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Cavallo dell'Appennino riconosciuto come razza autoctona

Il 'Cavallo dell'Appennino' è stato inserito nel registro anagrafico nazionale delle razze-popolazioni equine a limitata diffusione. L'assessore Rabboni: "Questa razza rappresenta oggi un patrimonio nazionale, da tutelare come elemento di biodiversità".
Bologna - Il ‘Cavallo dell’Appennino’ è stato inserito nel registro anagrafico nazionale delle razze-popolazioni equine a limitata diffusione. L’inserimento, sancito da un decreto ministeriale, è frutto dell’azione propositiva dell’assessorato Agricoltura della Regione Emilia-Romagna e della fattiva collaborazione con la Regione Toscana, del ministero dell’Agricoltura e dell’Associazione italiana allevatori.
«Il traguardo raggiunto – ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni - è il meritato riconoscimento all’impegno profuso dagli allevatori che, nonostante i notevoli sacrifici, continuano a mantenere viva l’attività zootecnica nelle nostre montagne. Ancor più significativo che questo arricchimento del patrimonio della biodiversità, con l’aggiunta di un nuovo elemento all’elenco delle razze autoctone del territorio regionale, avvenga nel proprio nel 2010, proclamato dall’Onu “Anno Internazionale della biodiversità».
Tutti i cavalli che rispondono alle caratteristiche dello standard di razza approvato potranno essere iscritti al registro anagrafico. Il Cavallo dell’Appennino è particolarmente adatto all'ambiente di montagna ed è dinamico, intelligente e di forza fuori dal comune. Ideale per la produzione di carne ma anche per l’utilizzo da lavoro e da diporto (tiro, sella, turismo equestre), grazie alle doti di robustezza, frugalità, carattere docile e buone caratteristiche per l’equitazione.
Attualmente si contano circa 300 fattrici nella sola Emilia-Romagna e poco meno di 2000 diffuse in tutte le zone collinari e montane d’Italia, dalla Sicilia alla Lombardia.«Questa razza – ha aggiunto l’assessore Rabboni - rappresenta oggi un patrimonio nazionale, da tutelare come elemento di biodiversità e di presidio di territori fragili dal punto di vista ambientale e a rischio di spopolamento, ai quali può offrire un’opportunità economico-produttiva. Inoltre con questo inserimento si realizza in tal modo il presupposto per poter beneficiare della misura 214 del Piano di Sviluppo Rurale finalizzata alla conservazione delle razze a rischio di abbandono, altro fattore che può supportare l’economia delle zone marginali».
La razza ha origini lontane: i primi esemplari sono stati importati dalla Svizzera alla fine degli anni ’60 nell’azienda dell’imprenditore Vittorio Ortalli, situata sulle colline reggiane; da qui la razza ha trovato immediata diffusione nell’areale dell’Appennino Tosco-Emiliano, popolando le zone calanchive, caratterizzate da pascoli poveri ed elevate escursioni termiche tra estate e inverno. Il cavallo, adattandosi negli anni al territorio, ha sviluppato ancor più le peculiari doti di rusticità ed adattabilità, integrandosi nel tessuto ambientale e socio-economico.

 
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