Comunicato stampa a firma dei Giovani Democratici Piacenza
La riapertura delle scuole vede il nostro Partito in “primo banco” per protestare, ancora una volta, contro le politiche di questo governo nei confronti di un tema cruciale quale è l’istruzione.
Il nostro attuale sistema scolastico ha più che mai bisogno di riforme; quella presentata dall’attuale Governo, sembra, al contrario, un tentativo di distruggere la scuola pubblica a colpi di tagli al personale, ai fondi, alle strutture. E si mancano i veri punti chiave della questione, come, ad esempio, la ricerca e le università, l’integrazione degli stranieri attraverso la scuola, il rapporto tra scuola e mondo del lavoro.
Che la situazione sia disastrosa ce lo conferma l’OECD, che, con il suo rapporto “Education at a glance 2010”, ci consegna un’immagine alquanto impietosa dell’istruzione italiana. In Italia la spesa pubblica destinata alla scuola sfiora solamente il 9% della spesa pubblica totale, relegandoci all’ultimo posto tra i paesi industrializzati. La situazione peggiore si registra all’università, dove la spesa media per studente (inclusa l’attività di ricerca) è di 8600€, cioè di ben 5000 € più bassa rispetto alla media OECD. In tutto questo, gli stipendi degli insegnanti risultano di parecchio inferiori rispetto agli altri paesi. Questi numeri risuoneranno nelle orecchie di studenti, genitori ed insegnanti come una litania già sentita. Nulla di sorprendente, dunque, per chi quotidianamente vive il disagio della scuola italiana.
Ma chi governa, come risponde? Il Ministro dell’Istruzione, che quantomeno c’è (e non è così scontato, oggi!) , cosa dice? Gli interventi più recenti del Ministro Gelmini hanno riguardato i rapporti tra il premier e il presidente della Camera (Corriere della Sera, 12 agosto 2010), la questione Fiat (Corriere della Sera, 25 agosto 2010), la sua vita privata (Il Giornale, 22 agosto 2010). E la scuola? Registriamo, in merito, le sue rassicurazioni alle scuole private, che manterranno i fondi a loro destinati, mentre, al contrario,si rifiuta di affrontare la questione dei docenti precari.
Questa situazione di estrema debolezza del sistema dell’istruzione, in Italia, si ripercuote sul presente e sul futuro, a livello individuale oltre che a livello sociale. In un periodo in cui si riflette, da più parti, sulla necessità di riportare “competitività” nel sistema produttivo italiano e in cui si guarda ad altri Paesi (ad esempio la Germania) con ammirazione e invidia per gli alti livelli di produttività raggiunti, ci si dimentica della sua base fondante: l’istruzione pubblica e universale, una questione decisiva per il destino del Paese. La promozione del capitale umano diventa, infatti, una scelta obbligata, e pre-requisito per ogni altra politica di rilancio, che va affrontata non certo con i colpi di forbice, come sta facendo questo Governo.