Della partita con il Padova rimane innanzitutto il sestultimo posto in classifica: finisse oggi il campionato il Piace sarebbe salvo, grazie al vantaggio negli scontri diretti con la Triestina agganciata a quota 27 (peraltro è ancora da giocare il ritorno al Garilli). Era dalla terza giornata di campionato, e pertanto da cinque mesi, che i biancorossi non mettevano la testa fuori dalle ultime cinque scomode posizioni, e la cosa sembrava impensabile solo dieci giorni fa. Per salvarsi il Piace deve compiere un miracolo, si diceva, e invece oggi si scopre che sarebbe sufficiente viaggiare sui ritmi degli ultimi tre mesi, senza mollare un colpo ma senza nemmeno la necessità di un'impresa sportiva da raccontare ai nipotini. Del resto i numeri hanno sempre parlato chiaro: dalla decima giornata in poi la squadra di Ficcadenti ha viaggiato ad una media di circa 1,5 punti a partita, che in proiezione danno un risultato finale di 52-53 punti, al di sopra della fatidica quota 50 che dovrebbe valere la salvezza.
Rimane una prestazione positiva, a tratti spettacolare e tambureggiante nel primo tempo, più sofferta ma sempre convincente in una ripresa caratterizzata dal previsto calo fisico dovuto alla desuetudine al campo di gioco di parecchi protagonisti in campo. Capacità di gestire la partita, cinismo, fortuna, capacità di approfiittare di un Padova in disarmo: in qualunque modo si voglia leggerla, si tratta di un salto di qualità per una squadra che fino all'altro ieri doveva dominare e fare una partita perfetta per portare a casa il risultato.
Rimane l'ennesimo sigillo di Davide Moscardelli, sempre più protagonista e beniamino del tifo biancorosso. Il tocco sottoporta del capitano è stato tanto leggero quanto provvidenziale quanto infine meritato, per un giocatore che mette in campo ogni sabato tutto quello che ha, compresi i suoi ormai leggendari tentativi di caricare a testa bassa che tanto fanno indispettire una parte del pubblico evidentemente di bocca buona.
Rimane il ritorno alla grande di Pietro Zammuto, rientrato in punta di piedi dopo mesi di panchina e autore di una partita maiuscola, oltre che del cross beffardo che ha deciso la partita. Da ieri pomeriggio il grave infortunio di Anaclerio (in bocca al lupo Michele), giunto qualche giorno dopo la cessione di Calderoni, fa meno paura.
Rimane il ritorno al calcio giocato di Matteo Paro dopo 18 mesi di inattività, una vita. Sembrava che il centrocampista ex Juve dovesse rimanere in campo al massimo un tempo, invece le circostanze gli hanno chiesto un sacrificio fino al 90esimo. Certo dinamismo e continuità sono ancora limitate, ma alcune giocate e la semplicità nella gestione della palla intraviste fanno ben sperare per il futuro.
Rimane la prova impeccabile della coppia centrale difensiva Tonucci, una garanzia, e Rincon, una riscoperta, e quella superba del portiere Puggioni: sicuri che sia meno forte di Cassano?
Rimane la consapevolezza che il Piace 3 uscito dal mercato di gennaio sia più solido, competitivo e affidabile. Con il Padova erano in campo 6 dei 7 nuovi arrivati, più di metà squadra. I soli Moscardelli e Zammuto, degli undici titolari, vantano una militanza in biancorosso superiore ai sei mesi. Un'autentica rivoluzione, in cui la squadra ci ha guadagnato in personalità, personalità e ancora in personalità.
Rimane ora la necessità di mantenere alta la concentrazione e non cadere nell'errore di pensare che sia fatta, sarebbe imperdonabile. A cominciare da sabato a Brescia.