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Oltre il Pil: il rapporto della Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi

Nel settembre del 2009, vale a dire un anno dopo l'inizio della crisi economica mondiale, una commissione presieduta dal premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz (http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Stiglitz)  raccomanda una nuova misura della ricchezza, che tenga più conto del benessere della gente. Una misura che la Francia vorrebbe far adottare dai suoi partner europei.

I principali organi di stampa italiani non hanno dato particolare enfasi alla notizia. D’altronde è ben più importante dare spazio alle intemperanze verbali, e non solo, del nostro Premier, oppure all’ultimo litigio della coppia Belen-Corona, piuttosto che a notizie incomprensibili che servono solo ad annoiare un Paese già messo alla dura prova da notizie, false e tendenziose, in merito ad una probabile difficoltà ad uscire (dignitosamente) dall’attuale crisi economica.

Della serie: ciò che sta accadendo in Grecia, non molto distante dal nostro amato Paese, a quanto pare “non docet”.

Il rapporto, coordinato da Joseph Stiglitz, Amartya Sen (http://it.wikipedia.org/wiki/Amartya_Sen) - entrambi premi Nobel per l’economia - e Jean-Paul Fitoussi (http://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Paul_Fitoussi) , presidente dell'Osservatorio francese delle congiunture economiche (Ofce), propone di sviluppare nuovi strumenti di misura della ricchezza delle nazioni.

L'idea di fondo è di porre più attenzione alla misura del benessere della popolazione che alla produzione economica. In altri termini, al prodotto interno lordo (Pil) viene preferito il prodotto nazionale netto (Pnn), che tiene conto degli effetti della svalutazione del capitale in tutte le sue dimensioni: naturale, umana e così via.

In altre parole si vuole mettere fine alle aberrazioni di un Pil che, per esempio, aumenta in caso di catastrofe naturale grazie alle spese per la ricostruzione, mentre il costo della catastrofe non viene contabilizzato, quindi il benessere sociale di certo non aumenta.

Le "dodici raccomandazioni" della Commissione evidenziano l'inadeguatezza degli attuali sistemi contabili, che non sono stati in grado di segnalare l'arrivo della crisi: "Quando gli strumenti di misura sui quali si basa l'azione sono concepiti male o compresi con difficoltà, siamo praticamente ciechi".

Dodici raccomandazioni che non hanno l’obiettivo di definire un nuovo indicatore sintetico alternativo al Pil, ma di mettere a punto alcuni indicatori statistici in grado di cogliere il benessere sociale nelle sue molteplici dimensioni.

Queste 12 raccomandazioni riguardano il benessere materiale e quello non materiale; ad esempio:

   1. si sottolinea la necessità di porre attenzione al reddito e al consumo, piuttosto che alla produzione, di considerare anche indici di ricchezza e di prendere a riferimento il nucleo familiare;
   2. si ricorda l’influenza sul benessere della qualità dei beni e si pone particolare enfasi sulle disuguaglianze e sulla necessità di non limitarsi a considerare le grandezze medie, alle quali sono comunque da preferire quelle mediane;
   3. si ricorda che il benessere dipende anche da attività che non danno luogo a scambi di mercato, come le prestazioni dirette tra soggetti;
   4. si raccomanda di misurare i servizi offerti dallo Stato in base non ai loro costi, come avviene con il Pil, ma al loro impatto sul benessere dei cittadini.

 Riguardo alla dimensione non materiale del benessere si ricorda l’importanza del tempo libero, e la necessità di misurare le relazioni sociali, la "voce" politica e la sicurezza o vulnerabilità dei singoli. Si afferma anche che vanno considerate misure oggettive e soggettive e che sono necessari indici di sostenibilità del benessere nel tempo, ambito nel quale dominano i noti problemi connessi all’ambiente.

Gli esperti insistono infatti sulla necessità di non privilegiare il breve periodo, parlando del concetto di "sostenibilità", cioè della capacità di un'economia a mantenere nel tempo il benessere della sua popolazione.

La stampa internazionale ha accolto con molto entusiasmo il rapporto della Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi. Il corsivista de “La Stampa” Massimo Gramellini, ad esempio, si dichiara "entusiasta", ma ammette: "come italiano temo che le nuove regole ci trascinerebbero nel girone dei dannati. Già il nostro Pil deve sottrarre dal computo i guadagni degli evasori e dei mafiosi (che insieme fanno praticamente un altro Pil). Se poi l’indice dovesse allargarsi alle esperienze mistiche che ogni giorno colorano la vita di chi decide di spostarsi da una città all’altra o di chiedere un documento in un ufficio, prevedo che la nostra partecipazione ai G8 e ai G20 si ridurrebbe al ramo ricevimento e catering”.

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

 
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