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Diario africano di Prospero Cravedi: il mito Soweto

Ultima puntata del diario africano di Prospero Cravedi su Facebook dal Sudafrica: il mito di Soweto nel 2010

Il mito Soweto

Nel mio ultimo giorno del lungo viaggio in Karamoja (Uganda) e Sud Africa non poteva mancare la visita a Soweto, la più grande, politicizzata e conosciuta delle township dello stato africano. Soweto sorge alla periferia di Johannesburg ed era nata per isolare tutti coloro non bianchi, per tenerli separati dalla razza eletta, ma vicini alla città in modo tale da poterli agevolmente utilizzare come forza lavoro a basso costo. Gli abitanti di Soweto sono oltre tre milioni e vivono in tuguri terribili stipati uno vicino all'altro, in condizioni igieniche al limite della vivibilità, anche se ora molte cose sono migliorate. Mito Soweto perché anche in Italia negli anni 70 si manifestava contro l' apartheid, a favore della rivolta nera, partita proprio da questa gigantesca baraccopoli, vero centro della resistenza di tutto il paese contro l'apartheid, e quel sistema di leggi che escludeva i neri, netta maggioranza del paese, dalla vita civile e sociale del Sud Africa. La rivolta esplose violenta nel 1976, quando gli studenti organizzarono una manifestazione pacifica, e nel caos provocato dal lancio dei lacrimogeni e negli scontri di piazza la polizia sparò e uccise un ragazzo di 13 anni. Da quel momento e nei giorni successivi gli studenti furono impegnati in una dura battaglia contro le forze di sicurezza, in quella che fu definita la rivolta di Soweto, che portò all'uccisione di centinaia di studenti. Nel giro di pochi giorni l'opinione mondiale si scatenò contro il regime dell'apartheid e Soweto divenne il simbolo della resistenza al Sudafrica razzista. Nelson Mandela, liberato nel 1990, ritornò ad abitare nella sua piccola casa, poco lontano da quella di Desmond Tutu, altro premio Nobel della Pace. Ma dopo la sua liberazione ,Soweto non tornò tra nquilla e visse alcuni anni terribili, con lotte intestine e uccisioni fra i componenti dei partiti rivali, diventando così uno dei posti più pericolosi del mondo. In questi ultimi anni Soweto è diventata più tranquilla e dalle libere elezioni del 1994 la gente del posto ha ottenuto il diritto di proprietà sulle proprie abitazioni. Oggi e' possibile visitarla, alla stregua di una qualsiasi attrazione turistica; tutto questo è apparso assurdo, e anche con l'ostacolo della non conoscenza della lingua, mi sono fatto portare in giro da un tassista, per avere la possibilità di fermarmi e poter scattare alcune foto da vicino e come volevo io, anche se oggi è ancora considerato pericoloso. La casa di Mandela è diventata un museo a pagamento, sempre affollata da turisti, nella maggiore parte stranieri: attorno ad ogni angolo sono sorti dei bar e piccoli ristoranti; i quartieri si stanno rinnovando, i finanziamenti governativi hanno permesso di costruire minuscoli locali dotati di acqua e luce e dei servizi igienici, e con piccoli giardinetti ben curati .Il tassista, bosniaco, è da alcuni anni a Johannesburg; molto loquace nel suo inglese mescolato allo slavo, è una preziosa guida fra le strade di una Soweto, una volta baluardo della lotta e della resistenza al razzismo, ora diventata meta turistica.... ecco perché é caduto il mito Soweto …..... con questo scritto termina la mia avventura africana. Un ringraziamento a tutti quelli che mi hanno seguito e letto.

Alla prossima ...vedremo.....Prospero Cravedi

 
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