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Nucleare punto e a capo, convegno e mostra a Rosso Tiziano
 

Nucleare, punto e a capo. Nel futuro o nel passato? Gli esperti intervenuti al convegno organizzato dall'associazione “Io scelgo Boiardi” hanno cercato di dare una risposta ai cittadini e alle numerose associazioni presenti alla Galleria Rosso Tiziano.  

IL CONVEGNO Gianluigi Boiardi, che ha coordinato il convegno, ha introdotto con alcuni numeri la questione del nucleare: “Sono 4 gli anni previsti per la realizzazione della prima nuova centrale e 5 i mesi che mancano all'attuazione del decreto che sigla il ritorno all'utilizzo dell'energia nucleare. A Caorso è in fase di svolgimento il decomissioning ma, entro il 2017, le barre torneranno nel nostro territorio. Quali sono le intenzioni del Governo? Le 8/10 nuove centrali previste nel decreto dove saranno insediate?”. Benito Fiori, presidente di “Ambientescenza” di Cremona, ha focalizzato l'attenzione sui costi del nucleare: “Dal 2003 ad oggi i costi delle costruzioni di centrali sono cresciuti del 15 per cento. L'ultimo rapporto di Greenpeace afferma che la produzione di posti di lavoro per produrre energia rinnovabile è di gran lunga superiore a quella del nucleare così come la produzione di kilowatt/ore”. Massimo Cenerini, della Regione Emilia Romagna, non ha dubbi: “Se il nucleare ritorna, saranno i siti esistenti quelli al centro dell'attenzione. Vorrei essere smentito, ma si ripartirà da lì. Il Governo ha deciso di dare luogo a questa nuova stagione politica di nucleare: sarebbe utile che in questo Paese si scateni il dibattito. Tra tutti, ad esempio, bisognerà fare uno studio per l'allocazione delle risorse economiche”.  Gianni Piatti, sottosegretario nel governo Prodi, non ha nascosto la ferma contrarietà alle nuove centrali nucleari verso cui l’Italia si sta muovendo in controtendenza rispetto all’Europa ed anche rispetto ai progetti del neo presidente Barack Obama, molto più incline ad incentivare l’economia “verde”. «L’esigenza di indennizzare anche i comuni confinanti con le ex centrali termonucleari è più che legittima – ha sottolineato - ma servono alcuni distinguo: nel 2002 una legge del Governo Berlusconi attribuiva le risorse compensative per il “decommissioning” (smantellamento) solo al Comune sede di centrale nucleare e alla Provincia di appartenenza (nel caso specifico 20 milioni di euro destinati al 50 per cento a Caorso e alla Provincia di Piacenza ndr). Ora per compensare anche i comuni confinanti serve un emendamento al disegno di legge 1195 che ha già avuto un primo via libera dalla Commissione Attività Produttive presieduta dall’onorevole Andrea Gibelli».

Particolarmente incisivo il discorso di Marco Pezzoni, presidente dell'Associazione CreaFuturo di Cremona: “Il 9 luglio 2009  il Senato ha approvato in via definitiva il Disegno di legge che prevede il ritorno del nucleare in Italia. Tale provvedimento si configura come una misura “centralistica” che esautora i territori e impone la costruzione di nuove centrali nucleari anche contro la volontà delle popolazioni locali. Non è servito a nulla che scienziati, economisti, istituzioni territoriali dicessero ad alta voce che la via maestra da perseguire sono ormai le energie rinnovabili che, oltretutto, hanno il consenso della stragrande maggioranza dei cittadini. Si è voluto procedere a tutti i costi, spaccando così il Paese che, al contrario , avrebbe bisogno di unità per uscire da una crisi economica sempre più grave, come hanno sostenuto i grandi della terra riuniti nel G8 dell’Aquila. Ma il grande affare del nucleare è troppo ghiotto perché Scajola possa ascoltare le reali esigenze di una società e di una economia che soffrono di carenza di credito, di investimenti, di progetti di innovazione “diffusa”. Le grandi opere sono una scorciatoia illusoria, fanno crescere il Pil, ma non la competitività e l’innovazione di sistema. Nel provvedimento approvato ci sono, certo, anche indicazioni interessanti sul risparmio energetico, sull’eolico, sull’internazionalizzazione delle imprese, sulla riforma delle Camere di Commercio, ma sono un contorno “povero”, non adeguatamente trattato, rispetto al “piatto ricco “ del nucleare. Questo comporterà due conseguenze: una forte opposizione che sfocerà prima o poi in un Referendum nazionale abrogativo, magari non subito, ma tra due o tre anni quando la crisi globale avrà convinto molte più imprese e banche e cittadini che il nucleare è una ricetta vecchia, sbagliata, costosa, inutile per affrontare le nuove sfide di una globalizzazione in rapida evoluzione,  perché già saranno cambiati  i rapporti di forza: il G8 soppiantato dal G14, o addirittura dal G20. Quando sarà passata l’euforia degli illusionisti, oggi al governo, il risveglio sarà certo più amaro”.

Quindi gli interventi più attesi: Massimo Bonfatti, presidente dell'associazione “Mondo in cammino” e Gianni Mattioli, sottosegretario del Governo Prodi e precedentemente ministro dell'Ambiente.

