“Un documento vuoto di contenuti, ma viziato da un’impostazione dirigista che ricorda i tempi di Stalin” così Luigi Francesconi (PdL) sul Pianto Territoriale regionale approvato ieri dall’Assemblea Legislativa.
Il documento definisce la programmazione economica della Regione per i prossimi vent’anni e, secondo la legislazione emiliano-romagnola, è il più importante degli strumenti pianificatori, a cui i PTCP provinciali ed i PSC Comunali devono adeguarsi.
“Come in Unione Sovietica – prosegue il Consigliere Regionale – anche la nostra Regione, che ne condivide l’impostazione culturale, sente l’esigenza di imbrigliare lo sviluppo futuro vincolandolo alle scelte attuali, per altro prese a livello centrale, che potrebbero non essere più valide tra vent’anni, anzi, coi ritmi attuali dell’economia, potrebbero addirittura essere controproducenti.
”
“Insomma – procede Francesconi – l’attuale Amministrazione Regionale, per ragioni meramente elettoralistiche, ha approvato in tutta fretta un atto che vincolerà il futuro dell’Emilia-Romagna: i cittadini e le imprese, cioè, dovranno subire per vent’anni ciò che l’Amministrazione Errani ha scelto per loro con un atto le cui vere finalità non sono quelle di sviluppare il territorio ma offrire una vetrina da sfruttare in campagna elettorale.
Contestiamo, quindi, il metodo che sta alla base del PTR: innanzitutto scelte così importanti devono essere prese da chi il territorio lo consoce, ossia le Provincie, non la Regione. E poi, vista la scadenza elettorale ormai prossima, si sarebbe potuto rimandare alla prossima Amministrazione, che potrebbe anche essere di colore diverso, e che avrebbe avuto, più dell’attuale, la legittimazione popolare, l’approvazione di questo documento, in modo da prendersi il tempo necessario liberi dai condizionamenti contingenti.”
“Contestiamo, però, anche il contenuto del PTR – specifica l’azzurro-: la Regione, infatti, offre soluzioni non adeguate su tematiche essenziali come l’immigrazione, lo sviluppo economico, la competitività, il lavoro e si ferma. Su tutti questi aspetti vengono proposte le solite politiche basate sul dirigismo economico, l’aiuto incondizionato solo alle cooperative, ed il buonismo che fa si che le risorse per il sociale vengano tolte agli emiliano-romagnoli che pagano le tasse e regalate agli stranieri e a chi le tasse non le paga.
Anche sulle infrastrutture vi è un niente di fatto: l’ammodernamento della rete ferroviaria, la navigabilità del Po, la costruzione di nuove strade, come, ad esempio, sul territorio piacentino la via Emilia bis, il terzo ponte sul Po, la variante Cammia, avrebbero dovuto trovare adeguato spazio in questo documento.”
“Vogliamo un’Emilia-Romagna all’avanguardia – conclude Francesconi - le risorse umane ed economiche ci sono, c’è p