Il Popolo Viola di Piacenza è sceso in piazza a difesa della Costituzione. Oggi in Piazza Cavalli, in contemporanea con altre città italiane, è stato infatti organizzato un sit –in per “reagire con prontezza di fronte all’ennesimo tentativo del Governo di saccheggiare la nostra Costituzione”.
Questo il comunicato ufficiale che spiega l’evento:
Di fronte all'ennesimo tentativo di saccheggiare la Costituzione, che si concretizza principalmente nelle manovre del Governo per garantire impunità a Berlusconi (a partire dal nuovo Lodo Alfano) e nei proclami irresponsabili di qualche ministro che chiede addirittura la cancellazione dell'Art. 1 (L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro...), abbiamo soltanto due strade: o assistere passivamente al delirio distruttivo dell'establishment berlusconiano o reagire con la prontezza e la determinazione democratica che la situazione richiede. Noi scegliamo la seconda. La Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza antifascista rimane, ad oltre 60 anni dalla sua emanazione, il principale strumento di garanzia del patto di convivenza civile di una società che fonda le proprie basi sul principio di uguaglianza tra i cittadini e l'anticorpo più efficace contro il rischio di nuove derive autoritarie. E' per questo che ad ogni cittadino democratico compete difenderla. Noi siamo tra questi.
Invitiamo i cittadini e le forze democratiche del Paese ad organizzare sabato 30 gennaio, contemporaneamente in tutte le città italiane, sit-in in difesa della Costituzione.
L'adesione dei Giovani Democratici
RIPARTIAMO DALLA COSTITUZIONE
Il due giugno 1946, contestualmente al Referendum monarchia- repubblica che per la prima volta vide l’estensione del suffragio anche alle donne, si svolse l’elezione dei membri dell’assemblea costituente, per un totale di 556 costituenti, divisi per la maggior parte tra DC, socialisti e comunisti
Sebbene in tutti i partiti era ben chiaro il rifiuto e la negazione dei principi della dittatura fascista erano altrettanto evidenti le differenze ideologiche che dividevano, per esempio, la DC dal PCI. Mai come in quel caso, però, l’affermazione di principi universali e condivisi riuscì a superare le diverse visioni dei partiti, facendo nascere un trattato costituzionale all’insegna del compromesso, non nel senso deteriore e negativo del termine, ma come fusione e punto d’incontro di culture politiche assai eterogenee e allo stesso tempo concordi nel voltare pagina rispetto alla dittatura.
Nell’Italia di oggi i principi condivisi sono scomparsi, e i paletti messi nero su bianco dalla costituzione per la destra italiana sono un problema da eliminare al più presto. L’ultimo tentativo risale ad un assolato agosto del 2003 quando quattro sedicenti saggi riscrissero, in soli tre giorni, l’impianto costituzionale, aumentando a dismisura i poteri del premier e creando un Senato federale sulle cui competenze regnava la nebbia più fitta.
Nel giugno 2006 con un’affluenza del 52 % (sebbene non fosse richiesto il quorum) gli italiani risposero NO alla riforma con una percentuale superiore al 61%. E’ stata probabilmente la più limpida vittoria delle forze del centro-sinistra degli ultimi anni ma, inspiegabilmente, è caduta nel dimenticatoio.
Invece proprio intorno agli articoli della costituzione, validi oggi più che mai, può trovare unità l’Italia alternativa all’attuale destra massimalista. Pensiamo, per esempio a quanto sia inapplicato, nell’Italia dove trionfano le raccomandazioni a discapito del merito, l’articolo 3 comma 2
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Oppure riflettiamo sulla saggezza dell’articolo 41, dove Silvio Berlusconi rintraccia citazioni della Costituzione Sovietica mentre noi rintracciamo i limiti di un modello di sviluppo lasciato in mano esclusivamente alle regole del mercato.
L'iniziativa economica privata è libera.Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
I Giovani Democratici piacentini partecipano convintamente alla manifestazione in difesa della costituzione in programma sabato 30 gennaio, certi che solo ricordando e difendendo le basi solide su cui poggia la nostra democrazia possiamo cercare di costruire un’Italia diversa e migliore.
Marcello Petrini
Segretario Giovani Democratici Piacenza