"Il carcere di Piacenza, uno degli istituti in regione dove più penetranti sono i limiti imposti ai momenti di socialità dei detenuti e minori le risorse, in termini di opportunità formative, lavorative, ludico-espressive, cui questi possono accedere." A denunciarlo è Antigone, l'associazione di magistrati, parlamentari, studiosi e insegnanti che dalla fine degli anni '80 si battono per i diritti e le garanzie nel sistema penale.
Il gruppo di Bologna di Antigone ha visitato ieri la casa circondariale di Piacenza. Una visita da tempo programmata nel quadro delle attività dell'Osservatorio sulle Condizioni di Detenzione che la l'associazione svolge su tutto il territorio italiano, e che è giunta a pochi giorni dalla morte di un detenuto tunisino di 27 anni, avvenuta il 5 novembre. Il quadro che ne esce è di una "situazione di difficoltà causata dal pesante sottodimensionamento degli organici a fronte di una popolazione detenuta ben oltre i limiti di capienza tollerabile fissati dal Ministero".
"Il sovraffollamento - continuano i soci di Antigone - amplifica inoltre le criticità legate all'inadeguatezza di una struttura con pesanti problemi di umidità, infiltrazioni d'acqua e salubrità degli ambienti. In particolare appaiono assolutamente intollerabili i disagi che i detenuti sono costretti a vivere a causa del pessimo stato dei locali docce, con tre piatti doccia per sezioni che possono arrivare ad ospitare oltre 60 detenuti, dove anche l'acqua calda scarseggia a causa della mancata manutenzione della caldaia. L'effetto combinato di tali fattori contribuisce senza dubbio ad aumentare la tensione all'interno del carcere piacentino, moltiplicando le difficoltà per chi in carcere è costretto a vivere e lavorare"
"Spiace infine - conclude il comunicato - dover segnalare una certa riluttanza da parte del personale che ha accompagnato i nostri osservatori nel corso della visita a parlare del recente episodio di 'morte sospetta', liquidato nel corso dei colloqui informali avuti durante la visita come un 'mero arresto cardiaco'. L'Associazione Antigone auspica che l'amministrazione della Casa Circondariale di Piacenza e i responsabili della medicina penitenziaria vogliano al più presto fare chiarezza sull'episodio, assumendo a riguardo un atteggiamento più trasparente e pubblicando se del caso la cartella clinica del detenuto deceduto".
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