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Piacenza e l'energia, una storia da non dimenticare

Una storia “triste”, ma anche da non dimenticare, perchè ha partorito un paradigma, il cosiddetto “modello Caorso”, che può ancora costituire una lezione in tempi di volontà di rilancio del nucleare nel nostro paese. Si è tradotta in un'occasione per parlare del futuro la presentazione del volume “Piacenza Capitale dell'Energia” che ripercorre la storia “energetica” del nostro territorio. Ecco i contributi di alcuni dei relatori, raccolti all'aula magna dell'Isii “Marconi”.

Pierluigi Filippi: Una storia triste quella dell'energia a Piacenza, è la storia di un'occasione perduta. Ma perdere la memoria sarebbe stato anche peggio per il nostro territorio. Col libro si è cercato di ricollocare nella storia la cronaca di una comunità: l'analisi del perchè Piacenza si ritrovò ad un certo punto al centro dello sviluppo energetico del paese, per poi svanirne quasi distrattamente. Scelte sbagliate portarono a disperdere un patrimonio importante. Oggi qualcosa è rimasto di quella stagione ed è necessario mantenere i centri di ricerca e quanto di buono è sopravvissuto. Per guardare nuovamente al futuro e ripensare a un ruolo per il nostro territorio.

Giangiacomo Schiavi: Caorso rappresenta il “nucleare all'italiana”, un pezzo importante del capitolo dell'energia italiana, ma rappresenta anche un fallimento. E' stato dimenticato il coraggio che ebbe la classe politica piacentina, che riuscì a trovare il modo di negoziare la realizzazione dell'impianto atomico e al contempo di ottenere precisi vantaggi per il territorio. Oggi nell'Italia dell'era “Nimby” si parla molto di nucleare, ma poco o nulla della sua sostenibilità sociale.

Roberto Reggi: Ho vissuto di persona l'esperienza energetica nella nostra città e ho percepito anche l'inconsapevolezza con cui fu vissuta quella stagione. Dopo lo smantellamento del polo energetico locale e del terziario avanzato si è perduto un valore aggiunto al nostro territorio. Opportunità perduta. In questi anni abbiamo conseguito grandi miglioramenti ambientali, ma abbiamo ancora un problema grande: i centri di ricerca rischiano di andare via. Stiamo cercando da mantenere sul territorio il centro di ricerca di Cesi con finanziamenti adhoc. Ci stiamo reinventando una vocazione con grandi difficoltà: dalla produzione di energia all'insediamento di laboratori di ricerca avanzata. Il territorio ha bisogno di identità e di simboli: l'energia è un simbolo che accompagna Piacenza e spero che lo accompagni per il futuro. Si parla poco nel libro dell'accordo che ha portato alla nascita di Enìa: consiglio di sviluppare il tema nella prossima edizione del libro.

G. B. Zorzoli: Un libro attuale anche dopo il suo concepimento e la sua redazione. Piacenza e il suo territorio sono predisposti sia dal punto di vista geologico che geografico per ospitare un “hub” dell'energia. Poi è arrivato un ridimensionamento. La storia dell'energia piacentina ha prodotto un terziario avanzato che dovrebbe diventare il presupposto per un rilancio dell'attività energetica. Il modello Caorso è costato fatica, ed ha inventato strutture come l'Arpa che oggi hanno un valore, hanno portato competenze e capacità da non dimenticare. Non vorrei si pensasse che volessimo riproporre il modello Caorso perchè oggi si riparla di nucleare. Che si tratti di qualsiasi infrastruttura di impatto sociale, occorre fare tesoro del modello Caorso. Spero che la lezione di Caorso possa essere assunta come fondamentale per rilanciare il nucleare in Italia. Le scorciatoie fanno solo allungare i tempi.

Nino Beretta: oggi manca una politica complessiva dell'energia nel nostro paese, con la definizione degli obiettivi e priorità rispetto all'opinione pubblica. Per contrastare la deriva del “Nimby”.

Gianluigi Boiardi: sul tema dell'energia Piacenza l'ha saputa dire lunga da molto tempo. Serve la ricerca perchè è fondamentale per innovare. Il nucleare ha cambiato lo scenario: abbiamo dovuto adattare la tecnologia a modelli importati, ma oggi è cambiato il quadro di riferimento: abbiamo bisogno di non sprecare energia. La logisitica utilizza energia e ne potrebbe produrre tanta installando pannelli fotovoltaici sui capannoni. La più grande centrale elettrica alternativa in Italia attraverso l'ottimizzazione delle risorse e il risparmio, a partire dal piano energetico regionale.

 

 
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