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Economia, in Emilia nel 2010 la crescita è dell'1,5%
L’Emilia-Romagna chiuderà il 2010 con il Pil in rialzo all’1,5%, una percentuale maggiore rispetto alla media nazionale che non supererà l’1%.  È questa l’indicazione che emerge dal Rapporto sull’economia regionale 2010 realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna.
 
Un dato positivo, quello del Pil, che induce ad elementi di fiducia in una situazione ancora difficile, con una crisi che continua a fare sentire i suoi effetti, specialmente in termini occupazionali.
 
La recessione dell’economia italiana è stata lunga. Non è stata, e non è, una crisi passeggera: è durata sette trimestri, dal secondo del 2008 sino al quarto 2009. Tecnicamente, la recessione è finita all’inizio del 2010, ma la ripresa è incerta e debole.
 
Competitività, sostenibilità, dignità del lavoro, sono le parole chiavi dello sviluppo regionale, alle quali se ne deve aggiungere una quarta: appartenenza. (Ri)scoprire l’orgoglio di appartenere a questa regione, essere fieri di inseguire una sogno collettivo, di coltivare ambizioni personali che non sono in contraddizione ma, anzi, contribuiscono alla costruzione della visione comune, di assolvere a un ruolo che è riconosciuto, apprezzato e di fattiva utilità per la società. (Ri)trovare un senso in ciò che si è ed in ciò che si fa.
 
L’Emilia-Romagna si contraddistingue per una grande apertura ai mercati esteri: questa caratteristica è tra le cause che hanno portato la regione a risentire più acutamente della crisi, ma oggi proprio questa peculiarità sta offrendo maggiori opportunità di ripresa, grazie alla crescita del commercio internazionale: l’export emiliano-romagnolo è cresciuto infatti nei primi 9 mesi del 2010 del 14,7%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.  
 
Questo dato conferma la tendenza positiva avviata con l’inizio del 2010 e sensibilmente rafforzatasi nel corso del secondo trimestre, quando le esportazioni regionali hanno messo a segno un incremento del 19,3%, e ancora di più nel terzo trimestre in cui sono salite del 20,7%. I notevoli incrementi conseguiti derivano anche dal confronto con i corrispondenti trimestri del 2009, che erano risultati sensibilmente negativi, ma trova conferma una marcata inversione di tendenza.
 
Da evidenziare anche l’accenno di ripresa degli investimenti fissi lordi, che registrano un segno positivo (+1,9%), dopo la forte flessione del 2009, e, in misura più contenuta, la lieve risalita dei consumi interni: alla diminuzione di quelli delle Amministrazioni pubbliche e delle Istituzioni sociali private, si è infatti registrato un leggero incremento della spesa delle famiglie (+0,8% nel 2010, a fronte del -0,3% del 2009).
 
Sul versante dell’occupazione, anche il 2011 sarà un anno difficile, con una crescita modesta, i cui effetti positivi saranno ulteriormente attenuati da una prevista ulteriore erosione della base occupazionale (-0,4% atteso nel 2011).  
 
A rendere ancora più incerto lo scenario sono le forti tensioni che attraversano il mercato del lavoro: nel 2009 i disoccupati a livello mondiale sono aumentati di 212 milioni, un dato impressionante e destinato ad una ulteriore crescita.
 
Gli occupati in Emilia-Romagna sono calati a circa 1.929.000 unità: -2,2% rispetto al 2009 e in termini assoluti circa 44.000 persone. La regione presenta comunque dati occupazionali superiori sia alla media nazionale che a quella della più omogenea ripartizione nord-orientale.
 

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, nei primi dieci mesi del 2010 la Cassa integrazione guadagni è aumentata da 46 milioni di ore del 2009 a quasi 100 milioni di ore (soprattutto per il ricorso alla Cig in deroga).

 

Le misure straordinarie previste dal “Patto per attraversare la crisi”, hanno tuttavia consentito di conservare welfare e modello sociale, salvando oltre 60.000 posti di lavoro e mantenendo saldo il legame tra imprese e lavoratori.

Aumentano le imprese intenzionate ad investire: questo rappresenta un segnale di fiducia e di reazione alla crisi delle aziende emiliano-romagnole che ancora guardano al futuro.

 

Gli investimenti dovrebbero aumentare del +2,1%, indice della reattività del sistema economico. Le imprese investono soprattutto in formazione del personale, innovazione e modernizzazione.

 

Le politiche della Regione per andare oltre la crisi

L’asse della Regione Emilia-Romagna è rivolto in questa direzione, con i 10 Tecnopoli e i loro laboratori (in sei piattaforme: agroalimentare; costruzioni; energia e ambiente; ICT e design; meccanica e materiali; scienze della vita), e il relativo investimento di oltre 240 milioni di euro, per garantire più collegamento tra l’ insieme della ricerca universitaria, i tanti bravi ricercatori che vi operano (spesso giovani) e il sistema economico; con la sfida dell’economia verde che già ora assicura lavoro ad oltre 230mila addetti, e 61 miliardi di euro di fatturato; con l’impegno nel passaggio “dai distretti produttivi ai distretti tecnologici”; con il progetto per rafforzare le reti di impresa e con il Fondo di Cogaranzia per dare credito a chi investe nel futuro.
 
 
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