"La Cgil non ha padroni", si intitola così la dura presa di posizione dello Spi regionale (l'organizzazione dei pensionati della Cgil) contro il comportamento del segretario provinciale della Camera del Lavoro Gianni Copelli. Il comunicato è giunto in replica alle dichiarazioni dello stesso Copelli sulla vicenda delle presunte tessere false rilasciate dallo Spi di Piacenza. Il segretario aveva infatti sollecitato le dimissioni dei vertici locali dello Spi, ma la risposta del regionale è perentoria: "Quella di Copelli è una battaglia di potere".
Controreplica a stretto giro di posta di Copelli, che con un comunicato afferma che "E' ora di fare chiarezza nel segno della trasparenza e, a questo punto, della legalità". "Cambiare l'ordine dei fattori - aggiunge - e metterla “in politica”, come lo Spi ha fatto repentinamente in vista del Congresso, è scorretto verso l'organizzazione e verso gli iscritti veri che ci onoriamo di rappresentare".
Sullo sfondo del duro confronto la battaglia politica in vista dell'appuntamento congressuale, in programma la primavera prossima: a Copelli dalle segreterie territoriali dei pensionati Cgil viene infatti rimproverato di voler "anticipare il congresso, mettendo le mani sul gruppo dirigente dello Spi di Piacenza".
Ecco il testo del comunicato dello Spi Emilia Romagna
“Più che amarezza e orgoglio, il messaggio di Copelli ha tutta l’aria di una vera e propria battaglia di potere”. E’ netto e duro il giudizio delle segreterie territoriali e regionale Spi-Cgil dell’Emilia Romagna, dopo la lettura delle dichiarazioni di Gianni Copelli, segretario provinciale della Cgil di Piacenza, apparse sulla stampa locale del 24 novembre 2009. “Abbiamo la netta impressione che l’obiettivo di Copelli non sia quello di mettere in sicurezza la Cgil, con assoluta trasparenza, a fronte di alcuni casi di tesseramento irregolare evitando che ciò possa ripetersi.
Peraltro rispetto a questi casi, vogliamo ricordare che come Spi siamo subito intervenuti, sospendendo il responsabile dall’incarico, contattando tutta la platea dei nostri iscritti ottenendo da loro la reiscrizione uno ad uno, e attivando la nostra magistratura interna. Ma il suo obiettivo è anticipare il congresso, mettendo le mani sul gruppo dirigente dello Spi di Piacenza.
Questo non gli sarà consentito. Ci aspettavamo che - in quanto garante dell’intera organizzazione nel territorio - Copelli rispettasse le decisioni di tutto il gruppo dirigente della Cgil locale avvenuta nel Direttivo del 4 novembre, alla presenza del segretario generale della Cgil regionale Danilo Barbi e votato all’unanimità, con alcuni astenuti. E invece Copelli non ha aspettato il responso della Commissione regionale di garanzia della Cgil; ha reagito con disprezzo e autoritarismo di fronte al primo responso della magistratura nazionale di categoria che ha riconosciuto la correttezza e l’efficacia delle decisioni messe in atto all’indomani dei fatti.
Ricordiamo che la Cgil non ha padroni e se ci si esprime così - come lui ha fatto - con arroganza e pregiudizio, è difficile che possa continuare ad essere elemento di equilibrio e garanzia della trasparenza (come precondizione di qualsiasi comportamento etico) che sempre si richiede alla carica di segretario generale di una Camera del lavoro”.
Ecco la controreplica del segretario provinciale della Cgil Gianni Copelli
Copelli: “Nessuna battaglia di potere, ma per la legalità e la trasparenza della Cgil”
“E' ora di fare chiarezza nel segno della trasparenza e, a questo punto, della legalità”. Così il segretario Gianni Copelli risponde alla presa di posizione “strumentale” dello SPI che “continua ad evitare di entrare nel merito della triste vicenda”.
“Sono mesi e mesi che la CGIL di Piacenza chiede conto ai vertici dello Spi territoriale di spiegare, nei modi e nelle sedi opportune, come e perché è stato possibile quanto accaduto ai danni di alcuni anziani che si sono trovati iscritti allo SPI a loro insaputa. Ciò non è mai accaduto.
La prima reazione del gruppo dirigente, invece, è stata quella di chiudersi a riccio e di definire la questione un mero “errore”, salvo poi ritenere di dover rispondere ad eventuali errori (in buona o cattiva fede) SOLO allo SPI Regionale”.
“La falsificazione delle firme in una delega sindacale – sottolinea Copelli – non è un errore, ma un dolo, aggravato dal fatto che a farne le spese sono pensionati: i soggetti più deboli, per i quali la Cgil parla di diritti e di tutele. La richiesta del sottoscritto e di altri componenti della Camera del Lavoro di Piacenza di definire la dimensione numerica delle iscrizioni forzate, non ha mai ricevuto risposta se non nelle dimissioni di un capolega che si dichiarava responsabile di 14 firme false. Ma, purtroppo per la Cgil tutta, la cosa non sta in questi termini.
Detto questo, cambiare l'ordine dei fattori e metterla “in politica” come lo SPI ha fatto repentinamente in vista del Congresso, è scorretto verso l'organizzazione e verso gli iscritti VERI che ci onoriamo di rappresentare.
Non c'è né disprezzo né autoritarismo nei confronti delle decisioni della Commissione di garanzia, che non si è ancora espressa sull'accaduto, ma occorre fermezza nella risoluzione di una questione che moralmente investe l'organizzazione dello SPI. Per quanto riguarda le mie dichiarazioni sulla dimissione del gruppo dirigente SPI a seguito della reticenza nel fare piena chiarezza sulle firme false, a domanda della giornalista ho risposto. Chi è sospettato di aver falsificato le firme dei pensionati, si dovrebbe astenere dal parlare di comportamenti etici, soprattutto dopo che sulla stampa è apparso un articolo in cui una persona evidenziava “come la firma del padre apposta alla delega era falsa”.