Disfattisti? No grazie
Sentirsi dare dei piagnoni e dei porta jella fa un certo effetto. Soprattutto dopo aver visto un ponte venir giù come se fosse niente sei mesi fa, con tanto di macchine finite in Po manco fossero le automobiline del Playmobil. Le frasi pronunciate da Raffaele Cattaneo, assessore regionale lombardo, sono davvero infelici. Non solo perché rappresentano un tentativo (riuscito male) di replicare alle rivendicazioni avanzate da tutto, ma proprio tutto, il mondo politico piacentino, buttandola anche sull’ironia (“la prossima volta che vengo, mi porto dietro un cornino”).
Impegnato in una difesa d’ufficio di Anas e del Governo, Cattaneo dimentica, forse volutamente, di ricordare che il ponte è collassato dopo un pesante intervento di ristrutturazione durato mesi. Mesi durante i quali si è deciso di lavorare nelle ore notturne, grazie al contributo economico pagato in prima persona da Auchan, pur di ridurre i disagi e non perdere clienti e non danneggiare i propri lavoratori.
Lamentosi? I dati della provincia di Piacenza sulla percentuale di scolarizzazione (elevatissima) e sul tasso di disoccupazione (bassissimo) parlano chiaro, in questo senso. Pesa piuttosto il nostro essere costantemente periferici, il non essere completamente emiliani e non propriamente lombardi. Insomma, continuiamo a parlare di posizione strategica, di territorio snodo, e in realtà finiamo per pagare sempre un deficit di risorse e di attenzione.
Prova di questo, quanto è accaduto in Prefettura, dove in pratica ci è stato detto: “E’ venuto giù un ponte? E che sarà mai, dopo sei mesi e mezzo ne avete uno che potrà essere percorso dalla metà dei veicoli del viadotto precedente, con una velocità massima di 30 all’ora e chiuso di notte. E che sarà mai?”.
L’assessore Cattaneo ancora non vuole ricordare che da tempo Piacenza chiede un terzo ponte tra le due sponde. Un ponte “vero”, di cui si discute da decenni. Nella tarda primavera del 2002, al palazzo Ducale, si doveva siglare un’intesa per accelerare il progetto. E con grande sorpresa degli allora presidente della Provincia (Squeri) e sindaco di Piacenza (Guidotti), i colleghi lombardi fecero quello che più che un passo indietro sembrò un salto mortale.
Consolidare rapporti e infrastrutture con Piacenza non veniva ritenuto strategico. Allora come adesso.
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