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"Pd, prevalgono le correnti" La critica di un gruppo di aderenti

Ecco il documento sottoscritto da una parte di aderenti al Partito Democratico che contesta il processo decisionale che ha portato alle candidature:

La scelta delle candidature alle elezioni sono, indipendentemente dalla legge elettorale in vigore, una scelta politica fondamentale per un partito. Perché questa scelta, nel merito e nel metodo, deve evidenziare al meglio, nei confronti dell’opinione pubblica e degli elettori, il proprio profilo politico, i valori, le scelte programmatiche, la rappresentanza sociale e territoriale, la capacità di coinvolgimento e di dibattito, la trasparenza nelle decisioni.

Questo vale a maggior ragione per il Partito Democratico, che a livello nazionale, sia per la scelta di presentarsi da solo, sia per la proposta programmatica, sia per alcune delle candidature individuate, sta rappresentando la vera novità politica di queste elezioni.

Una novità in linea con le speranze e le aspettative della parte più avanzata del paese e che ben rappresenta un partito nato per rinnovare la politica e che sta tentando una difficile rimonta elettorale.

Purtroppo a Piacenza si deve osservare come il Partito Democratico e i suoi dirigenti, nel percorso di scelta delle candidature territoriali, abbiano perso l’ennesima occasione per dimostrare concretamente la vera novità rappresentata dal Pd, riproponendo i vecchi metodi di una politica debole e superata, non più adeguata ai tempi attuali.
 
Infatti, è evidente come si sia deciso da subito di non puntare, almeno inizialmente, sulla possibile ricerca di candidature esterne al partito, rappresentative dei vari ambiti della società, nel campo educativo, sociale, economico, del lavoro e dell’ impresa.

Successivamente, alla scelta comunque positiva di una consultazione della base attraverso la convocazione dei circoli, non si è dato seguito con coerenza ad un percorso trasparente e democratico.

I risultati delle consultazioni non sono state resi pubblici, e senza alcuna trasparenza è stata imposta una soluzione, appresa solo dai giornali, sulla base di ragionamenti che non sono condivisibili

Ragionamenti che rendono evidente una concezione della politica legata puramente a logiche di corrente, senza la necessaria capacità di gestire un pluralismo culturale e politico complesso, senza la volontà di un confronto ampio, con decisioni calate dall’alto e imposte senza una adeguata condivisione.

Una politica che preferisce il criterio della pura appartenenza a quello del merito e della rappresentanza, da valutare misurando l’esperienza politica e amministrativa o l’eventuale consenso elettorale.

Una politica dove la questione di genere si riduce a questo: dare un posto di prestigio alle donne non per le loro capacità e qualità, o per il consenso che registrano, ma in base a una mera spartizione di potere o sponsorizzazione, quasi sempre - è ovvio - maschili.

Una politica dove conta in modo distorto un concetto di fiducia personale ed esclusiva.

Ci sembra evidente una contraddizione tra quello che ci si proponeva con le consultazioni e quello che è stato poi effettivamente realizzato

E’ inutile chiamare la gente ad esprimersi se poi si ignora il risultato delle consultazioni.

E’ dannoso imporre delle scelte senza la necessaria condivisione.

Se nei giorni scorsi si parlava comunque di una pluralità di nomi indicati dalle consultazioni come proposta complessiva, oggi pare si parli solo di una candidatura ottenuta come risultato di una battaglia personale o di corrente. E’ quindi, per questo ragionamento politico e non personale, una candidatura politicamente debole e poco rappresentativa.

Il messaggio devastante che viene mostrato in questi giorni è che il Pd è ancora un partito governato da logiche correntizie, dove pochi decidono, senza confronto e senza discussione. Una modalità tipica di un modo vecchio di fare politica non in linea con gli ideali di un partito che a partire dal nome si dichiara democratico.

Tale modalità non solo non è in grado di convincere gli indecisi ma può pericolosamente allontanare le persone che pensavano di poter trovare nel Pd una politica diversa e nuova.

Le tante persone che hanno creduto in questo progetto non potranno che sentirsi deluse.

Ma come cittadini che hanno partecipato alle primarie del 14 ottobre e come fondatori del Pd siamo comunque convinti, nonostante gli evidenti limiti mostrati in questi primi mesi, che il Pd sia l’unica e vera opportunità per rinnovare la politica e cambiare il paese.

E che questo dipenderà anche dal grado di discussione e di confronto che saremo in grado di promuovere, per sviluppare un pluralismo culturale e politico che deve essere delle idee e non delle correnti.

Tutte le energie dovranno essere mobilitate in maniera unitaria nella campagna elettorale per vincere, ma siamo convinti che, al termine delle elezioni, sarà necessario, per il bene e per il futuro del Pd, aprire una serena e costruttiva discussione sulle regole e sul concetto di democrazia nel Partito Democratico di Piacenza. Noi siamo disponibili.


Enrica Arbasi
Gianni Centri
Antonio Cerreto
Gianni Cravedi
Laura Dametti
Sergio Faverzani
Andrea Foppiani
Oreste Franchi
Antonella Liotti
Nadia Maffini
Elisa Malacalza
Marco Marchetta
Giancarlo Sacchi

 
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