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Lettera dalla Francia: Sarkozy e De Villepin, Berlusconi e Fini

Riceviamo e pubblichiamo dal nostro amico Aurelio Ferraguti, piacentino di Francia, la sua corrispondenza.
 

NUOVA DESTRA: IL MODELLO ITALIANO E QUELLO FRANCESE

Prendo spunto da quanto sta avvenendo in Italia con la spaccatura politica nell'ambito del centrodestra italiano dopo la espulsione di fatto di Gianfranco Fini dal PdL avvenuta il 29 luglio scorso e , soprattutto, dopo il discorso dello stesso Fini a Mirabello della domenica passata. La destra italiana è in un certo senso un po' anomala rispetto ai partiti liberal-conservatori d'europa, in particolare rispetto al UMP il partito del presidente Sarkozy per la figura di quel leader carismatico, indiscusso ed indiscutibile che risponde al nome di Silvio Berlusconi. Berlusconi in effetti è qualcuno di anomalo nella politica mondiale. Si pensi soltanto al suo enorme potere mediatico, che non sarebbe tollerato altrove per chi fa politica, alle sue vicende personali, dalle escort alla corruzione, che avrebbero portato qualsiasi altro leader alle dimissioni o ancor peggio alla messa in stato d'accusa. In Italia tutto cio' non è avvenuto, anzi, fino all'estate i sondaggi davano ancora il presidente ed il suo partito in buona salute a livello di consenso nella popolazione. Ma dopo lo strappo del 29 luglio, qualcosa è cambiato nella destra italiana. Fini, forse anche per ragioni di incompatibilità personale, ha evidenziato il malumore di tanti cittadini e militanti difronte alla manacnza di democrazia interna nel partito, di accettazione del dissenso, insomma di concetti chiave per chi si dice autenticamente liberale. L'accelerazione della spaccatura e quindi della crisi della destra ha poi trovato il suo naturale sbocco nel discorso di Mirabello, nel quale Fini ha proposto un altro modello di partito, un altro modello di destra, sicuramente più liberale ed europea. Qui in Francia la situazione è totalmente differente. Nicolas Sarkozy non gode più da tempo dei favori della maggioranza dei francesi. La crisi economica, la forte disoccupazione, lo scandalo dell'affaire Bettencourt, ma anche la politica xenofoba contro i rom, espulsi anche se cittadini europei, la polemica sulla cittadinanza e da ultimo la proposta di riforma delle pensioni con innalzamento dell'età pensionabile (che da noi in Italia è comunque più alta di quella proposta dalla riforma francese) hanno contribuito a affievolire il feeling del presidente con i francesi.
E l'UMP? Il partito del presidente è in fermento. Il partito è diviso, tanto che già si è proposto come candidato alla successione di Sarkozy all'Eliseo nel 2012 l'ex primo ministro De Villepin, il quale, detto per inciso, sta conseguendo successo tra i militanti della destra liberale francese. Il partito peraltro ha da sempre avuto un grande dibattito interno, giacchè una forza politica di grandi dimensioni non puo' certo vivere di « pensiero unico » ma deve articolarsi in correnti di pensiero attaverso un proficuo dibattito interno. Già proprio quello che è mancato alla destra italiana per la presenza di un leader « ingombrante » come Berlusconi.
I francesi, che peraltro non sono molto interessati dalle vicende politiche dl nostro Paese, non hanno mai avuto e oggi lo hanno ancor meno una grande stima verso Berlusconi considerato effettivamente come un piccolo despota più volte « gaffeur » donnaiolo ed arrogante, ma certamente non stimano più, in gran parte, neppure il loro presidente che pure avevano eletto a grande maggioranza. Qui in Francia si andrà a votare per le presidenziali nel 2012 e successivamente per il Parlamento. L'impressione, peraltro avvalorata dai risultati delle recenti elezioni regionali che hanno assegnato all'UMP solo l' Alsazia mentre tutte le rimanenti regioni sono andate alla sinistra  fanno pensare ad una prossima sconfitta della destra francese, a meno che proprio dal dibattito interno non spunti una candidatura nuova (per esempio De Villepin) o una politica nuova più attenta ai bisogni dei francesi. Succederà lo stesso in Italia? Staremo a vedere, certamente nulla sarà più come prima.


Aurelio Ferraguti

 
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