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Polledri e Foti portano in parlamento palazzo ex Enel

«Le nuove volumetrie di palazzo Ex Enel impattano fortemente sulla struttura del centro storico e sui reperti trovati nell’area nel gennaio scorso». Lo sostengono i deputati piacentini Massimo Polledri (Lega Nord) e Tommaso Foti (Pdl) che nei giorni scorsi hanno presentato un’interrogazione al ministro Sandro Bondi in cui chiedono al titolare del dicastero dei Beni e delle attività culturali se «non ritenga opportuno assumere le informazioni di competenza» sugli effetti degli interventi al centro della contestata pratica di viale Risorgimento. In particolare i parlamentari di centrodestra domandano al ministro «se intenda chiarire a quali effettivi rischi siano sottoposti i ritrovamenti archeologici, considerato che verrebbero a trovarsi in corrispondenza del secondo livello delle autorimesse interrate e considerato che nel parere della Soprintendenza per i beni Archeologici dell'Emilia Romagna si prospetta la possibilità di controlli stratigrafici nell'area circostante le strutture e possibili integrazioni documentali grafiche e fotografiche, a conferma del rischio che tale operazione possa per essi comportare».

Nella formale richiesta viene riportata, in premessa, una dettagliata ricostruzione della pratica del complesso immobiliare nel mirino della querelle tra il consigliere comunale Giacomo Vaciago e il vicesindaco Francesco Cacciatore.

«Il 7 febbraio 2007 – si legge nell’interrogazione – la società Dalmazia Trieste alienò alla Demofonte Srl» diversi immobili in zona viale Risorgimento angolo via Campo della Fiera. Un patrimonio originariamente in mano al gruppo Enel e stimato 5,4milioni di euro. Il 28 settembre dello stesso anno – continua il documento presentato dai due parlamentari – la società Demofonte rivende l’immobile alla immobiliare Campo della Fiera Srl alla cifra di 9.350.000 euro, «con un notevole incremento del valore dell'immobile e quindi con un notevole margine di guadagno». «A seguire la società Immobiliare Campo della Fiera Srl» – presentando un piano di recupero che prevedeva la ricostruzione complessiva del fabbricato - «richiese la variante della classificazione urbanistica dell'immobile in oggetto da “servizi urbano territoriali: sedi amministrative” a “tessuto del centro storico”».
Nel corso dei lavori, il 19 gennaio dell’anno scorso, vennero ritrovati resti di mura di epoca repubblicana. La soprintendenza diede sostanzialmente il suo benestare a procedere vincolando la realizzazione dell’opera ad accertamenti stratigrafici preventivi. Una decisione a cui fece seguito anche la sofferta approvazione del piano di recupero nella seduta consiliare del 26 ottobre 2009. «La variante al Prg – ad avviso degli interroganti – pone in serio pericolo l'attuale assetto e conservazione del centro storico posto che si accrescono notevolmente le volumetrie esistenti (da 2470 metri quadri a 6900 metri quadri) impattando fortemente sulla stessa struttura del centro storico nell'area».

 
Voci correlate:
  • Massimo Polledri
  • Tommaso Foti
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