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Traffico di clandestini, arrestato il "caporale" della 'ndrangheta
  

Sgominata in Calabria un'organizzazione criminale dedita la favoreggiamento e alla gestione della immigrazione clandestina. L'operazione, denominata 'Leone', ha portato all'arresto di 67 persone fra Reggio Calabria, Milano, Brescia, Crema, Macerata, Siena, Piacenza, Potenza e Avellino. Gli immigrati di cui l'organizzazione avrebbe favorito l'arrivo in Italia sono di nazionalità indiana e pakistana. I soggetti sono 32 italiani e 35 indiani, indagati per il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di indiani e pakistani, con l'aggravante mafiosa.

A Piacenza, nel corso di una conferenza stampa in questura (foto) è stato reso noto il nome dell'arrestato sul territorio locale: si tratta del cittadino indiano Jila Singh, 36enne residente a S. Pietro in Cerro, fermato all'alba presso amici in un'abitazione di Vigolzone. Il suo ruolo sarebbe quello di reclutatore di manodopera straniera clandestina, in particolare di connazionali ai quali avrebbe fornito anche falsi documenti, da inviare in Calabria. L'uomo, regolare e incensurato, aveva lavorato come autista ma si era licenziato alla fine della scorsa settimana, particolare che fa supporre un suo progetto di fuga. L'utenza del suo cellulare risulterebbe inoltre in diverse intercettazioni. "Non si può parlare di un insediamento locale della 'ndrangheta - ha precisato il capo di gabinetto della Questura di Piacenza Girolamo Lacquaniti - nè tantomeno siamo in presenza di fenomeni estorsivi nei confronti di aziende. Il soggetto arrestato rientra nella categoria dei "procacciatori", persone che si muovono in tutto il territorio nazionale per reclutare immigrati che poi vengono mandati a lavorare in Calabria"

Sarebbero infatti state alcune cosche della 'ndrangheta a gestire il traffico di immigrati clandestini sgominato dalla Dda e dalla squadra mobile di Reggio Calabria. Gli immigrati pachistani e indiani, secondo quanto è emerso dalle indagini, giungevano in Italia grazie all'intervento delle cosche, che poi ne favorivano il trasferimento in varie regioni per il ricongiungimento con i loro familiari già presenti nel nostro Paese o per sfruttare occasioni di lavoro.

L'inchiesta è stata condotta dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dai sostituti Giuseppe De Bernardo e Marco Colamonaci.

Il modus operandi è il consueto: contratti di assunzione fittizi richiesti da imprenditori compiacenti permettevano agli stranieri di richiedere il visto per l'Italia. Ma, diversamente dal solito, il pagamento per i “servizi” resi ai connazionali (dai 10.000 ai 18.000 euro per ogni migrante) ha fatto stimare un introito illegale di almeno 6 milioni di euro per il solo periodo preso in considerazioni dagli inquirenti. Le indagini sono state avviate nel 2007 in seguito alla denuncia di un imprenditore agricolo di Reggio Calabria.

 

 
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