"La postmodernità rende l’uomo un miserabile scarto". Bauman al Gotico
Allestimento più che mai azzeccato quello del Media Center di Piazza Cavalli e dell’auditorium del Sant’Ilario che hanno trasmesso la conferenza di Zygmunt Bauman ospite d’eccezione per la chiusura della terza edizione del Festival del Diritto. Il salone del Gotico è stato infatti preso d’assalto ben prima dell’inizio del dibattito su “Le disuguaglianze nel mondo liquido”, introdotto dal giornalista dell’Espresso Wodlek Goldkron. Un evento unico per Piacenza ospitare questo mostro sacro della cultura contemporanea europea, studioso di sociologia e autore di numerosi saggi sulla post-modernità spiegata attraverso le metafore di modernità “liquida” e “solida”.
Esordisce ricordando il suo retaggio culturale e scientifico Zygmunt Bauman, Antonio Gramsci e George Simmel, prima di lanciarsi in un excursus cronologico sui cambiamenti degli equilibri nel mondo del lavoro e nella società dal ‘900 fino alla globalizzazione contemporanea “generatrice di disuguaglianza perché asimmetrica e unilaterale; pochi sono coloro che ne traggono vantaggio: la globalizzazione è un fattore economico e finanziario, non coinvolge i diritti, il lavoro e le questioni sociali. Viviamo in un periodo storico di disuguaglianza che non ha precedenti; è saltato il rapporto di reciproca dipendenza che sussisteva fra datore di lavoro e lavoratore che c’era fino a 20 anni fa: ora il datore di lavoro è in una posizione di assoluto predominio”. E facendo notare come “un tempo esistevano le disuguaglianze fra Stati ma all’interno di essi c’era una certa omogeneità, ora queste differenze si sono assottigliate mentre sono aumentate esponenzialmente le disuguaglianze all’interno degli Stati” indicando così il carattere infra-societario globale delle iniquità contemporanee.
Parla di Crozier, di Foucault, di contratti sociali disattesi, degli scontri fra scuole sociologiche ortodosse nell’interpretare la modernità e le sue conseguenze, quella di Max Weber per esempio che lui criticò aspramente. E parla anche di consumismo:”Un sistema che rende l’uomo inevitabilmente un miserabile scarto, un escluso” a causa della mercificazione delle esistenze e dell’omologazione planetaria che non ammette eccezioni.
Un momento speciale l’incontro con Zygmunt Bauman che nel finale ha risposto alle domande del pubblico. Ma nessuna appendice ottimistica, nel suo eloquio, sul futuro delle società contemporanee, solo un appello a prendere coscienza attraverso le parole di José Saramago (premio Nobel 1998 per la Letteratura):”Quanti esclusi e poveri occorrono per fare una persona ricca?” Risposta di Bauman:”E’ giunto il momento di iniziare a fare questi calcoli”. In un mondo in cui i padroni sono sempre più padroni e i ricchi sempre più ricchi.
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