Secondo Bonfatti “non esiste un nucleare buono o un nucleare cattivo, non esiste un nucleare giusto o un nucleare sbagliato. Esiste una questione etica, di coscienza. E la mia etica mi fa dire “no al nucleare”. Chernobyl è l’”occasione storica” che l’evoluzione del mondo offre come monito e come ulteriore possibilità di riflessione dopo Hiroshima e Nagasaki. Non è più, e solo, un discorso personale, ma una tematica che si allarga a tutto il mondo del volontariato che si occupa di Chernobyl. Non possiamo più occuparci di Chernobyl ed esimerci dal riflettere sul nucleare; non possiamo più occuparci di solidarietà verso le vittime di Chernobyl senza porci il problema di un futuro condizionato dal nucleare; non possiamo più fare accoglienza o progetti in territorio contaminato e non lottare affinché le future generazioni non subiscano il calvario di tante, piccole o grandi, Chernobyl sparse sul pianeta e nei tempi a venire. È necessario, ora, rivendicare il nostro diritto di attivi mediatori della realtà di cui ci occupiamo in conseguenza dell’incidente nucleare (che sia Bielorussia, Russia, Ucraina o Moldova) privilegiando e riconoscendo (con umiltà, ma consapevolezza) quella dignità conquistata sul campo, senza timori reverenziali (anzi, con orgoglio) nei confronti degli asettici algoritmi e delle pretese derivanti da un assolutismo scientifico”.

A Gianni Mattioli le conclusioni di un convegno da lui stesso definito “di alto profilo e qualità”. “Fin dai primi giorni di governo, il presidente Berlusconi ha annunciato la decisione di procedere in tempi rapidi alla realizzazione di un programma nucleare, per porre rimedio al danno che il referendum effettuato all’indomani dell’incidente di Chernobyl – governato dall’emotività strumentalizzata dagli ecologisti - ha apportato alle famiglie e alle imprese italiane: quella scelta “sciagurata” ha condannato l’Italia – unico tra i paesi industrialmente avanzati - ad una massiccia dipendenza dalle importazioni di petrolio e di gas, privando il Paese di una fonte energetica abbondante, pulita e a basso costo. Ma, al di là della enunciazione del premier e dei suoi ministri, va detto che questa posizione, da alcuni anni a questa parte, è divenuta un “recitativo” sempre più insistito nella informazione giornalistica a proposito di energia, tanto da essere ormai considerata vera. Al contrario, si tratta di affermazioni che la documentazione internazionale – ampiamente disponibile – semplicemente smentisce. L’energia nucleare non è abbondante: essa  - ha sottolineato Mattioli - fornisce oggi al fabbisogno mondiale di energia elettrica un contributo pari al 15% e, secondo la stima dell’Agenzia Onu per l’Energia Atomica, a questo ritmo, c’è uranio fissile – cioè l’uranio 235 - solo per 70 anni: se dunque si volesse almeno dimezzare la massiccia incidenza dei combustibili fossili (~66%), bisognerebbe almeno triplicare in tempi rapidi la percentuale nucleare. L’energia nucleare non è pulita: come ci ricorda – ancora nel 2007 con la Pubblicazione 103 - l’ICRP, l’Agenzia Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Ionizzanti, dosi comunque piccole di radiazioni, aggiungendosi al fondo naturale di radioattività, possono causare eventi sanitari gravi ai lavoratori e alle popolazioni, nel funzionamento “normale” degli impianti e, ovviamente, nel caso di incidenti. Fuor da ipocrisie, la definizione ICRP di Dose Limite di radiazioni ai lavoratori degli impianti e alle popolazioni ivi residenti non significa dose al di sotto della quale non c’è rischio, ma quella dose “alla quale sono associati effetti somatici (tumori, leucemie) o effetti genetici che si considerano accettabili a fronte dei benefici economici associati a siffatte attività con radiazioni”. Infine,  problemi relativi al trattamento delle scorie o allo smantellamento degli impianti al termine della loro vita: “Questi problemi – ha concluso Mattioli - introducono molta incertezza nei metodi usuali di calcolo, che si fanno per qualsiasi fonte di energia. Altri elementi di incertezza derivano dalle complesse procedure autorizzative, dalle attività di controllo sulla realizzazione dell’impianto, tutti elementi che, introducendo allungamenti imprevisti dei tempi, differiscono la remunerazione dei considerevoli investimenti necessari e dunque introducono fattori di rischio finanziario”.    le testimonianze locali Energie alternative, fonti rinnovabili: fotovoltaico, pala eolica, biogas e tegole a pannelli solari. Sono questi gli esempi portati da alcuni imprenditori piacentini in tema di energie alternative al nucleare. Renato Pagin, di Muradello ha presentato il suo impianto; Andrea Negri, di Nicelli di Mareto la pala eolica.   La mostra  Sei pannelli dedicati alla storia di Arturo e del nucleare in senso più ampio. “Là dove c'erano i  prati” è il motivo dominante della mostra itinerante esposta a Rosso Tiziano solo per oggi e da lunedì pomeriggio a Ca' Boiardi, in Molineria S.Andrea, 9 fino al 30 ottobre. Dalla costruzione del reattore Arturo ai costi del nucleare, dalle marce antinucleari (come quella da San Damiano a Caorso) al referendum del 1987. Sono nati così i pannelli “Un po di storia tra ricorsi e deja vù”, “Punto e a capo lira più, euro meno”; “In nome del rischio accettabile”; “In nome del popolo inquinato” e “Uno sguardo al prossimo passato”. Con il materiale fotografico raccolto dai cittadini e da esperti, rielaborato graficamente dalla curatrice piacentina della mostra Silvia Tiozzo, l'associazione Boiardi ha così realizzato una mostra itinerante che sarà esposta nei Comuni sensibili al tema del nucleare. Prima tappa a Cremona, a novembre. 

 

 
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