AGGIORNAMENTO - Ultimissime news! Si sono liberati alcuni posti per il concerto di Brad Mehldau, sold out da settimane. Per informazioni e prenotazioni del 0523/579034 oppure al 3498967582.
Nell’ambito della settima edizione del Piacenza Jazz Fest, organizzata dall’Associazione culturale Piacenza Jazz Club, con il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano e Regione Emilia-Romagna e con il contributo delle realtà istituzionali e imprenditoriali del territorio, il noto pianista statunitense Brad Mehldau si esibirà in piano solo mercoledì 24 marzo alle ore 21.15, presso il Salone del Conservatorio “G. Nicolini” di Piacenza, in Via Santa Franca 35, già tutto esaurito.
Brad Mehldau è ilpianista e compositore americano più famoso della sua generazione, il solo che, nonostante la giovane età anagrafica, possa essere paragonato ai “grandi vecchi” del jazz. Il gusto e il timing, lo swing implacabile, la capacità di esplorare una melodia negli angoli più reconditi ne fanno un pianista tra i più amati dal pubblico e dalla critica, divenuto una vera e propria “star” del pianoforte jazz.
Il tour in solitudine di Mehldau segue la recentissima pubblicazione del doppio album orchestrale Highway Rider, composto e arrangiato da lui stesso, che riunisce il pianista e compositore con il produttore Jon Brion, per la prima volta dopo l’album Largo, che risale al 2001. In Highway Rider ritroviamo lo storico trio di Mehldau, con Larrie Grenadier al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria, più il batterista Matt Chamberlain, il saxofonista Joshua Redman e una vera orchestra sinfonica.
Nato a Jacksonville, in Florida, il 23 agosto 1970, Mehldau si è trasferito a New York verso la fine degli anni Ottanta e nel giro di poco tempo è assurto ai massimi vertici della scena musicale internazionale. Dalla metà degli anni Novanta, ha suonato in tutto il mondo, sia come pianista solo, sia con il suo trio, con il quale, dal 1996, ha pubblicato per la “Warner” una serie di cinque dischi intitolati The Art of the Trio. Per dieci anni densi di successi è Jorge Rossy a suonare nel trio di Mehldau, insieme a Larry Grenadier; a partire dal 2005, Rossy viene sostituito da Jeff Ballard. Il 27 settembre 2005 l’etichetta “Nonesuch” fa uscire il primo album del “Brad Mehldau Trio”, intitolato Day is Done.
Mehldau ha lavorato con un gran numero di musicisti jazz, ha licenziato una nutrita serie di album, come leader, co-leader e sideman ed è stato insignito di premi prestigiosi, a riconoscimento del suo eccezionale talento. Tra le sue tante collaborazioni, ricordiamo la tournée di grande successo con la band del saxofonista Joshua Redman (durata due anni), le incisioni e i concerti con Pat Metheny, Charlie Haden e Lee Konitz, i dischi incisi come sideman con Michael Brecker, Wayne Shorter, John Scofield e Charles Lloyd. Per più di un decennio, Mehldau ha collaborato con diversi musicisti e colleghi, inclusi i chitarristi Peter Bernstein e Kurt Rosenwinkel e il sax tenore Mark Turner; ha, inoltre, preso parte ad alcune incisioni non jazzistiche, come Teatro di Willie Nelson e Scar del cantante-compositore Joe Henry. Tra le sue registrazioni, oltre al già citato Largo, con l’innovativo musicista e produttore Jon Brion, anche Anything Goes, una produzione in trio col bassista Larry Grenadier e il batterista Jorge Rossy. La musica di Mehldau è stata scelta come colonna sonora per diversi film, tra i quali Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick e Million Dollar Hotel di Wim Wenders; Mehldau ha anche composto la colonna sonora per il film Ma Femme Est Une Actrice. L’artista ha recentemente scritto due nuovi pezzi per voce e pianoforte, The Blue Estuaries e The book of Hours: Love Poems to God, commissionati dalla Carnegie Hall ed eseguiti nella primavera del 2005 dalla celebre soprano Renée Fleming; entrambi sono stati incisi dalla “Fleming” e pubblicati nel 2006 nel cd Love Sublime. Nello stesso periodo, “Nonesuch” ha pubblicato un album di pezzi per trio intitolato House on Hill. Nel marzo 2007, Mehdau ha debuttato con il Concerto per piano “The Brady Bunch Variations for piano and Orchestra” al Théâtre du Châtelet di Parigi, con l’ Orchestre National d'Ile-de-France. All’inizio del 2008, la Wigmore Hall di Londra ha annunciato che Brad Mehldau curerà una serie di quattro concerti ogni anno, nelle Stagioni 2009-2010 e 2010-2011 della prestigiosa Sala, presenziando in almeno due dei quattro concerti annuali. Mehldau ha coltivato in questi anni anche il delicato, ma fertile terreno del piano solo, come attestano i due album Elegiac Cycle e Brad Mehldau Live In Tokyo (quest’ultimo, uscito nel settembre 2004, è la sua prima incisione per l’etichetta “Nonesuch”). Elegiac Cycle si sviluppa esclusivamente a partire da idee musicali autonome, con temi centrali che ricorrono nelle varie composizioni e potrebbe essere definito un “concept” album, così come Places, che include pezzi eseguiti in piano solo e in trio.
Mehldau è innanzitutto e soprattutto un improvvisatore e apprezza molto la sorpresa e la meraviglia che possono nascere da un’idea musicale spontanea, espressa in tempo reale; al tempo stesso, è anche profondamente affascinato dall’architettura formale della musica e quest’aspetto ispira tutto quello che suona. Contrappone, pertanto, questi due estremi e l’effetto che ne risulta è spesso una sorta di “caos controllato”. Nelle sue interpretazioni più intense, l’effettiva struttura del suo pensiero musicale serve come strumento espressivo: quando suona, Mehldau ascolta lo svolgersi delle idee e l’ordine in cui esse stesse si rivelano. Ogni melodia ha un arco narrativo che è fortemente percepibile, sia che venga espresso in un inizio, in un finale, o in un svolgimento tematico di cui si lasciano volutamente aperte le conclusioni. Mehldau è uno dei pochi jazzisti capace di richiamare un pubblico eterogeneo: nel suo bagaglio espressivo convivono sia riferimenti alla tradizione pianistica del jazz, sia concessioni al concertismo classico, pertanto, le sue performance sono in grado di comunicare una vasta gamma di espressioni e promettono al pubblico di vivere un’esperienza intensa e singolare. Il concerto piacentino del 24 marzo si annuncia, dunque, come uno degli eventi imperdibili della settima edizione del Jazz Fest e conferma la levatura artistica di una manifestazione che ha da tempo conquistato i consensi di pubblico e critica.
Piacenza Jazz Fest si chiude sabato 27 marzo con due ultimi appuntamenti: nel pomeriggio Vincenzo Martorella presenterà il suo libro “Il Blues” presso “Librerie Coop” del Centro Commerciale “Gotico” di Piacenza, nell’ambito della rassegna “Il Jazz al Centro”, collaterale al festival e organizzata in stretta collaborazione con la Direzione del "Gotico", mentre in serata è in programma il tradizionale “Galà di premiazione e fine festival”, presso lo spazio “Le Rotative” di Piacenza.