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Riforma del servizio civile, le richieste degli enti

Il direttivo del COPRESC (Coordinamento provinciale Enti di servizio civile), riunitosi nei giorni scorsi sotto la presidenza dell'Assessore provinciale competente Pierpaolo Gallini, ha approvato all'unanimità un documento nel quale chiede che la riforma del servizio civile volontario sia veramente adeguata alle esigenze del Paese. La nota verrà discussa con i Parlamentari piacentini nei prossimi giorni. Vi si fa presente, tra l'altro, come ad 8 anni dal suo avvio, il servizio civile nazionale (SCN) su base volontaria, quale naturale continuazione del servizio civile degli obiettori di coscienza al servizio militare obbligatorio, sia sottoposto a pressioni che ne mettono a rischio l’identità e la funzione e che possono renderlo presso i giovani un privilegio o un lavoro sottopagato, invece che un’opportunità e un investimento formativo e civico. I tagli ai finanziamenti statali nel 2009 e nel 2010, si ricorda nel documento, hanno portato a ridurre a 27.000 gli avvii dopo che per tre anni si erano stabilizzati intorno alle 45.000 unità. Senza interventi correttivi in questo autunno, nel 2011 non ci saranno nuovi avvii ed i soldi stanziati serviranno solo a pagare i giovani avviati nel 2010. L' SCN dovrebbe basarsi su progetti che attuano azioni concrete ed efficaci, che sostengano l'innovazione e la sperimentazione, che portino un contributo alla soluzione dei problemi sociali, ambientali, educativi. Dovrebbe essere l’istituzione della Repubblica che favorisce nei giovani l’educazione alla pace, alla legalità e all’impegno civile, alla libertà, alla solidarietà; l’istituzione della Repubblica che sostiene il percorso fondamentale di educazione alla convivenza e di costruzione di una cittadinanza dove le molteplici identità di ogni cittadino, italiano e straniero, sono normale percorso di arricchimento reciproco. Gli stessi dati sui trend economici dicono che ove queste politiche sono attuate, convivono multiculturalità, legalità e progresso. L'impegno contro gli squilibri territoriali o settoriali che emergono nel SCN non può essere affrontato solo con previsioni di settori prioritari rispetto ad altri, rileva il documento, ma con il costante monitoraggio e la previsione di sedi unitarie, nazionali o locali, ove risolvere gli eventuali squilibri. Per queste finalità nel servizio civile nazionale è necessaria l’introduzione di flessibilità oggi non previste: 1. sperimentazioni di progetti aperti a cittadini stranieri; 2. un contingente minimo annuo di 100.000 unità anche per stabilizzare la programmazione; 3) misure di flessibilità negli orari e nella durata dei progetti aumentando, eventualmente, il contingente minimo. Sulla base di questi capisaldi si valuteranno le diverse proposte di riforma presentate.

 

 
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