“Sto seguendo a distanza, ma con molta apprensione, l’evolversi della situazione per le scuole piacentine. Le cifre contenute nella bozza regionale per l’adeguamento degli organici dimostrano, purtroppo, che i timori espressi nei mesi scorsi dal sottoscritto, accanto agli insegnanti e ai genitori, erano tutt’altro che infondati”: è un’amara constatazione, quella che l’assessore al Futuro
Giovanni Castagnetti invia dal Brasile, dove sta seguendo il progetto comunale Kamlalaf.
“Per troppo tempo – scrive – a fronte delle voci levatesi dal mondo sindacale e delle proteste di famiglie e lavoratori, chi prende le decisioni di cui vediamo oggi le conseguenze ha minimizzato, tentando di usare toni rassicuranti e volti a stigmatizzare, come polemica strumentale, quella che in realtà era la denuncia oggettiva e documentata di un sistema scolastico allo sbando”.
“In questi giorni – prosegue l’assessore, riferendo di averne parlato anche col sindaco Reggi – qui in Brasile mi sono seduto tra banchi di scuola poveri e semplici, in aule prive di dotazioni di base e di qualsiasi tecnologia, ma ho percepito fortemente, anche in questo contesto, la determinazione di un intero Paese a puntare sulla formazione delle giovani generazioni per conseguirecrescita e sviluppo. Perché, nell’Italia di un Governo che tanto ha vantato le tre I (informatica, inglese, impresa) come modello innovativo di istruzione, ci troviamo invece a fare i conti con una scuola che finirà con l’escludere i più deboli, abbandonare le famiglie, ridurre la sicurezza e non poter assicurareneppure l’assistenza di base? E’ la stessa domanda che ci siamo posti, scendendo in piazza accanto a insegnanti e genitori, nelle scorse settimane.
Il Comune di Piacenza – conclude Castagnetti – continuerà a far sentire la propria voce perché la scuola piacentina non sia lasciata alla deriva, ma la situazione è molto seria e il Governo deve assumersi le proprie responsabilità, nel momento in cui sceglie di tagliare sulla qualità della scuola, nell’accezione basilare del termine: come realtà di accoglienza e integrazione, capace di assicurare, a tutti, un cammino di formazione e crescita personale. Questa non è una protesta politica, ma una questione civile che riguarda ciascuno di noi: lo dico confermando piena solidarietà ai lavoratori, alle famiglie e ai loro rappresentanti”.