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Il Qatar, mercato interessante per le imprese locali

QATAR: mercato interessante ma non semplice
CEPI e Camera di commercio hanno organizzato un incontro con Enrico Balugani, piacentino, Presidente dell’IBCQ, l’Italian Qatar Business Council
Piacenza, 17 novembre 2008 – Numerose imprese piacentine hanno preso parte –questa mattina- all’incontro con Enrico Balugani, ospitato dalla Camera di commercio ed organizzato grazie alla collaborazione del Consorzio esportatori piacentini. Balugani lavora in Qatar dal 1999; arrivato là per impiantare una fabbrica di trasformazione di materie plastiche (entrata a regime nell’arco di 6 mesi), è stato nominato presidente dell’IBCQ, l’associazione che aiuta gli imprenditori italiani interessati a lavorare nell’Emirato.
Giuseppe Parenti, Presidente della Camera di commercio, e  Stefano Casalini, Presidente del Consorzio Esportatori, hanno sottolineato il vantaggio e l’opportunità di avere proprio un concittadino in un posto di rilievo per chi volesse sondare le possibilità offerte da questo mercato.
Balugani ha raccontato la propria esperienza personale e ne ha tratto informazioni utilissime per l’attenta platea degli imprenditori presenti. “In Qatar le istituzioni italiane hanno saputo fare squadra” ha detto in apertura “e questo ha fatto sì che l’Italia diventasse il secondo Paese esportatore, subito dietro gli Stati Uniti. Il Governo italiano ha sottoscritto recentemente un contratto importante per portare gas qatarino (il Qatar è tra i primi produttori al mondo di gas naturale ndr) al terminal di Rovigo. Anche in virtù di accordi come questo le imprese italiane hanno una corsia preferenziale.”
Balugani non ha nascosto le difficoltà per entrare nel mercato dell’emirato. Innanzi tutto negli ultimi anni l’euro molto forte (la moneta locale, il Qatari Riyals, è legata al dollaro statunitense) ha reso difficile le esportazioni, in seconda battuta per vendere in Qatar occorre essere presenti in loco. Questo vale a maggior ragione se il proprio marchio non è conosciuto. Occorre recarsi in Qatar, presentare il proprio prodotto, farlo conoscere e farlo apprezzare.
“Non si vende in Qatar stando in Italia” ha sottolineato il relatore “solo le grandi firme, i marchi noti a livello mondiale hanno già la strada spianata”. Un altro elemento che deve essere al centro dell’attenzione dell’imprenditore è la catena di assistenza, ciò che è a valle della vendita. “E purtoppo, su questo aspetto”, ha fatto notare Balugani “i tedeschi sono molto più efficienti degli italiani.”
Per chi volesse produrre direttamente in loco è necessario aprire una società con un socio locale, che generalmente non mette i capitali ma piuttosto la propria rete di conoscenze e contatti (a reggere l’emirato è Hamad Ben Khalifa Al Thani, la cui famiglia è molto ben radicata). Il mercato del lavoro non esiste, nel senso che i qatarini sono circa 200.000 a fronte di 1.200.000 espatriati, che sono quelli che fanno andare avanti il Qatar. Per raccogliere forza lavoro occorre andare all’esterno dell’emirato (in Viet Nam, India, Filippine, per esempio) e trovare le figure che possono essere utili. Ogni anno il governo locale indica quante persone possono essere assunte dai Paesi esteri.

Perché allora pensare al Qatar come mercato possibile? Perché il Paese è in crescita (+12,5% l’aumento del Pil tra il 2006 ed il 2007), l’economia è solida, ci sono progetti molto grandi in ambito industriale, edilizio e turistico, il Paese è tranquillo ed il reddito medio procapite è uno dei più alti al mondo.
 

 
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