"In tempi in cui l'odio prevaleva sulla riconciliazione, la morte sulla vita, don Beotti non era in guerra con nessuno ed e' morto dando testimonianza di pace e perdono". Lo ha detto don Claudio Carbeni, parroco di Gragnano, durante la celebrazione che sancisce l'avvio del processo di beatificazione del parroco gragnanese, ucciso dai nazisti a Sidolo di Bardi. La santa messa, cerimonia di insediamento del tribunale diocesano per la causa di beatificazione di don Giuseppe Beotti, di questo pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Gragnano è presieduta dal vescovo Gianni Ambrosio.
"Don Giuseppe Beotti e' la perla preziosa del nostro presbiterio, un esempio di santita' per tutti i fedeli. Preghiamo affinche' don Giuseppe possa essere glorificato dalla Chiesa". Cosi il vescovo Ambrosio durante l'omelia. Numerosi i rappresentanti delle istituzioni presenti alla celebrazione, dal presidente della Provincia Massimo Trespidi, alla vice presidente del consiglio comunale di Piacenza Lucia Rocchi, oltre a una delegazione del Comune di Bardi. Presenti anche i presidenti delle associazioni partigiane, Mario Cravedi per l'Anpi e Mario Spezia per l'Apc.
Al termine della funzione si è insediato il tribunale ecclesiastico preposto ad esaminare la causa di beatificazione. Ne fanno parte don Massimo Cassola, promotore di giustizia, Dario Carini, notaio attuario, monsignor Domenico Ponzini, postulatore della causa.
"L'avvio ufficiale della causa di beatificazione di don Giuseppe rappresenta non solo un momento di straordinaria importanza, festa e orgoglio - ha detto il presidente della Provincia, Massimo Trespidi - per la comunità piacentina, che ha saputo esprimere carismi di altissimo valore, come don Giuseppe, martire della carità. M la sua rappresenta un'eroica testimonianza di fede, la cui carità unita al martirio prima che di un beato, fanno di ui un uomo di straordinario valore. La sua breve storia, straordinaria nella sua semplicità, mitezza e povertà dignitosa sembra appartenere poco al nostro pensiero. E' un esempio per la società civile la classe politica piacentina".
"Don Giuseppe fu un sacerdote nato in pianura destinato a vivere sulle alture, tra i boschi delle montagne dove si rifugiavano i partigiani - ricorda il sindaco di Gragnano, Andrea Barocelli -, sempre pronto ad aiutare chi si rivolgeva a lui, compiendo una scelta consapevole dei rischi ma serena, che nessun revisionismo potrà cancellare. La lotta di Liberazione vide protagonisti cittadini con una forte coscienza morale, consapevoli di impegnarsi per un futuro migliore fino a compiere atti estremi di generosità. A 65 anni di distanza da quegli accadimenti, dobbiamo riflettere davanti a questi esempi di etica, moralità, solidarietà".
Già una precedente commissione, nominata dal Vescovo l’8 febbraio 2002 (promotrice la parrocchia di Gragnano), ha provveduto a raccogliere le testimonianze sul Sacerdote; vi è stata poi la concessione del nulla osta della Santa Sede per procedere con la causa ed ora il Vescovo ha provveduto a nominare i componenti del tribunale.
Sono membri del tribunale:
giudice delegato: mons. Renzo Rizzi
(rappresenta il Vescovo nell’istruzione della causa)
postulatore: mons. Domenico Ponzini
(segue la causa in tutte le sue fasi)
promotore di giustizia: don Massimo Cassola
(vigila che si osservi tutto quanto previsto dalla legge)
notaio: Dario Carini
(trascrive la dichiarazioni dei testi)
notaio aggiunto: Luigino Taramino
(assiste alle varie sedute e collabora)
IN BREVE LA BIOGRAFIA DI DON GIUSEPPE BEOTTI
Don Giuseppe Beotti nasce il 26 agosto 1912, quarto dei sei figli di Emilio Beotti e Ernesta Mori. Ammesso al Collegio Alberoni, il 2 Aprile 1938 riceve l’ordinazione sacerdotale e celebra la Prima Messa a Gragnano la Domenica in Albis. Inviato a Borgonovo, vi trascorre 15 mesi, intensi a livello umano e pastorale. Viene trasferito a Sidolo di Bardi (Parma).
Nel periodo della guerra si distingue per la sua indefessa carità verso partigiani, ebrei, soldati feriti. Il 20 luglio 1944 viene ucciso insieme a un chierico, Italo Subacchi, e a un sacerdote, Francesco Delnevo, che avevano trovato riparo presso di lui. Nel 1945 la salma viene traslata nel cimitero di Gragnano, dove ancora riposa.
La memoria di don Beotti è rimasta viva. Nel luglio 1977 sul monte Penna gli fu assegnata la medaglia d’oro per l’opera caritativa svolta durante la guerra. Gragnano, Borgonovo e Piacenza gli hanno dedicato una via. La Diocesi di Piacenza-Bobbio ha aperto il processo di beatificazione nel 2002. (foto tratta Il Nuovo Giornale)
L’ORA DEL MARTIRIO
Il rastrellamento operato dai tedeschi nel Luglio 1944 fu terrificante. La gente terrorizzata fuggiva mentre i paesi venivano saccheggiati e incendiati. A Sidolo i tedeschi arrivarono tra il 19 e il 20 Luglio. In preda al panico molti fuggirono. Don Giuseppe, no. Quella notte di vigilia, fu davvero una notte di Passione. I tre religiosi la trascorsero in preghiera, come Gesù nell'orto degli ulivi. Terminata la recita del rosario, don Giuseppe chiese alla sorella di preparargli della biancheria pulita, perché nel caso l'avessero ucciso, non voleva esser toccato. Il mattino, nel giro di poco tempo, Sidolo venne invasa dai tedeschi, che si precipitarono da don Giuseppe annunciando lapidari: "uccideremo tutti i pastori". Lo presero, insieme a don Delnevo e al seminarista. Furono allineati al muro di sostegno della strada. Da casa, la sorella Savina osservava disperata quanto stava accadendo. A un certo punto, i tre religiosi si scambiarono l'assoluzione e si diedero un ultimo abbraccio. Partì una raffica di mitra. Erano le 16.15 del 20 luglio 1944. Don Giuseppe aveva nella mano sinistra il breviario e la destra alla fronte, nell'atto di farsi il segno della croce. Morì subito, colpito alla tempia.
PREGHIERA COMPOSTA DAL VESCOVO MONS. AMBROSIO
O Dio, nostro Padre, il tuo sacerdote
don Giuseppe Beotti ha fatto
della sua vita un servizio costante e
gioioso di amore verso tutti e in particolare
verso i bisognosi.
Nel momento tragico della guerra non ha esitato a
subire il sacrificio della sua giovane esistenza
per il bene del gregge a lui affidato.
Sul suo esempio, concedici, o Padre, che il nostro
cammino verso di Te sia illuminato
dalla fede e dall'amore.
Per sua intercessione, donaci la grazia
che ti domandiamo...
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
mons. Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio
Con approvazione ecclesiastica