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Inaugurata la nuova Casa di Riposo del Facsal, progetto Unicoop
 

Inaugurata la nuova Casa di Riposo Del Facsal Immacolata di Lourdes parte integrante del progetto “Anziani e Bambini Insieme” promosso dalla cooperativa sociale Unicoop (www.cooperativaunicoop.it) e riconosciuto dal Piano Strategico per Piacenza Vision 2020 quale progetto bandiera.

Si conclude così la completa ristrutturazione dell’edificio di quasi 4 mila metri quadrati posto all’angolo tra il Pubblico Passeggio e via Giordani. I lavori progettati dall’architetto Marcella Fariselli e realizzati dalla ditta MDE, durati due anni e mezzo,sono costati quasi 4 milioni di Euro.

L’opera è stata possibile grazie alla collaborazione dell’Opera Nuova Familiari Sacerdoti, proprietaria dell’edificio, della Fondazione di Piacenza e Vigevano, della regione Emilia Romagna, della Provincia e del Comune di Piacenza. Partner finanziario è Cariparma.

All’inaugurazione erano presenti il Sindaco di Piacenza Roberto Reggi, il Vescovo Gianni Ambrosio, il Presidente della Provincia Massimo Trespidi, il Presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Giacomo Marazzi, l’Assessore regionale Anna Maria Dapporto.

L’inaugurazione è stata coordinata dal Presidente di Unicoop Manuela Barbieri e dal Presidente dell’Onfs don Maurizio Noberini.

Oltre alla Casa di Riposo, aperta il 1 settembre e che registra già il tutto esaurito dei suoi 54 posti, l’edificio ospita un Centro Diurno per anziani di 20 posti (aperto il 1 aprile scorso) e un Nido d’Infanzia per 40 bambini (aperto nel settembre 2007). 118 ospiti oltre a una quarantina di operatori di Unicoop tra insegnanti, operatori socio-sanitari,infermiere, cuoche, autisti e ausiliarie.

IL PROGETTO ANZIANI E BAMBINI INSIEME

Il progetto di Unicoop vuole far incontrare la generazione dell’esperienza e la generazione dell’energia.  Realizzare un Nido d’Infanzia e una Casa per Anziani all’interno nella stessa struttura significa creare un  luogo di incontro sociale, culturale e educativo, un punto di scambio di esperienze tra gli anziani in grado di offrire alla società le proprie capacità e le nuove generazioni in crescita. Pensare azioni intergenerazionali è valorizzare la vita concepita come arco, continuum esistenziale in cui ogni frammento di vita è concepito in divenire e assume un valore intrinsecamente legato ai momenti che lo hanno preceduto come a quelli che lo seguiranno.  Perché permettere l’incontro tra due stagioni della vita crea valore educativo e sociale, facilita la comprensione e il rispetto reciproci, contrasta le discriminazioni e la paura del futuro,del tempo e della vita. Perché gli anziani e i bambini sono ricchezza gli uni per gli altri: l’incontro permette ai bambini di strutturare relazioni significative con adulti al di fuori della famiglia; il contatto con i bambini  fa “rivivere” e può restituire all’anziano una dimensione progettuale sul domani che lo renda protagonista in prima persona della propria vita. Perché la vicinanza dei due servizi permette ad anziani, bambini, operatori e famiglie, di fruire di diverse esperienze socio-affettive: i bambini portano  ritmo, allegria e futuro; gli anziani offrono ai bambini ritmi più lenti, più tranquilli e più concentrati; la vecchiaia porta con sé equilibrio, integrità e senso di compiutezza. Tutto questo porta con sé la possibilità di un piacevole contatto umano. Anziani e i bambini stanno bene insieme. I bambini molto piccoli, non hanno pregiudizi, non vedono le differenze a loro volta gli anziani non hanno bisogno di dare spiegazioni sulla loro condizione che non sempre li vede vispi, socievoli e esteticamente corretti. Il contatto con gli anziani costringe i piccoli a ritmi più lenti e questo li rende più tranquilli, oltre che capaci di una concentrazione straordinaria per quest’età; imparano a rispettare chi ha difficoltà e lentezze e potendo nel quotidiano incontrarsi, sono più aperti e meno centrati su se stessi. A loro volta, nel rapporto con i bambini, gli anziani sottolineano il loro essere adulti responsabili, si rimotivano. Qualcosa si riaccende: nel contatto con il bambino è come se venissero riportate in superficie lontane tracce di esperienze intime, vissute come genitori e anche come bambini.  In una fase della vita in cui molte cose sembrano restringersi, ci si rende conto che la sfera degli affetti può allargarsi ancora.

 

 
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