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Lista Spi-Cgil, cinque domande a Guglielmo Epifani

 "Caro Segretario le vicende in corso da mesi nella Camera del lavoro di Piacenza, Ti sono certamente note, poiché per il loro rilievo, hanno valicato i confini locali, arrivando addirittura nelle aule parlamentari". Comincia così la lettera aperta che il coordinamento "Lista Alternativa" Spi-Cgil ha inviato al segretario generale Cgil Guglielmo Epifani.

"Attraverso questa lettera aperta - scrivono Carlo Berra, Rinaldo Balduzzi, Gian Franco Baldoni, Anselmo Ramponi e Lino  Paraboschi -  nel comunicarti la nostra decisione di ricorrere con rito ordinario ad un Tribunale della Repubblica per vederci riconosciuto il diritto ad essere rappresentati negli Organismi dirigenti in ragione dei voti ottenuti nel recente congresso, riteniamo di porti pubblicamente alcune domande".

 

Può risultare una motivazione convincente per farci desistere dall’intraprendere la via giudiziaria l’affermazione: “Il Congresso è finito e i suoi risultati non si discutono, anche se ciò contrasta con le più elementari norme in materia elettorale?”

 

Può la CGIL, il sindacato che ha fatto della tutela e difesa dei diritti la sua bandiera, accettare al proprio interno, che strumenti di garanzia utilizzando frasi sibilline esempio: “ i voti sono validi”, non attribuirli conseguentemente alla lista che li ha ottenuti?

 

E’ vero o no, che in conseguenza dello “SCANDALO” delle “DELEGHE FALSE” SPI e l’emergere di conti segreti paralleli a quelli ufficiali nella solo disponibilità degli ex segretari FIOM e FIM, nella Camera del Lavoro di Piacenza è aperta una grave questione morale tuttora irrisolta?

 

E’ una soluzione accettabile quella di avere “estromesso” dalle cariche primarie del territorio, i quadri che correttamente hanno cercato di affrontarla rapportandosi con le strutture regionali e nazionali, mentre coloro che risultano indagati restano tuttora al loro posto?

 

E’ nel costume e nella prassi della CGIL, di fronte a posizioni critiche, porre in atto “DIVIETI” atti a limitare o annullare il diritto per gli iscritti, o minoranze, dell’uso dei locali per riunirsi? Oppure intervenire con circolari per troncare d’imperio collaborazioni esterne con professionisti, per il solo fatto di avere accettato la patrocinazione della causa sulla rappresentanza?

 

Forse - continuano -  i problemi sollevati dalle nostre domande, se posti a confronto con le condizioni generali del Paese, possono apparire di scarsa consistenza, e per alcuni addirittura irrilevanti, Noi restiamo convinti, che democrazia e diritti rappresentino un tuttuno con i problemi più generali del lavoro.

 

Per queste ragioni - concludono - pensiamo che la Tua mancata visita a Piacenza prevista per l’11 Giugno scorso, possa essere utilmente recuperata nell’immediato futuro, quale segno di attenzione, verso una Camera del Lavoro, che nel corso della sua storia centenaria, ha sempre saputo reagire alle difficoltà".

 

 

 

 

 

 

                                                                                

 
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