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Condizioni socio-culturali e rischio malattie: il ruolo della mediazione interculturale

In un periodo in cui si discute della proposta di limitare il diritto alle cure mediche per gli immigrati irregolari, e di segnalare alle autorità quanti si fanno curare ma non hanno il permesso di soggiorno, vorremmo fare una riflessione sul rapporto tra le condizioni sociali degli immigrati e le loro condizioni di salute. E’ evidente come la salute sia imprescindibilmente legata all’ambiente sociale in cui il contesto socio-economico incide prima ancora dei fattori genetici, biologici e fisici. La condizione socio-culturale degli immigrati influenza il rischio di malattie, la diffusione, il decorso e spesso l’esito della malattia. È dimostrato come un modello valido di welfare debba integrare un servizio sanitario nazionale, solidale, pubblico ed universale, e debba rapportarsi sempre ai cittadini immigrati e ai minori immigrati, le cui disuguaglianze economiche, sociali e culturali sono determinanti per l’accesso ai servizi sanitari. L’incontro con il cittadino migrante deve avvenire attraverso categorie specializzate che valutino il cittadino minore o adulto nel contesto della sua provenienza, e i mediatori interculturali potrebbero essere la chiave per l’approccio più adeguato e incisivo. Oggi possiamo dire che, per quello che riguarda la conoscenza dei diritti dell’immigrazione, grazie all’attivazione degli sportelli di mediazione interculturale grandi passi in avanti sono stati fatti nel trasmettere ai cittadini immigrati la conoscenza dei loro diritti; ancora da migliorare è invece l’attuazione di una politica socio-sanitaria volta alla tutela del diritto alla salute degli immigrati. In ultimo, ma non per importanza, c’è l’aspetto della solitudine degli immigrati, sulla quale incidono negativamente la lontananza e la mancanza della famiglia a causa della difficoltà burocratica dei ricongiungimenti familiari. Nella convinzione che la salute sia un diritto-dovere sul piano sociale e della dignità degli individui, soprattutto in condizioni di debolezza, riteniamo necessaria innanzitutto l’attuazione di una riorganizzazione dei servizi sanitari, per garantire maggiori interventi di tipo formativo rivolti agli operatori, e informativo e di sostegno per l’utenza immigrata. Alla luce di queste emergenze è evidente come sia necessario il rafforzamento di competenze specifiche verso l’immigrazione attraverso l’impegno dei mediatori interculturali, degli insegnanti di italiano, dei medici e degli specialisti del settore socio–sanitario per far fronte ai cambiamenti sociali in Italia.

Jamal Ouzine – Redazione Koinè

Su tale argomento Edvin Shehu della redazione Koinè ha realizzato un’intervista con la responsabile dell’ambulatorio immigrati Dott.ssa Alessandra Donisi. GUARDA IL VIDEO

 

 

 

 

 
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