Con soli 21 voti, diverse assenze nella maggioranza e un clima già un po' balneare: ha ricevuto il via libera in queste condizioni ambientali, non proprio favorevoli, il nuovo statuto delle farmacie comunali, modificato dalla giunta per renderne appetibile la vendita del 40 %. A garantire il passaggio del provvedimento, il sostegno di un esponente della minoranza, Gianni D'Amo (Cittàcomune). Nel corso della seduta, neppure l'opposizione di centrodestra aveva manifestato unità d'intenti sul tema: il capogruppo di Forza Italia Massimo Trespidi aveva proposto la vendita delle tre farmacie rimaste in capo in Comune.
La modifica dello statuto delle farmacie comunali consiste nell'introduzione della figura di un amministratore delegato che sia espressione del partner privato (ancora da reperire tramite bando), che si aggiudicasse il 40% del capitale delle rivendite. Tale variazione era contenuta nella delibera approvata tre settimane fa dalla giunta comunale. Si è deciso di attribuire al partner privato la carica di amministratore delegato della società che ha in carico le tre farmacie comunali con il compito di realizzarne una cosiddetta "polo", cioè aperta 24 ore su 24: l'obiettivo è quello di rendere più appetibile ai privati il bando per la vendita del 40 % delle farmacie (il 51 % resterà pubblico) già andato deserto due volte.
Nel corso delle comunicazioni iniziali, Carlo Mazza (gruppo misto) ha criticato la scelta dell'amministrazione di incaricare l'ex dirigente oggi in pensione Claudio Maccagni quale responsabile dell'unità di progetto (composta da 4 persone) per la stesura del Psc, il piano strutturale comunale erede del piano regolatore. Maccagni, storico dirigente comunale dell'urbanistica, andato in pensione alcuni mesi fa, percepirà un compenso di 70mila euro all'anno per tre anni.
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