Della partita di Salerno rimane innanzitutto la delusione per l'occasione sprecata, contro la cenerentola del campionato dimezzata da squalifiche ed infortuni. Una vittoria contro i granata avrebbe portato in una posizione di classifica relativamente tranquilla il Piace, tornato invece al quartultimo posto e scavalcato dalla Reggina, che sarà la prossima avversaria dei biancorossi nel posticipo di lunedì prossimo.
Rimane la prima sconfitta contro una concorrente diretta per la salvezza della gestione Ficcadenti, una squadra che proprio dalla vittoria di sabato trarrà nuovi stimoli e motivazioni e tornerà a credere in una rimonta inimmaginabile fino a poche settimane fa. Fino ad oggi con l'allenatore marchigiano il Piace aveva vinto cinque scontri diretti su cinque, e le sconfitte erano arrivate contro le prime della classe. Rimane quindi la sconfitta più brutta dell'era Ficcadenti.
Rimane una prestazione contraddittoria, penalizzata da numerosi e marchiani errori individuali ma anche da un atteggiamento che rappresenta un passo indietro rispetto al passato per quanto riguarda la personalità, la capacità di gestire la partita e la grinta. Non si è visto il Piace battagliero ammirato nel finale contro l'Albinoleffe, piuttosto è sembrato un Piace un pò borghese, presuntuoso forse, lezioso in alcune giocate e poco portato al sacrificio. La sorpresa per un avversario non in disarmo, il calo di tensione del dopo Albinoleffe e il primo caldo della stagione non possono giustificare, anche se possono contribuire a spiegare, una prestazione poco convinta.
Rimangono gli errori, dicevamo. Su tutti quello tragicomico di Rincon che ha portato al calcio di rigore decisivo di Merino, un autentico colpo da Mai dire gol, roba che si vede raramente a certi livelli. E poi il rigore di capitan Moscardelli, tradito da un eccesso di sicurezza: non abboccando alle sue finte, per il portiere è stato un gioco da ragazzi bloccare addirittura in presa il suo pallone fiacco e nemmeno troppo angolato. E ancora la clamorosa occasione sciupata da Foti, che pure sembrava essersi svegliato nel finale del primo tempo, e quella di Cani, con l'attenuante di essere appena entrato in campo. Attenuanti, appunto, le occasioni mancate dai biancorossi, anche se non bisogna dimenticare che gli avversari, spinti da Merino e Dionisi, hanno collezionato numerose opportunità, colpendo tre volte i legni della porta di un sempre impeccabile Puggioni.
Rimane la constatazione di non essere riusciti a sfondare sulle fasce, dove la squadra di Grassadonia era a dir poco rimaneggiata e presentava Russo e Pippa, non certo il massimo come coppia di terzini. Ci è riuscito solo una volta Guerra, nell'occasione della massima punizione, e un paio di volte Foti, ma era lecito aspettarsi di più. Si poteva davvero mettere in difficoltà la Salernitana, soprattutto all'inizio a sinistra, e dare alla partita una storia diversa. Probabile che le scelte di Guerra e di Moscardelli schierato centravanti avessero questo obiettivo.
Rimane in rientro positivo di Amodio in mezzo al campo, che ha garantito quantità e qualità, la conferma positiva di Iorio, sempre più titolare insieme al rimpianto Tonucci, squalificato, e il ritorno di Capogrosso, a suo agio nonostante la lunga lontananza dal campo di gioco.
Rimane una giornata storta in tutto e per tutto, da archiviare alla svelta. Due infortuni (Melinte e Parfait) nelle ore antecedenti il fischio di inizio, un altro (Zammuto) a partita avviata da poco a sconvolgere ulteriormente i piani di Ficcadenti, l'errore dal dischetto del Mosca dopo soli 8 minuti: tutti segnali chiari che nulla sarebbe andato per il verso giusto. Ad essere onesti occorre ammettere che in altre occasioni. vedi Padova e Albinoleffe, ci aveva detto bene, è normale che le cose tendano a bilanciarsi.
Rimane ora il lavoro in settimana per dimostrare che si è trattato di un infortunio, in una giornata all'insegna degli infortuni, e per stoppare sul nascere una nuova crisi, le voci sullo scarso impegno, le illazioni sulla volontà di retrocedere e il solito bla bla di chi con l'Albinoleffe evidentemente non c'era.