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Lega Nord: "La carne di cavallo e' salva"

La carne di cavallo è salva. E con essa i secondi tipici della tradizione piacentina. Lo garantisce la Lega Nord che, dalla sede di via Trieste 32, rassicura gli animi dei patiti della picula e del cavallo crudo. «La proposta di legge a prima firma Frassinetti (Pdl) –  spiega l’assessore provinciale all’Agricoltura, Filippo Pozzi, che ha sentito recentemente le segreterie del ministro Zaia e del sottosegretario Martini – è una soluzione molto forte – che prevede l’equiparazione degli equini agli animali d’affezione – per rispondere a un’esigenza reale e condivisibile: soprattutto nel Sud del Paese in alcuni casi si assiste, infatti, a una non corretta e riconoscibile filiera di macellazione. E, come sempre accade, quando si insinuano dubbi si possono ingenerare interrogativi sul benessere dell’animale e, conseguenza assai più importante, del consumatore. Prendiamo il caso mucca pazza, che ha costretto l’intero mondo politico, industriale, produttivo a definire criteri di trasparenza, a garanzia di tutti. Così deve essere anche per il cavallo. La Lega continuerà a battersi per i diritti degli animali e per salvaguardarne il benessere, trovando una via percorribile che possa essere conciliabile con la nostra storia, la nostra tradizione e le peculiarità del territorio». Il segretario del Carroccio, Pietro Pisani, rafforza il concetto: «Siamo i primi a scendere in campo per evitare l’ingresso, nella catena alimentare, di carne di animali stressati o, come si suol dire, dopati. Un danno innanzitutto per la salute del consumatore. Siamo in prima linea anche per combattere le pratiche barbare, pensiamo ai rituali islamici della macellazione, fonte di inutili sofferenze». Pozzi rilancia: «Il divieto di macellazione di carne equina, per la remunerazione che dà all’allevatore al termine della vita dell’animale, porrebbe un ostacolo serio alla stessa diffusione del cavallo sul territorio, impiegato anche per fini sociali e di pet therapy, piuttosto importanti per la nostra società. Sarebbe un disincentivo alla presenza stessa degli animali nel piacentino». Da via Garibaldi il consigliere provinciale Enzo Varani, a nome del gruppo leghista, ha presentato, il 4 gennaio scorso, una mozione «per la salvaguardia dei piatti tradizionali», su sollecito del gruppo Giovani Padani (rappresentato in sede di conferenza stampa da Edoardo Bavagnoli). «La risposta giunta dall’assessore – precisa Varani  – è più che soddisfacente. A questo punto siamo in procinto di valutare il ritiro o la modifica della mozione.

Abbiamo voluto immediatamente inviare un documento in Provincia a nome dei tanti cittadini che, preoccupati, ci hanno contattato e rassicurare i tanti ristoratori che hanno espresso perplessità sul tema».

«Noi siamo per la salvaguardia delle tradizioni – ha continuato il capogruppo Stefano Cavalli –. Picula ad caval, bresaola, cavallo crudo sono specialità della nostra terra che – da parte nostra – non verranno mai messe in discussione». Il segretario di Rivergaro, componente del gruppo agricoltura del Carroccio Giampaolo Maloberti ha disegnato il quadro del vasto movimento economico dell’equino in provincia: «Nel piacentino - concentrati nell’alta Valtrebbia, Valdarda e Valnure - ci sono circa 350 proprietari, con una consistenza media di 15 fattrici per ciascuno. Una fetta importante dell’economia agricola della collina e della montagna che contribuisce a prevenire il rischio spopolamento. Ogni animale è accompagnato da un passaporto, un documento che ne attesta l’iscrizione all’anagrafe. Sul retro del documento identificativo – all’atto della nascita o dell’acquisto – si deve indicare la destinazione finale dell’animale, ovvero se si intende sopprimerlo e incenerirlo, o destinarlo alla macellazione e consumarne le carni. Da ciò si deduce che ogni allevatore può fare del suo cavallo quello che ritiene più opportuno».

 

 
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