Negli ultimi mesi giornali, tv e media in generale parlano molto di Facebook, una delle applicazioni di maggior successo del cosiddetto Web 2.0. Probabilmente anche molti imprenditori utilizzano questo servizio – o altri – ma non hanno mai pensato a un possibile uso aziendale.
Il web 2.0 è un’etichetta molto di moda, ma sotto all’etichetta – se si guarda bene - c’è parecchia sostanza. Innanzitutto ecco alcuni miti da sfatare: non è una moda; non è una questione tecnologica o per addetti ai lavori; non è costruito o controllato dalle aziende.
Ma allora cosa è il web 2.0? Potremmo dire – riprendendo il titolo di un libro – che è la parte abitata della rete.
Sono tutti i luoghi in cui le persone (che siano clienti, fornitori, appassionati, esperti….) si incontrano, conoscono ulteriori persone, conversano e condividono esperienze…
Ad esempio? Blog, video, commenti, forum, servizi online… Solo in Italia, 400.000 blog attivi, 5 milioni di creatori di contenuti, 4 milioni di persone su Facebook. Un nuovo articolo ogni 5 secondi. Oltre il 71% di chi compra (anche offline!), prima legge delle recensioni su Google o sui forum o sui Blog, o sui siti dei produttori oppure chiedendo ai propri contatti sui Social Network.
Meglio essere presenti, non vi pare?
Il dilemma è: come farsi notare in un mondo dove troppa informazione equivale a nessuna informazione?
L’unica strategia possibile per l’impresa è costruire la propria reputazione sul web creando coinvolgimento e conversazione sulla propria azienda e sui propri prodotti. Se vogliamo, fino a qualche anno fa era sufficiente essere presenti sul web: oggi occorre partecipare e ascoltare per essere notati.
Di quali azioni stiamo parlando? Monitoriamo quello che si dice di noi sul web, rispondiamo, scriviamo degli articoli o dei post sull’argomento di nostro interesse.
Insomma: il Web 2.0 è un po’ come la libertà per Giorgio Gaber: è partecipazione.
Massimiliano Ferrari (max@massimilianoferrari.it)
Consulente – Marketing & Formazione