|
|
|
|
"Salviamo il Po". A Monticelli patto tra sindaci |
|
|
Un patto tra sindaci per salvare il Po dai problemi dell'inquinamento, della navigabilità e dello spettro di un ritorno al nucleare. Questo è l'intento di amministratori locali e confinanti del cremonese, lodigiano e parmense intervenuti all'iniziativa del Comune di Monticelli in collaborazione con l'associazione del consigliere provinciale Gianluigi Boiardi sul Grande Fiume.
- LA NAVIGABILITA’ e IL PROGETTO DELLA CONCA - Navigazione commerciale e turistica. La prima decisamente più “faticosa” da realizzare rispetto all'altra. A sottolinearlo Ivano Galvani e Alessio Picarelli, rispettivamente Aipo e AdbPo: “Rilanciare la navigabilità commerciale non è facile perché l’opportunità che il Po possa essere una risorsa per lo sviluppo l’abbiamo persa subito dopo la seconda Guerra Mondiale. Siamo in un contesto dove il libero mercato la fa da padrone: e il trasporto merci su gomma e ferro non hanno rivali come assi di distribuzione. Bisogna lavorare sul territorio ed è indispensabile la pianificazione”. Una pianificazione che, negli anni passati ha visto ripartire il progetto della Conca di Isola Serafini. Il progetto della realizzazione della nuova conca di Isola Serafini e di un tratto di canale navigabile prevede il superamento dell’omonimo sbarramento. L’imbocco a monte è posto in corrispondenza dell’avamporto della conca attuale, mentre lo sbocco avverrà nel tratto di fiume a valle del ponte stradale fra Monticelli e Isola Serafini. In questo modo verrà superato un ostacolo che in passato ha creato dei problemi alla manovra delle imbarcazioni in uscita dalla conca. La conca esistente non verrà più utilizzata per la navigazione, ma in parte sarà riutilizzata quale sede per la costruzione delle opere di risalita dei pesci. Il progetto comprende inoltre le necessarie modifiche alla viabilità locale, che richiedono la realizzazione di un nuovo ponte sopra il canale navigabile e l’arretramento dell’argine su cui scorre la strada comunale fra San Nazzaro e Isola Serafini. le risorse sono arrivate. Ora siamo arrivati quasi alla fine. E’ un’operazione di circa 50 milioni di euro ed entro l’anno si dovrebbe essere in grado di partire. E finalmente, nel giro di tre anni, l’opera sarà realizzata. All’interno del progetto, ci sarà anche l’impianto di risalita dei pesci.
- L'INQUINAMENTO – Dalle drammatiche conseguenze degli sversamenti del Lambro e dell'
Olona all'ultima tragica vicenda di marzo, quando 600mila litri di petrolio sono fuoriusciti da una raffineria nei pressi di Milano a causa di un’azione di sabotaggio e hanno pervaso il Po fino alla provincia di Parma. A rendere in cifre il tema dell'inquinamento, il presidente dell'Ordine dei Medici di Piacenza Giuseppe Miserotti: Esiste invece un rilascio continuo derivante dagli scarichi urbani e industriali, dalla dispersione di pesticidi e dei composti chimici largamente usati nell’agricoltura intensiva, gli scarti delle lavorazioni chimiche, i residui dei farmaci, dei radionuclidi abbondantemente usati in diagnostica e terapia medica, i radionuclidi radioattivi a lunghissima emivita che nella zona di Caorso sono stati per anni eliminati dalla centrale nucleare. Né si dimentichi che il particolato presente nell’aria dell’inquinatissima Val Padana secondo alcuni studi influisce circa per un terzo dell’inquinamento totale dei corsi d’acqua. Ricordo che le sostanze chimiche impiegate nel mondo industriale sono circa 63 mila anche se il carico ambientale è determinato per il 90% da circa tremila di questi composti. Ogni anno almeno mille sostanze di sintesi vengono immesse sul mercato senza conoscerne effetti e impatto su ambiente e salute dell’uomo e degli animali. Almeno 4500 dei composti impiegati sono altamente pericolosi perché non si decompongono e tendono all’accumulo nei tessuti degli organismi viventi, alterandone il sistema ormonale, causando tumori, disfunzioni del sistema produttivo, alterazioni del sistema immunitario, interferenza con i meccanismi di sviluppo e con i normali processi di crescita. Queste sostanze possono persistere nell’acqua a nei terreni anche vent’anni senza essere metabolizzate. Possono essere trasportate a grande distanza sia per motivi di natura fisica (venti ,correnti,) che per assorbimento da parte di alcuni uccelli (es. i migratori). I pesci sono assai spesso contaminati. Entrano nella catena alimentare animale e poi umana. E la catena umana, come la natura, non perdona mai”.
