L’imam di Piacenza, l’egiziano Mohamed Shemis, è in Italia dal 1990 e ha vissuto varie fasi della storia recente del nostro paese: dal declino di Craxi ai governi Berlusconi. Come a molti Arabi anche a lui piace chiacchierare di alta politica e ci tiene alle sfumature quando c’e’ da combattere i pregiudizi che molti musulmani subiscono a causa della cattiva reputazione di pochi correligionari: "Credo che se un imam a Gaza o a Baghdad esprime concetti violenti lo faccia perché risponde a un particolare contesto politico e viva una condizione sociale di grande miseria”, e continua, alludendo alle facili generalizzazioni: ”Quando nelle guerre balcaniche molti musulmani furono uccisi barbaramente nessuno ha mai pensato di attribuire queste atrocità al Cristianesimo”.
Il riferimento evocato dall’imam è quello del massacro di Srebrenica, dove oltre 10.000 civili bosniaci musulmani furono trucidati dalle milizie serbo-bosniache nel luglio del
1995.
A Piacenza, i musulmani convivono negli stessi quartieri e spesso nelle stesse palazzine del resto della popolazione migrante in città: vicino ai cattolicissimi Ecuadoriani e Dominicani di Via Roma e della zona della stazione, piuttosto che a fianco dei Macedoni e dei Serbi di fede ortodossa che popolano le zone di viale Dante.
Ma nessuna caricatura di conflitto etno-religioso rionale:”Piacenza ha un immigrazione molto tranquilla e laboriosa - afferma Shemis – come la maggior parte degli immigrati noi musulmani conduciamo una vita semplice fatta di lavoro e di famiglia, per chi ce l’ha”.
Un uomo prudente e preparato Mohamed Shemis, consapevole di dove abita e cauto nella sua veste di imam, ma soprattutto una persona cosciente delle problematiche dei migranti nel contesto cittadino:”Il primo problema dei migranti, musulmani o meno, è l’occupazione, non i crocifissi nelle aule; molti dei miei correligionari hanno perso il lavoro e cerco di infondere loro fiducia e coraggio”.
Una figura di riferimento imprescindibile per la comunità dei musulmani di Piacenza anche per coloro che non sono proprio scrupolosi nell’osservare tutti i precetti coranici:”Lo conosciamo bene tutti, raccoglie fondi per le persone della comunità che si trovano in difficoltà, perché qui nessuno ci aiuta davvero”, dice il marocchino Omar di via Roma, non proprio il modello del frequentatore della sala di Torrione Fodesta ma che tuttavia osserva scrupolosamente il Ramadan.
Perché se il gregge di Mohamed Shemis talvolta sbanda nella bionda doppio malto, anche il più marcio dei marci di Via Roma nel periodo del Ramadan si asterrà dal consumare alcolici:”Non sono ipocrita, infrango la mia religione tutti i giorni e per questo motivo non andrò alle preghiere pubbliche della scuola Mazzini, tuttavia osservo sempre il Ramadan” conferma l’algerino Mohamed soprannominato “Il duca”, presenza storica di Via Roma, da oltre 20 anni residente in città.
Ma la prova più affidabile di un’osservanza religiosa diffusa anche fra coloro che non vanno mai in sala di preghiera e che a maggior ragione non vi andranno nel periodo del Ramadan, gli stessi che tirano tardi davanti ai negozietti che vendono birra, la fornisce la scrupolosa contabilità dei commercianti etnici della zona:”Nessuno degli habitué musulmani del posto beve birra durante il mese del digiuno, nemmeno il cliente più affezionato ” garantisce con sottile rammarico per gli affari il bengalese Baba, proprietario di uno shop in via Roma.
Di tutte queste contraddizioni è però ben cosciente l’imam:”So che molti musulmani qui in città bevono alcol o fanno altre cose sconvenienti, non posso certo impedire che ciò accada, ma nella sala di preghiera sono tutti benaccetti”.
E alle numerose e insospettabili persone che abitano il nostro paese e forse la nostra città e che nutrono una riluttanza silenziosa nei confronti dei migranti per giunta musulmani, l’imam si rivolge idealmente, ancora una volta in modo saggio:”L’Islam è una religione plurale che può adattarsi in contesti diversi anche occidentali, perché non è un credo rigido e monolitico ma ha vari gradi di interpretazione, come tutte le religioni d'altronde. In Europa, e in Italia in particolare, la nostra religione esprime pace e volontà di integrazione”.
Come dire: è tempo di prendere coscienza che la società plurale e multietnica coincide anche con la società pluriconfessionale.
(Terza puntata. Fine)
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