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Calza (Pd): "Siamo assenti dall'area cattolica"

 Il Pd, secondo il progetto originario, doveva porsi sul piano nazionale come un partito nuovo,
plurale, di centro-sinistra , frutto della sintesi culturale tra le diverse tradizioni cattolico-
democratica liberal-democratica e socialdemocratica e come partito interclassista, capace di
rispondere alle attese della società italiana nel suo complesso, senza antichi blocchi sociali di
riferimento e quindi non disponibile ad appaltare ad altri né il centro né la sinistra.
Mi pare di poter dire, dati alla mano, che il progetto non decolla e che pertanto persone
responsabili, ed intellettualmente oneste, che davvero tengono alla riuscita del progetto
,abbiano il dovere di porsi il problema e chiedersi quali siano le ragioni di queste difficoltà di
dialogo con i cittadini .
Dopo il buon risultato elettorale del 2008 è stata tutta una moria di voti: oggi i Democratici
si attestano intorno al 27-28%. Una recente indagine Swg sul voto dei cattolici praticanti alle
regionali 2010 , commissionata dai cristiano-sociali, mette in evidenza che il centro-sinistra
ha tra i cattolici una distanza di quasi 14 punti dal Pdl.
Dall’Osservatorio Politico di Roberto D’Alimonte emerge che il Pd ha un bassissimo livello
di consensi nelle regioni del Nord, dove , superato dalla Lega, non è neppure il secondo partito.
Al fondo della debolezza elettorale del Pd c’è la ristrettezza della sua base sociale. Il Pd non è
il partito dei lavoratori autonomi, né quello degli artigiani e commercianti. Ma neppure quello
degli operai, dei giovani e dei disoccupati.E’ assente dal mondo agricolo. Si registra quindi
in categorie economiche strategiche per lo sviluppo del paese, un deficit di rappresentanza
talmente grave che non può essere sottovalutato.
Perché uno spettro tanto ampio di categorie produttive non ha fiducia nel PD? Perché il
mondo cattolico, dal 2005 al 2010, si è spostato fortemente verso il centrodestra? Queste
sono, insieme alla questione morale, alle regole e ai conflitti di interesse (sì, anche i nostri
conflitti di interesse), le domande che ci si deve porre all’interno di un percorso congressuale,
che al contrario, in assenza di questi approfondimenti, non avrebbe alcun senso e soprattutto
rinuncerebbe implicitamente ad affrontare i problemi e a ricercare le modalità più idonee a
risolverli.
Porre queste questioni non significa voler dividere il partito ma voler bene al progetto …
Si potrebbe obiettare: può un congresso a livello locale fornire risposte adeguate? Certo che
no, ma può servire a discutere, sollevare problemi, suggerire soluzioni, in altri termini, può fare
politica e cultura. Se si vuole costruire un futuro bisogna far colloquiare politica e cultura.
Martinazzoli ripete da anni che la riabilitazione della politica non potrà venire da essa ma
da ciò che “la precede e la forma”: il sociale, il mondo dei valori, della moralità e della
coerenza personale. Questo vale in generale per tutti i partiti ma tanto più deve valere per chi
ha scommesso sul progetto del Partito Democratico..
Insistiamo sui contenuti, sul progetto originario ,sulla qualità etica e la credibilità dei nostri
rappresentanti. Riaprendo un vero dialogo con la società, rispettando la volontà degli elettori e
servendoci, quali tramite con le diverse categorie sociali ed economiche, d i persone che per
storia, esperienze di vita e cultura siano da loro riconoscibili e credibili .Le persone non sono
intercambiabili e riconosciamo che non sempre, chi piace al capo, piace alla base….
In altri termini: discutiamo di valori e di idee e contribuiamo al dibattito culturale.. Il nostro
congresso sarà così una opportunità di crescita e non una conta.
Patrizia Calza – Area democratica

 
Voci correlate:
  • Partito democratico
  • Patrizia Calza
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    Commenti:


    un partito senza credibilità...
    sia per che vi vorrebbe tutelasse i suoi interessi...sia per chi lo vorrebbe libero da interessi ! fatto il partito... manca ancora il programma !
    ilguru
    03/06/2010  11.17


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