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Il vescovo scrive ai genitori: "L'educazione viva nella quotidianita'"

Il vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio, attraverso le parrocchie, in occasione del Natale, ha inviato una lettera ai genitori. Di seguito il testo integrale del documento che domani, mercoledì 23 dicembre, sarà reso ufficiale dal settimanale diocesano “Il Nuovo Giornale”.

***

S.Natale 2009: lettera del Vescovo ai genitori

Carissimi genitori,

in questi mesi ho incontrato molti di voi e ho parlato con diverse persone impegnate nel campo educativo. Desidero rinnovare a tutti – come ho già scritto nella Lettera pastorale – il mio grazie più sincero per la passione che mettete nella difficile arte dell’educare. 

Desidero poi assicurarvi che la gioiosa notizia del Natale illumina la vostra passione e la rende capace del quotidiano ‘miracolo’ educativo. L’evento del Natale ci assicura che Dio si prende cura di noi: con la nascita di Gesù, che viene a condividere la nostra vita, “la luce splende nelle tenebre” (Vangelo di Giovanni, 1, 5).

Se ci fermiamo ad ascoltare sul serio ciò che cerca il nostro cuore, ci accorgiamo che esso non si accontenta tanto facilmente, ma cerca ragioni alte per vivere in profondità l’avventura di ogni giorno, con le sue gioie e suoi dolori.

Anche l’educazione ha bisogno di ragioni alte. Vi sono tanti motivi validi per educare i bambini e i ragazzi: favorire il loro inserimento nella società, offrire gli strumenti per la loro formazione intellettuale e per la realizzazione delle loro aspirazioni. C’è però una ragione ancora più vera: aiutarli a credere che è possibile vivere in questo mondo coltivando la  sincerità, la grandezza d’animo e la bellezza degli affetti.   

Se ci chiediamo quali sono le ragioni del nostro impegno educativo, penso sia molto bello poter rispondere: educhiamo perché ognuno possa crescere in umanità, perché rispetti come sacra l’umanità dell’altro, perché impari a guardare avanti con fiducia e possa aprirsi al Mistero. 

L’atto educativo ha bisogno certamente di ragioni alte, ma da vivere dentro la quotidianità. È questa un’altra bella notizia che giunge a noi dalla festa del Natale. Il racconto evangelico non narra di fatti sensazionali, ma prende la forma del fatto più ordinario e straordinario della vita umana, che voi genitori avete sperimentato quando, con grande trepidazione, eravate in attesa della nascita di un bimbo. 

Anche la grandezza dell’atto educativo si esercita nella trama quotidiana della nostra vita, dentro gli spazi e i tempi della vita familiare e sociale. Non è una successione di eventi straordinari, bensì il susseguirsi di atti di cura, di affetto, di attenzione. È un atto che si concretizza nei riti che scandiscono la giornata, vivendo insieme, lavorando, studiando, giocando, pregando, celebrando le tappe della vita, partecipando alle feste religiose.

Oggi, lo sappiamo, le nostre giornate sono frenetiche, le nostre relazioni frammentate. L’educazione invece richiede la semplicità dello stare accanto, la pazienza dell’ascolto, la presenza affettuosa e autorevole.  

Desidero pormi con voi una seconda domanda: che valore diamo ai gesti quotidiani, alle ritualità della nostra casa?

È ancora il Natale a darci luce: un bimbo che nasce è una promessa che, per trovare forma e sviluppo, richiede l’attenzione di ogni momento e insieme la fatica di un lungo arco di tempo. Un bambino non cresce senza la cura quotidiana, ma per sviluppare le sue potenzialità ha bisogno di molti anni.

La nostra cultura – anche questo lo sappiamo bene – non ama attendere, esige risultati immediati. L’educazione, invece, è un atto di grande fiducia sul lungo periodo, non ha la certezza del risultato perché chiama in causa la libertà e il mistero della persona. L’atto educativo domanda una pazienza operosa e sa attendere i frutti, dopo aver seminato a larghe mani. Educhiamo non solo per rispondere ad un bisogno immediato, ma per allargare la mente, il cuore e lo spirito. Educhiamo per aiutare i ragazzi a vivere bene l’oggi, ma anche perché diventino capaci di costruire con coraggio e creatività un futuro nuovo.  

Ma per allargare gli orizzonti dei nostri ragazzi, abbiamo naturalmente bisogno di aprire innanzitutto i nostri orizzonti, di non farci prendere dalla paura e dallo sconforto. E di camminare insieme!

Anche a Maria e Giuseppe è accaduto ciò che viviamo noi: avevano molte attese nei confronti del figlio Gesù, ma già nel modo in cui nacque, tutto in quel Figlio prese la forma dell’inatteso. Pensiamo alle notti insonni di Giuseppe, al turbamento di Maria. Giuseppe non rifiutò la voce dell’angelo e, dopo averla ascoltata, i suoi interrogativi si trasformarono in decisioni audaci. Maria prese la strada della montagna per andare in fretta da Elisabetta. Certamente andò per rendere un servizio affettuoso e premuroso alla cugina che si trovava in avanzata gravidanza. Ma Maria andò anche per trovare nella saggezza dell’anziana cugina una parola di conforto, di sostegno, una luce su quanto le era accaduto. In quell’incontro il sì detto da Maria all’angelo – un sì generoso e sincero, ma non privo di penombre – si sciolse in un canto di lode. 

Quando Dio ci viene incontro, nel dono di un figlio e nel dono di suo Figlio, tutto cambia: si apre davanti a noi un altro modo di vivere la vita. Nel Natale Dio ci invita ad aprirci all’incontro con l’altro. L’altro è la risorsa di bene che in noi attende di venire alla luce, l’altro è la possibilità che non abbiamo ancora scoperto in chi ci vive accanto, l’altro è ogni persona che cerca una vita diversa, l’Altro è Dio che si è fatto uomo per accompagnarci con discrezione e con la forza dell’amore nel cammino di riscoperta del nostro volto di figli. 

Natale immette nella nostra storia un impensato dinamismo di apertura. Vorrei suggerirvi un nome da dare a questo dinamismo: missione! Il 10 gennaio prossimo, nella nostra Cattedrale, daremo inizio alla missione popolare diocesana. La cura quotidiana che voi mettete nella crescita e nell’educazione dei vostri figli vi rende già missionari. La missione popolare ci offre la grazia di mettere insieme i nostri doni, di vivere un’alleanza educativa alla luce di quella misteriosa Presenza che il Natale, ancora una volta, ci ricorda e ci regala. 

Carissimi genitori, rinnovo il mio grazie e invoco su di voi la benedizione del Signore, perché nelle vostre case e nei vostri cuori risplenda la luce, la bellezza, la novità di vita del Natale.

+ Gianni Ambrosio, vescovo

S. Natale, 2009.
 

 
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