  impegno forte in questa direzione  da parte del sistema pubblico, Regione in testa. Si tratta delle risorse in arrivo grazie al DUP, il Documento Unico di Programmazione che verrà presentato il prossimo 2 febbraio a Bologna  e che mette a disposizione tra il 2007 e il 2013  1 miliardo 479 milioni di euro, tra fondi  europei (FAS, FESR, FSE) e risorse straordinarie del bilancio regionale.
“Si tratta di una modalità innovativa di intervento per convogliare questi finanziamenti  su una serie di obiettivi strategici concordati con i territori, velocizzando dunque la spesa ed evitando distribuzioni a pioggia - ha spiegato Bertelli”. 
Il nuovo strumento di programmazione negoziata, al quale la Regione ha lavorato in questi mesi e che prevede anche il cofinanziamento di  Enti locali e  privati, comprende  10 diversi settori di intervento ( dai tecnopoli, alle infrastrutture; dalla riqualificazione urbana agli investimenti nelle aree ex obiettivo 2 ) e si concretizzerà in 9 accordi di programma con Province e Comuni.

“Gli accordi verranno sottoscritti  da qui alla prossima primavera – ha annunciato Bertelli –  e permetteranno di partire da subito con gli interventi” . Ulteriori 14 milioni di euro sono già stati destinati dalla Regione ad interventi nel campo della formazione  e con un progetto particolare rivolto alla preparazione di figure professionali in campo sanitario. 

 In aumento anche in Emilia-Romagna il ricorso alla cassa integrazione 

Primi   segnali di sofferenza occupazionale anche in Emilia-Romagna, ma in linea con quanto si sta verificando in altre regioni affini per struttura produttiva e comunque partendo da una situazione di particolare solidità   economica ed occupazionale. Unica regione italiana tecnicamente non in crisi , con un PIL che nel 2008 ha continuato ad avere il segno più (+ 0,1%), l’Emilia-Romagna è infatti arrivata all’esplodere della crisi mondiale nel settembre 2008, con un numero di persone occupate (in parte dovuto all’ingresso della popolazione straniera) mai toccato in precedenza: 2 milioni e 7 mila ovvero 35 mila unità in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sempre nel settembre 2008 il tasso di occupazione in Emilia-Romagna era al 70,6% , al primo posto in Italia, così come al di sopra della zona euro e dell’intera Unione europea, oltre che agli obiettivi europei del 2010.
Vanno in questa direzione in particolare i dati sul ricorso alla cassa integrazione che nel 2008 è aumentata rispetto al 2007 del 51% (8,1 milioni di ore in tutto, pari a poco più di 4.500 lavoratori “equivalenti” a tempo pieno) , con un’incidenza maggiore (+160%) per gli interventi ordinari, che hanno avuto un’impennata proprio a partire dal settembre 2008. Si tratta infatti di un incremento superiore a quello medio nazionale (25%) , ma che tuttavia appare in linea con l’andamento rilevato nelle altre regioni del nord est e del centro (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Marche). Inoltre il ricorso alla CIG in Emilia-Romagna, se rapportato al peso occupazionale della regione, appare più limitato di quello che si è verificato nello stesso periodo  in regioni quali il Piemonte, la Lombardia, la Campania, la Puglia e la Basilicata, è inferiore ai valori registrati nel biennio 2004-2005 e molto al di sotto della precedente crisi internazionale del 1993-1994. I settori maggiormente interessati dal ricorso alla CIG, sia ordinaria che straordinaria sono il metalmeccanico (più della metà delle ore), il ceramico e il tessile-abbigliamento.

 

 
Voci correlate:
  • crisi, sindacati
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