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Fine delle circoscrizioni? Ma il decentramento serve. Incontro del Pd

Che fine farà il decentramento con l’abolizione delle circoscrizioni nelle città con popolazione compresa tra i 100mila e 250mila abitanti decretata con la legge 42? Il Partito Democratico si interroga dopo gli atti promossi dal governo di centrodestra che paiono aver assestato un colpo definitivo a una delle istituzioni amministrative sul territorio. Lo ha fatto l’altra sera con un incontro promosso dall’Unione Comunale di Piacenza al quale ha partecipato Roberta Pavarini, presidente della circoscrizione NordEst del Comune di Reggio Emilia, impegnata sul fronte dell’elaborazione di una proposta di rilancio e di ammodernamento deldecentramento. Al suo fianco il segretario cittadino del Pd Christian Fiazza e in consigliere comunale Claudio Ferrari, che ha spiegato come l’iniziativa si inserisce in un ciclo di incontri di approfondimento con il coinvolgimento di gruppi di lavoro anche sul welfare, scuola e immigrazione e ambiente.

La Pavarini ha spiegato come “nessuno voglia difendere l’assetto esistente dei quartieri”, ma occorra “agire per la definizione di istituzioni nuove riguardo al decentramento urbano anche per mettere ordine in un quadro quanto mai diversificato da città a città”. “Nel giugno scorso è stato costituito a Forlì un comitato – ha ricordato – formato da 30 città che si è già incontrato con l’Anci, l’associazione dei comuni italiani, perché si faccia tramite con il governo evitare la semplice cancellazione delle circoscrizioni”. “Un
altro spiraglio per evitare – ha aggiunto – un’operazione di mera soppressione potrebbe essere un emendamento da inserire nella carta delle autonomie all’esame del Parlamento”. La Pavarini si è poi chiesta come si possa rifondare il decentramento in una situazione caratterizzata dalla crisi della rappresentanza politica in senso lato. “Anche il Partito Democratico deve compiere una riflessione – ha sostenuto – per arrivare a una proposta che contrasti l’azione di questo governo che mira a colpire i comuni e gli enti locali, a demolire gli strumenti della partecipazione. Una logica che punta solo a fare cassa partendo dalla periferia, dimenticando che si dovrebbe iniziare tagliando la burocrazia dei ministeri: il peso economico delle circoscrizioni è irrisorio e la loro soppressione porta infatti a un risparmio assai modesto”. “Per salvare il decentramento e i livelli di governo più vicini alla gente – ha sottolineato – non c’è un modello solo, ma si può attingere a diverse esperienze che funzionano anche all’estero, forum di zona e di quartiere,
consigli che prevedano la delega a consiglieri comunali e altre modalità di rappresentanza più vicine alla gente”.

 
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