La riforma de federalismo fiscale approvata dal governo Berlusconi è destinata ad incidere profondamente sulla macchina pubblica, ridisegnandone la fisionomia.
L'obiettivo primario è rendere più incisivo il controllo dei cittadini sui meccanismi di spesa, stimolando, di converso, gli amministratori a mettere in atto risparmi che diminuiscano gli sprechi.
In Italia, la macchina pubblica costa ad ogni cittadino circa 4.500 Euro all'anno: il cinquanta per cento in più – per esempio – di quanto avviene in Germania.
Attualmente, Regioni, Provincie e Comuni hanno una ridotta capacità impositiva: il grosso delle loro risorse viene dai cosiddetti trasferimenti dallo Stato. Così, il fabbisogno di ogni singolo Ente viene commisurato in base alla spesa dell'anno precedente, maggiorata dell'inflazione. Gli sprechi, in altre parole, anziché venir eliminati si consolidano: chi più ha speso, più riceve, chi meno ha speso, meno riceve.
In futuro, invece, si avrà riguardo alla «spesa oggettiva», cioè effettiva, e non a quella «storica».
In un simile contesto, essendo i cittadini in grado di toccare effettivamente con mano il rapporto tasse/servizi ricevuti, il controllo diffuso degli elettori punirà quegli amministratori poco virtuosi, che hanno innalzato l'imposizione senza fornire alla gente un adeguato ritorno, rendendo problematica la loro rielezione.
Anche il rischio, adombrato da qualche critico, che le Regioni più povere verranno penalizzate è privo di fondamento.
La nuova normativa garantirà il godimento di eguali diritti ed opportunità nella fruizione dei servizi (sanità, scuola, eccetera) in tutte le aree del Paese e le Regioni nelle quali gli abitanti hanno redditi al di sotto della media nazionale, il che comporta una ridotto gettito fiscale, godranno dei "fondi di perequazione" gestiti dal governo centrale.
Il Federalismo verrà attuato in maniera morbida. E' stato previsto un regime di transizione ragionevolmente lungo, cinque anni, per consentire, soprattutto elle Regioni del Mezzogiorno, di attuare le riforme strutturali per mettersi al passo col resto del Paese.
Né verrà reintrodotta l'ICI, nemmeno con un nuovo nome. L'imposizione fiscale – infatti – sarà rimodulata sia quantitativamente, sia qualitativamente: il disegno di legge prevede un tributo comunale di scopo per finanziare opere pubbliche, oneri dei flussi turistici e della mobilità urbana, la cosiddetta “service tax”, ma non sarà una nuova ICI.
Si tratta, in conclusione, di un federalismo «solidale», che non separa né discrimina, ma stimola ad un uso più oculato delle risorse pubbliche disponibili.
Massimo Trespidi
Coordinatore Provinciale FORZA ITALIA
Coordinatore Provinciale POPOLO DELLE LIBERTA'