Tema questo su cui il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine non ha risparmiato critiche: “L'indagine sulle cause e le responsabilità è ancora in corso, ma il fatto oltremodo allarmante è che non si sa ancora oggi cosa contenevano veramente i serbatoi della lombarda petroli. Di sicuro idrocarburi di caratteristiche fisiche corrispondenti a gasolio e olio combustibile ma non si sa se si trattava di prodotti per la commercializzazione o di scarti e residui da riprocessare. Nel secondo caso, si sarebbero quindi riversati in Po componenti chimici altamente pericolosi, metalli pesanti e prodotti cancerogeni. Sappiamo – informalmente – che sarebbero state disposte da Regione Lombardia nuove analisi sui campioni di residui prelevati dai serbatoi. Il 3 settembre Arpa Lombardia ha presentato un ultimo rapporto dove emergono dati inquietanti, che occorre sottolineare sia sulla presenza di PCB sia di idrocarburi. Per quanto riguarda i PCB le analisi dei sedimenti effettuate a valle della Lombarda Petroli a marzo e aprile mostrano valori compresi tra 0,033 e 0,535 mg/Kg. Valori altissimi. L'8 luglio sono stati effettuati prelievi nel Po a monte e a valle della confluenza del Lambro. Per i PCB i valori riscontrati sono compresi tra 0,000455 e 0,01953, ad eccezione dei punti in prossimità della foce del Lambro dove, in un caso, si è riscontrato un valore pari a 0,67 mg/Kg”. Dei campioni di sedimenti prelevati a luglio in Lambro non sono ancora disponibili. In ogni caso, quell’acqua è servita ad irrigare i campi. Sono invece disponibili i dati sui campioni di sedimenti effettuati in prossimità di foce Lambro, che presentano concentrazioni rispettivamente di 453 e 615 mg/kg. “Dai dati presenti – conclude Di Simine - è possibile ipotizzare verosimilmente che lo sversamento di febbraio si è aggiunto con i suoi carichi di idrocarburi e PCB ed altro ancora ad una situazione di inquinanti pesante già presente, pur mancando le analisi dei sedimenti precedenti ed il tutto si riversa nel Po ed è soprattutto il tratto Piacentino ad esserne coinvolto. Ancora oggi mancano le analisi degli idrocarburi e PBC dei sedimenti fino ad Isola Serafini e questo è un fatto grave, come grave è il ritardo nella bonifica e la mancanza di fondi destinati a ciò”.
- IL NUCLEARE E IL DISEGNO DI LEGGE: Alla proposta del Governo di un ritorno all'energia nucleare, risponde Gianni Mattioli con la presentazione di una Legge di iniziativa popolare per la quale anche a Piacenza si stanno raccogliendo le firme: “La strada su cui procedere è quella a cui ci impegna la strategia decisa in sede europea: entro il 2020, realizzare il 20% di risparmio energetico e il 20% di fonti rinnovabili. Si tratta di obiettivi, dal punto di vista quantitativo, assai più rilevanti del programma nucleare del Governo. Su questa strada può anche decollare una prospettiva industriale di qualità, ma si tratta di una scelta alternativa a quella nucleare, dal punto di vista delle risorse disponibili: economiche, di ricerca, delle imprese. L’energia nucleare non è abbondante: essa fornisce oggi al fabbisogno mondiale di energia elettrica un contributo pari al 15% e, secondo la stima dell’Agenzia Onu per l’Energia Atomica, a questo ritmo, c’è uranio fissile – cioè l’uranio 235 - solo per 70 anni: se dunque si volesse almeno dimezzare la massiccia incidenza dei combustibili fossili (~66%), bisognerebbe almeno triplicare in tempi rapidi la percentuale nucleare. Se dunque volessimo fare dell’energia nucleare una vaga alternativa ai combustibili fossili, ne avremmo per 20-25 anni: cioè ci scanneremmo per l’uranio come ci scanniamo per il petrolio. L’energia nucleare non è pulita: come ci ricorda l’Agenzia Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Ionizzanti, dosi comunque piccole di radiazioni, aggiungendosi al fondo naturale di radioattività, possono causare eventi sanitari gravi ai lavoratori e alle popolazioni, nel funzionamento “normale” degli impianti e, ovviamente, nel caso di incidenti. Fuor da ipocrisie, la definizione ICRP di Dose Limite di radiazioni ai lavoratori degli impianti e alle popolazioni ivi residenti non significa dose al di sotto della quale non c’è rischio, ma quella dose “alla quale sono associati effetti somatici (tumori, leucemie) o effetti genetici che si considerano accettabili a fronte dei benefici economici associati a siffatte attività con radiazioni”. La legge di iniziativa popolare si pone come obiettivo una svolta radicale e globale nelle politiche energetiche a favore delle fonti rinnovabili e di usi razionali ed efficienti dell’energia. La impongono il tendenziale esaurirsi del petrolio, più in generale delle fonti non rinnovabili e la drammatica accelerazione dei cambiamenti climatici. O si agisce subito o alla crisi economica e sociale, che sta sconvolgendo la vita di miliardi di donne ed uomini, si intreccerà sempre di più quella ambientale e climatica. Entrambi i problemi per essere risolti obbligano a notevoli discontinuità ed innovazioni nelle politiche economiche, in quelle fiscali ed industriali e negli stessi comportamenti e stili di vita delle persone. Da subito vanno prese decisioni politico programmatiche per avviare una globale e graduale transizione dall’attuale dipendenza dalle fonti fossili verso l’uso razionale ed efficiente delle fonti energetiche rinnovabili, pulite e prive di effetti collaterali se non quello di sostituire le importazioni di petrolio con lavoro ed occupazione, che nel 2020, nella sola Italia, potrebbe contare oltre 300.000 nuovi posti di lavoro. E’ questa la strada su cui si è incamminata l’Europa con la decisione unilaterale e vincolante per i suoi stati membri di ridurre, entro il 2020, le emissioni climalteranti del 20% realizzando, entro la stessa scadenza, un aumento sempre del 20% sia dell’efficienza energetica sia dell'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili”.
