Un comunicato lapidario un cui si precisa che nessuno più alla Camera del Lavoro di Piacenza è titolato a parlare con la stampa, se non il "compagno" Antonio Filippi, l'inviato di Guglielmo Epifani direttamente da Roma. Un segnale eloquente, al di là del risvolto sul rapporto con i media, del clima nella Cgil piacentina: se formalmente non si parla di commissariamento, l'attuale gruppo dirigente tuttavia è stato destituito di ogni autonomia e tutte le funzioni sono state accentrate nelle mani di Filippi, che sta cercando di costruire uno scenario sostenibile per il sindacato nel dopo congresso, in programma all'inizio di marzo.
Ecco il testo integrale: "Da ieri, martedì 9 febbraio, il responsabile delle relazioni esterne e delle comunicazioni della Camera del Lavoro territoriale di Piacenza è Antonio Filippi (Cgil nazionale), fatte salve, ovviamente, le singole comunicazioni inerenti a iniziative sindacali delle singole categorie della Cgil territoriale. Pertanto, ogni articolo apparso sulla stampa locale o che verrà pubblicato in futuro senza la “firma” del compagno Antonio Filippi è frutto di ricostruzione giornalistica personale, destituita di ogni fondamento ufficiale o frutto di una strumentalizzazione di parte.
Intanto il "caso Spi" approda in Camera. Durante il question time in programma oggi in Parlamento, la Lega ha presentato un'interrogazione dedicata alla categoria dei pensionati della Cgil piacentina. A rispondere al quesito del Carroccio, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi.
Ecco il testo dell'interrogazione
- Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo pubblicato su Il Corriere della Sera del 26 gennaio 2010 riportava la notizia dell'inchiesta di Piacenza sui falsi inserimenti di pensionati negli elenchi dello Spi, il sindacato di categoria della Cgil;
da quanto riportato dal sopra citato articolo e da altri pubblicati sul quotidiano locale Libertà, alla cronaca di Piacenza, il caso si rivela nel mese di giugno 2009 quando un direttivo della camera del lavoro era stato convocato per discutere proprio di alcune anomalie segnalate nel tesseramento Spi ed approda sul tavolo della procura piacentina, a seguito di querele ed esposti da parte di pensionati che si sono ritrovati iscritti al sindacato senza averne mai fatto richiesta, scoprendolo solo dopo aver visto la relativa trattenuta sul cedolino dell'Inps;
la truffa consisteva nel comunicare all'Inps falsi nominativi di tesserati, al fine di ottenere i versamenti delle quote previste per ogni finto pensionato iscritto allo Spi-Cgil;
dalle notizie di stampa si apprende che ad oggi sono circa una sessantina gli iscritti «fantasma», ma si sospetta che possano essere molti di più, e che l'inchiesta abbia finora portato all'iscrizione nel registro degli indagati di quattro funzionari dell'organizzazione, con due ipotesi di reato: truffa e falsa scrittura privata;
per quanto concerne l'organizzazione sindacale, invece, la vicenda ha portato alle dimissioni del segretario provinciale dello Spi-Cgil, Franco Sdraiati, e all'elezione dell'attuale segretario organizzativo regionale della categoria, Rosario Zito: trattasi di un commissariamento «mascherato», perché, di fatto, il gruppo dirigente al centro della bufera continua a restare al comando del sindacato;
a parere degli interroganti, una delle cause che facilitano la messa in opera di simili truffe è da ricercarsi nella mancanza a legislazione vigente di un obbligo di rendicontazione in capo ai sindacati, a dispetto dell'esigenza di trasparenza e chiarezza richiesta a gran voce dai contribuenti italiani e da fiduciosi ed ingenui pensionati -:
se e quali verifiche sull'autenticità delle deleghe conferite siano svolte dagli enti previdenziali che procedono alla trattenute sindacali e quali iniziative, anche di carattere normativo, di propria competenza il Governo intenda adottare per rendere obbligatorie per i sindacati e le loro associazioni la redazione del bilancio di esercizio e la relativa pubblicazione, al fine di assicurare piena trasparenza ed informazione ai cittadini relativamente alle attività di interesse comune e alla gestione dei loro soldi.
La risposta del ministro Sacconi
SACCONI: «L’interrogante, l’onorevole Fedriga, solleva opportunamente un problema che si è evidenziato in un’indagine in corso in Piacenza, per la quale sono stati richiesti anche accertamenti dalla direzione provinciale del lavoro. Si tratta, non entro ovviamente nel merito dell’indagine, di verificare se molti pensionati erano a conoscenza del fatto che veniva effettuato sulla loro pensione, la cosiddetta trattenuta sulla quota di iscrizione al sindacato. Quindi, al di là dell’esito di questa indagine, si evidenzia un problema autentico: come fare in modo che il pensionato sia pienamente consapevole del versamento che egli effettua che, magari, non sia accaduto che nel momento in cui nessun patronato realizzava una pratica di pensione, si iscriveva a un sindacato, e poi si dimentica che nel tempo continuava, magari non essendo egli d’accordo il conferimento dall’organizzazione stessa di una quota sindacale. Allora credo che nello specifico la risposta debba essere quella di una maggiore trasparenza negli strumenti informativi al pensionato stesso, che oggi ha solo la rendicontazione annuale dall’Inps nella quale potrebbe già essere messa in evidenza maggiore l’iscrizione al sindacato. E comunque sto pensando a una direttiva all’Inps a questo proposito. Per quanto riguarda, cioè, le convenzioni stesse che l’Inps sottoscrive alle organizzazioni sindacali e che regolano poi il prelievo sulla pensione della quota sindacale. Più in generale, il tema della trasparenza dei bilanci: le organizzazioni sindacali dei lavoratori, come degli imprenditori, o dei lavoratori autonomi, sono associazioni di fatto che non dovrebbero essere attratte in una dimensione pubblicistica, però quando svolgono funzioni che sono remunerate dal pubblico, lì deve essere massima la trasparenza. Certo, il patronato, ad esempio è un ente autonomo, ha un suo bilancio, deve fare una rendicontazione, lo stesso Caf deve avere una contabilità separata. Ciò che penso di poter dire agli interroganti è che cercheremo di rendere ancor più evidente la trasparenza delle funzioni che il sindacato svolge per il pubblico e che sono dal pubblico remunerate, perché lì c’è una dimensione di interesse pubblico che deve essere quanto più trasparentemente, ovviamente, gestita».