Sul tema interviene l'assessore regionale all'Ambiente Sabrina Freda, che riporta la posizione della Regione Emilia Romagna: “ Il nucleare a Caorso è un’idea bocciata dai cittadini e dalla logica. Pensare di ricreare una centrale nucleare in un territorio duramente provato dalla precedente esperienza, e oggi oggetto di un costoso smantellamento già in fase avanzata, significa non tenere in considerazione né la salute e la sicurezza dei cittadini, né il benessere di Piacenza e della intera Emilia-Romagna. La Regione Emilia-Romagna - concludono - non accetta né accetterà soluzioni sulla pelle dei cittadini: il nostro non è un “no” ideologico al nucleare, ma la serietà e delicatezza del tema impongono particolare responsabilità”.
I 180 MILIONI DI EURO PER IL FIUME PO – E' il presidente della Provincia di Mantova Maurizio Fontanili a ripercorrere la storia della Consulta: “Nell’ultimo mezzo secolo si sono registrati estesi e rilevanti abbassamenti del fondo dell’alveo di magra del fiume Po, con importanti gravi conseguenze sulla stabilità delle opere di attraversamento ed alle opere di presa ai fini irrigui, potabili ed industriali poste lungo il Po, sempre più in difficoltà nei periodi di magra del fiume. Tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005 la Provincia di Mantova istituiva un tavolo tecnico denominato “Gruppo di lavoro Fiume Po” con l’obiettivo di analizzare i problemi che attanagliano il Grande Fiume e individuare le possibili azioni da porre in essere. L’attività del tavolo tecnico portava alla predisposizione della Relazione Conclusiva datata 23 febbraio 2005, che poneva le basi per il successivo Convegno "Il Po: un fiume da salvare – Proposte per arrestare il dissesto idrogeologico", svoltosi a Mantova nel maggio 2005. Nel corso del Convegno veniva sottoscritto il “Protocollo d’intesa per la tutela e la valorizzazione del territorio e la promozione della sicurezza delle popolazioni della valle del Po”, stipulato in data 27 maggio 2005 tra le tredici Province rivierasche del Po e l’Autorità di bacino. Dal Protocollo scaturiva il Progetto Speciale Strategico “Valle del Fiume Po”. Grazie ad un intenso lavoro svolto dalle Province in sinergia con l’Autorità di bacino del Fiume Po, per tale progetto la Delibera CIPE n. 166/2007 previde uno stanziamento di 180 milioni di euro a valere sulle risorse FAS nell’ambito del QSN 2007-2013. Con delibera CIPE n.62/2008, lo stesso fu approvato con prescrizioni. Tuttavia, le successive scelte dell’attuale Governo portarono alla riprogrammazione delle risorse FAS, ivi comprese quelle previste per il PSS “Valle del Fiume Po”. Nonostante ciò è proseguita l’attività della Provincia di Mantova per realizzare alcuni degli interventi previsti nel documento, tra i quali, accanto alle ciclabili ed agli attracchi fluviali, vogliamo ricordare il monitoraggio del fiume e la rinaturazione delle golene di Po. Ora, nel mantovano occhi elettronici costituiti da sofisticate telecamere scrutano il Fiume ventiquattro ore su ventiquattro e le immagini catturate sono utilizzate dalle Forze dell’Ordine per le loro indagini”.
|
|
|
Voci correlate:
|
gianluigi boiardi:
|
monticelli
|
po
|
|
Commenti: |
|
|
L'inquinamento si può ridurre
|
E' possibile ridurre considerevolmente l'inquinamento adottando un nuovo sistema brevettato di smaltimento dei r.s.u.,molto economico e non inquinante,che posso descrivere a chi ne sia interessato.
Genova - aldocannavo@fastwebmail.it
|
Aldo Cannavò
|
07/09/2010 23.48
|
|
|
|
|
|